Comunit� di

SANT'EGIDIO

 

04/10/2002
Intervento di d. Matteo Zuppi
Comunit� di Sant�Egidio
Maputo, 4 ottobre 2002

Care amiche e cari amici,
Cari mozambicani,

sento profondamente l'onore di rappresentare la Comunit� di Sant' Egidio ed il suo iniziatore, il professore Andrea Riccardi, mediatore nel negoziato di Roma, in questo solenne decimo anniversario della firma dell'Accordo di Pace.La guerra � la madre di tutte le povert�. La pace � una resurrezione. La prima cosa che vogliamo fare � ricordare i tanti, tantissimi che non hanno potuto vedere questa pace, quelli che il mostro della guerra ha ucciso. Ognuno ha scritti nel suo cuore i loro nomi: essi ci chiedono, insieme a Dio - il cui nome in tutte le religioni � quello della pace: mai pi� la guerra! Mai pi� un uomo che uccide un altro uomo!

Il nostro pensiero si rivolge anche a tutti quei Paesi che ancora non hanno il dono della pace. I Paesi in guerra. In Africa. In Medio Oriente. Ovunque. Sappiamo cosa vuol dire guerra. La pace conquistata ci deve rendere sensibili verso il loro dolore. E� lo stesso che abbiamo vissuto! Chiediamo a Dio che conduca i governanti su sentieri di pace. Chiediamo che siano allontanate le minacce di guerra nel mondo. Chiediamo che la guerra non sia un metodo per risolvere i problemi e che le armi mai sostituiscano il diritto internazionale che � la via privilegiata per risolvere i conflitti.

L'accordo del 4 ottobre � un modello per il mondo intero. Uno dei pochi trattati di pace firmati e rispettati. Rendiamo omaggio al presidente della Repubblica Joaquim Alberto Chissano e al presidente della Renamo Afonso Dhlakama perch� sono stati fedeli agli impegni presi a Sant'Egidio. Siamo orgogliosi dell'Accordo. Il presidente Mandela per convincere i burundesi sulla possibilit� di porre fine alla violenza parl� proprio del Mozambico.

Perch� questo accordo ha funzionato? E' stato un cammino paziente, passo passo, che non ha trascurato nulla, neanche i particolari. Per pi� di due anni le delegazioni si sono incontrate a Sant'Egidio, in Roma. Fin dall'inizio le parti si sono affrettate a riconoscersi parte "di una stessa famiglia" incontrando cos� un alfabeto per scrivere le regole della futura convivenza pacifica. Non � stato facile. E' stata necessaria pazienza, fantasia, capire nel profondo le richieste di ognuno e trovare le garanzie giuste. Il metodo di tutto il negoziato � stato quello che caratterizza la Comunit� di Sant'Egidio: "Cercare quello che ci unisce e mettere da parte ci� che ci divide". E' il metodo che ha reso sapiente la nostra Comunit� per unire molte persone, perch� le energie di bene che sono nel cuore di ognuno non siano disperse: cos� diversi attori hanno contribuito all'unico fine che � la pace.

La Comunit� di Sant'Egidio � composta di uomini e donne comuni che si mettono gratuitamente al servizio dei pi� poveri e che cercano la felicit� non da soli o contro gli altri, ma insieme a loro. E' lo stesso lavoro svolto dalle numerose Comunit� di Sant'Egidio mozambicane con i bambini abbandonati; con i vecchi della strada o con i prigionieri. Sono mozambicani convinti che nessuno � cos� povero da non poter aiutare un altro povero.

Dopo dieci anni dobbiamo chiederci: che cosa abbiamo fatto di quella pace?
La pace non � soltanto il silenzio delle armi. Deve crescere nel profondo della nostra vita e nella societ�. Anche noi dobbiamo imparare a cercare quello che unisce lasciando da parte l'etnicismo, la violenza, l'odio.
Pace � dare valore alla vita di ognuno, difendere la dignit� di tutti. Ogni uomo � un valore. Sempre! Dobbiamo ancora oggi togliere spazio alla violenza e lasciar entrare il rispetto e la tolleranza. Ancora continua ad esserci molta violenza nei cuori; nelle parole, nelle mani. Troppa. E� un insulto a chi ne � stato vittima. E' un insulto a Dio.

Pace oggi � anche lottare insieme contro l'AIDS. Il programma di prevenzione e cura che la Comunit� di Sant'Egidio ha cominciato nell'ambito dello sforzo del ministero della Salute, � un segnale forte che anche questa terribile guerra - cos� difficile e tragica- che pu� e deve essere vinta, con la collaborazione e la solidariet�.
Oggi il documento dell'Accordo Generale di Pace si � concluso; anche se non dobbiamo dimenticarlo. Forse qualche riforma prevista non ha avuto l'applicazione desiderata. Ognuno ha molte cose di cui lamentarsi e molti motivi per essere diffidente. Ma questo fa parte della trasformazione graduale di tutti i Paesi e della dialettica politica, della costruzione dello Stato di diritto. Il Parlamento � il luogo privilegiato per il dialogo tra le diverse istanze politiche, il laboratorio della democrazia. Oggi vogliamo riaffermare che la cultura del dialogo � decisiva per il futuro del Paese. Lo spirito dell'Accordo non � finito. La pace deve crescere. Non pu� essere soltanto conservata! Ci sono molte cose che non vanno, certo, ed � doveroso indicarle. E' la difficile ma normale ricerca del bene comune; non dobbiamo, per�, permettere che l�ambiente si inquini di diffidenza e di contrapposizione. Sappiamo bene come poi queste possono condurre a conseguenze disastrose. Si deve rafforzare a tutti i livelli il metodo del dialogo e della riconciliazione. Cerchiamo sempre, anche quando sembra non serva, ma come metodo, quello che unisce.

Pensiamo che questo sia lo spirito necessario perch� il Mozambico possa continuare a rappresentare un esempio per tutto l'amato continente africano e per il mondo intero, l'esempio che la pace � possibile e che il dialogo � l'unica via per la pace.

Martin Luther King aveva un sogno. "I have a dream", disse, sognando che i neri ed i bianchi potessero vivere insieme. Venne ucciso prima di vederlo realizzato. Noi abbiamo avuto la gioia di vedere realizzare un sogno che sembrava impossibile: il sogno della pace. Abbiamo, allora, la responsabilit� di difenderla e farla crescere. La Comunit� di Sant'Egidio continuer�, come sempre, a stare accanto a voi nelle nuove sfide della pace e nella lotta a tutte le povert�, con il legame pi� bello: quello dell'amicizia. L'amicizia � il segreto dell'accordo del 4 ottobre.

Oggi � il giorno in cui si ricorda Francesco di Assisi. Uomo di pace e di dialogo tra i credenti: chiedeva ai suoi di salutare tutti dicendo: "Pace e bene". S�, pace e bene per tutte le mozambicane ed i mozambicani! Viva la pace!

A paz continua! Hosi katekisa Mocambique!