Comunità di S.Egidio


01/02/2001
CONSEGNATO ALLA COMUNITA' DI SANT'EGIDIO
IL PREMIO FELIX HOUPHOUET-BOIGNY PER LA RICERCA DELLA PACE
Intervento di Andrea Riccardi

Signori membri del Jury,
Signor Direttore Generale dell'UNESCO,
Eccellenze,
Signori e Signore,

� un grande privilegio per la Comunit� di Sant'Egidio ricevere il Premio F�lix Houphouet Boigny per la ricerca della pace. Con questo atto -alla presenza di molte illustri personalit� e di cari amici- si onora il lavoro di tante donne e di tanti uomini della Comunit� di Sant'Egidio. Da pi� di trent'anni, la Comunit� di Sant'Egidio lotta contro la povert� per le vie del mondo, del Nord ricco e del Sud. Sant'Egidio � un movimento di donne e uomini, presente in pi� di 60 Paesi del mondo, che, a partire dalla fede che li muove, vive la solidariet� verso i pi� poveri e i feriti della vita.

Tra le tante povert�, ci siamo scontrati con la madre di tutte le povert�: la guerra. Dopo l'89 si era sperato -forse ingenuamente- che il mondo si potesse liberare, almeno in buona parte, di tanti conflitti. Ma la guerra � rimasta, pervicace, come la compagna della vicenda contemporanea, madre di troppi dolori. Anzi, con l'accesso a terribili armamenti, tutti, almeno tanti, possono fare la guerra: non solo Stati, ma gruppi, etnie, talvolta mafie.

Messi a confronto con alcuni gravi conflitti, abbiamo maturato questa convinzione: se molti oggi possono fare la guerra e suscitare conflitti, tanti possono fare la pace. S�, se molti possono fare la guerra, anche tanti possono costruire la pace! Generosamente nella motivazione del Premio, che il presidente del Jury, dottor Henry Kissinger, ci ha fatto cortesemente pervenire, si ricordano alcuni conflitti con cui Sant'Egidio si � misurato. Non posso dimenticare la guerra in Mozambico, conclusa con la pace, firmata a Roma, a Sant'Egidio nel 1992, per cui tanto abbiamo lavorato. E' una vicenda rivelatrice delle grandi risorse del popolo mozambicano, oggi in pace dopo una lunga guerra. Ma � anche una storia rivelatrice che la pace � possibile: s�, si pu� lavorare con le mani nude del dialogo, in spirito di collaborazione, per la pace.

F�lix Houphouet Boigny ha creduto, pur in situazioni di tensione, che � possibile la convivenza tra mondi etnici e religiosi differenti, che insomma la pace � possibile: anzi che le diversit� non portano alla guerra. Ci conforta -e onora soprattutto le Comunit� di Sant'Egidio in pi� di venti Paesi africani- questo Premio, conferitoci di fronte a tante prestigiose personalit� e tanti affettuosi amici: ci sostiene la testimonianza del Sage de l'Afrique che la ricerca della pace con il dialogo � realistica, doverosa e, alla fine, vincente.

L'esperienza di umanit�, accumulata in questi anni della nostra lotta contro la povert� e la guerra, � rivelatrice di una forza particolare, non quella su cui possono contare gli Stati, alcuni Stati almeno. E' la forza del dialogo fondato sulla fiducia e sulla convinzione che la pace � il vero interesse delle parti in lotta. E' la forza di cercare -come insegnava quel grande papa, Giovanni XXIII- quello che unisce che � tanto, mettendo da parte quanto divide. E' la forza dell'amicizia sincera e della sintonia con la domanda di pace dei popoli. E' la forza dell'invocazione della fede.

Nel mondo contemporaneo, di fronte a scenari tanto larghi e a processi di cambiamento, sorgono nuove frontiere: non solo nazionali, ma etniche e religiose. Spesso gruppi politici utilizzano spregiudicatamente motivazioni religiose o etniche per suscitare passioni bellicose, specie dopo la crisi di tante ideologie. Spesso l'odio si insinua progressivamente tra mondi religiosi dove non � stata coltivata la reciproca simpatia con amabile tolleranza: quella diffidenza, quel disprezzo, quel pregiudizio, che sembrano inevitabile eredit� del passato, divengono terreno di cultura di passioni minacciose.

La simpatia, con la convinzione di dover vivere insieme, debbono essere coltivate nel dialogo. E' a questo che, da anni, lavoriamo tra mondi religiosi e culture, tessendo una rete di scambio e di amicizia fra uomini e donne di differenti fedi. Nella conoscenza torna la simpatia. Si ritrova, malgrado tante storie dolorose, la pace scritta nel profondo della grandi tradizioni religiose del mondo. Il dialogo suscita simpatia, guida alla convivenza, e cos� prosciuga le fonti dei conflitti. Il dialogo tra le religioni e l'umanesimo laico, parte integrante della civilt� contemporanea, � scuola di tolleranza e richiamo al significato dei valori.

Eccellenze,
Signori e Signore,

� davvero un grande incoraggiamento questo Premio per le donne e gli uomini di Sant'Egidio, per quei feriti della vita che sono loro compagni e amici, per quanti dei nostri sono poveri e vivono in paesi poveri (eppure sono convinti che non si mai tanto poveri da non poter aiutare gli altri).

Il mondo di domani ha bisogno della saggezza del dialogo, della sensibilit� all'altrui dolore, di un'amicizia aperta a tutti, di fede e convinzioni. Non si tratta di elementi marginali, ma parte della realt� stessa e garanzia di pace. E' la grande sfida che viene da un universo in cui si vive sempre pi� insieme e a contatto tra mondi diversi: salvare l'identit�, godere della relazione, evitare il conflitto, realizzare la pace, sempre fruttuosa.

Verso questa saggezza converge un umanesimo levigato dalla vita, una fede audace misuratasi con il dolore, che ci rendono esperti di umanit�. E' la saggezza di quella profezia antica, ma pur cos� attuale per cui Isaia scriveva nell'VIII secolo avanti Cristo:

"Forgeranno le loro spade in vomeri,
le loro lance in falci;
un popolo non alzer� pi� la spada contro un altro popolo,
non si eserciteranno pi� nell'arte della guerra."

Aspirazione di tanti, visione profetica, convinzione ragionevole� Ma, come scrive il poeta brasiliano, Vinicius de Moares: "la vita, amico, � l'arte dell'incontro". S� l'incontro, amici, � l'arte della pace, della vita e del futuro.