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Meglio le mani messe in catene che la volontà.

La testimonianza di Franz Jägerstätter (1997-1943)

San Bartolomeo, Roma 4 novembre 2005


I nazisti volevano distruggere ed annientare l'individuo. la persona umana. L'individualità era considerata come genere, che more come i dinosauri. Ciascuno è solo una parte del tutto, del popolo. La persona umana non aveva un valore per se stessa. Il singolo era materiale del collettivo, un numero, una cifra nella razza. La persona era considerata come niente, il popolo tedesco invece come divino.
Lo vediamo nella casi detta "statistica di Hartheim". Hartheim era un luogo di sterminio dei nazisti, che si trova vicino la città di Linz. La statistica di Hartheim ha calcolato le spese per il caso, che 70 273 uomini assassinati nei campi della casi detta "eutanasia" vivono ancora. Le spese: 885 milioni 439 migliaia 800 Reichsmark (oggi ca. 3,5 miliardi d'Euro). L'uomo, soprattutto l'uomo ostacolato, era solo un fattore economico.

Oggi ci ricordiamo di Franz Jägerstätter, un contadino e sacrestano nella diocesi di Linz in Austria. Lui era nato il 20 maggio 1907 a St. Radegund. Quando i nazisti hanno preso il potere 1938, Franz Jägerstätter ha rifiutato ogni collaborazione e sostegno a loro, perché considerava il cristianesimo ed il nazionalsocialismo come incompatibile ed inconciliabile. Non voleva seguire il servizio militare nella "Wehrmacht', perché considerava come peccato di uccidere e di partecipare alla lotta di Hitler. A causa di decomposizione del potenziale militare era condannato a morte e decapitato il 9 agosto 1943 a Brandenburg/Havel.

Ci ricordiamo la testimonianza di Franz Jägerstätter. In lui risplende la dignità della persona umana. In lui risplende il valore della coscienza. Il suo martirio fa vedere la vittoria della vita sulla morte. Franz Jägerstätter non è nuotato con la maggioranza. Non voleva cercare una scusa nelle regole e nelle norme generali. Egli era un testimone della coscienza. La coscienza non deve essere sospesa dall'autorità del potere pubblico: 'Nessun potere terreno ha il permesso di sottomettere le coscienze. Il diritto di Dio sta sopra il diritto umano.'

Nella sua meditazione sul "Padre nostro" scrive Franz Jägerstätter: "il regno di Dio solo entra il mondo e nella mia anima, se è realizzato la volontà di Dio. In breve, il sommario di tutte le preghiere è di fare la sua volontà. La sua volontà è riconosciuta non solo nei comandamenti, ma anche nella nostra vita, nella professione."
Franz Jägerstätter parla molto chiaro dalla responsabilità e dalla mancanza di responsabilità al riguardo della guerra ed i crimini contro l'umanità. Franz Jägerstätter parla di peccato e di colpa.

Il concilio Vaticano Il vede la coscienza non solo come un' istanza etica nel senso stretto, ma anche come luogo privilegiato del incontro tra Dio e l'uomo. L'uomo conosce la sua dignità e grandezza, conosce l'immagine perfetta della sua libertà e della ragione soltanto, se non rimane preso in se stesso, ma quando si apre a Dio, che ci si avvicina in Gesù Cristo. Per Franz Jägerstätter l'interesse proprio non era il principio solo ed unico. La coscienza è il luogo dell'obbedienza umana verso Dio. "Dio mi ha mostrato molto chiaro e mi ha posto nel cuore di decidermi: essere nazionalsocialista o cattolico."
Franz Jägerstätter preferisce di rifiutare il dovere militare all'uccidere. A causa dei comandamento "Ama il tuo prossimo come te stesso" non voleva combattere con le arme.

La coscienza non concede il permesso per tutto. La coscienza non è il biglietto per un cristianesimo a bassi prezzi. C' è una grande differenza tra la coscienza vissuta da Franz Jägerstätter e la parola della coscienza usata oggi. La coscienza non è il luogo dì piacimento secondo i gusti. La coscienza non è il luogo di scioglimento delle norme. La coscienza è il luogo dell'assoluto incondizionato, che ci richiede, che esige obbedienza. La coscienza è il luogo dell'incontro tra Dio e l'uomo, il luogo della dignità umana, il luogo della sequela d Cristo.

Per Franz Jägerstätter l'eucaristia, la meditazione della sacra scrittura, la preghiera e il giorno della domenica erano quasi lo spazio vitale per la coscienza. Egli ha compreso l'eucaristia come dono, come testamento, come eredità, che non deve essere nascosto sotterrano. L'eucaristia è un dono vivo, non del museo. Lui era caratterizzato da un grande amore verso l'eucaristia. Era pronto di andare 100 chilometri a piedi per partecipare alla santa messa. L' eucaristia è l'incontro con

l'amico ottimo, con Gesù stesso. Ricevere la santa comunione vuoi dire di non essere abbandonato da Dio. Soprattutto considerava la santa liturgia come servizio comunale davanti a Dio. La santa messa ci prende nella responsabilità per il corpo di Cristo, che è la chiesa. La messa ci collega con gli altri. Celebrare l'eucaristia vuoi dire di non dimenticare l'uno all'altro. Ciascuno è un uomo, per lui Cristo si ha offerto, per lui Cristo è morto.
Franz Jägerstätter si considerava come pellegrino. L' eucaristia era il cibo nel
cammino verso l'eternità. La comunione era collegata con la disponibilità di morire. Come Gesù si ha dato come sacrificio e cosi ha riconciliato gli uomini con Dio, Franz Jägerstätter è diventato un dono: "Dio accetta la mia vita come sacrificio di riconciliazione, non solo per i miei peccati, ma anche per altri", scrive nella su lettera d' addio.

Franz Jägerstätter ci da orientamento in un tempo oscuro. Lui è un martire della fede e della giustizia, è un profeta con il discernimento degli spiriti. Il testimonio di Franz Jägerstätter è un dono per il popolo austriaco, ma anche per la chiesa universale.

Cari amici della comunità di San Egidio! Vi ringraziamo, che siete amici dei poveri, che conservate la memoria dei martiri del secolo scorso, che siete pacificatori.

Manfred Scheuer, Vescovo di Innsbruck