Comunità di S.Egidio


 

31 gennaio 2000

Il vecchio Mandela e i giovani di Sant�Egidio
cercano insieme la via della pace in Burundi
La missione del leader carismatico sudafricano accanto alla comunit� romana

 

Nelson Mandela riprende le vesti di mediatore e torna nella regione dei Grandi Laghi. L�aveva fatto nel 1997, durante l�avanzata di Laurent Desir�e Kabila nell�ex Zaire. Ci riprova adesso, con un conflitto altrettanto sanguinoso, quello del Burundi: 200 mila morti in 5 anni, centinaia di migliaia di profughi e sfollati, massacri senza tregua. L�ex presidente sudafricano, l�uomo che � riuscito a chiudere i conti con l�apartheid, rimette in gioco il suo peso politico e la sua autorit� morale per rilanciare le trattative tra la minoranza tutsi al potere e la maggioranza hutu. Un negoziato difficile, finora impossibile, in cui ha fallito un altro dei �grandi saggi� d�Africa, Julius Nyerere, l�ex �padre� della Tanzania scomparso a ottobre.

L�iniziativa di Mandela � partita a met� gennaio, tra Arusha e Dar es Salaam, in Tanzania. Il leader sudafricano, assieme ai rappresentanti della comunit� di Sant�Egidio, don Matteo Zuppi e Mario Marazziti, ha riportato al tavolo negoziale 18 partiti di entrambe le etnie. �Ciascuno di voi � responsabile della strage quotidiana di uomini, donne e bambini � ha gridato il leader sudafricano ai delegati burundesi �. Ciascuno di voi � responsabile di aver ritardato la pace�. Il 19 gennaio Mandela � volato a New York e con la stessa durezza ha arringato il Consiglio di sicurezza dell�Onu. Ma le ipotesi di successo di questo nuovo round negoziale sono condizionate dall�assenza di alcune fazioni, le pi� importanti. Come l�Fdd, le Forze per la difesa della democrazia. In altre parole, le milizie hutu che combattono contro il regime del presidente Pierre Buyoya. �Abbiamo iniziato a parlare del cessate il fuoco, della formazione di un esercito unico in vista della transizione, della riforma del sistema elettorale � spiega Mario Marazziti �. Ma dobbiamo adesso convincere i ribelli ad accettare il negoziato. E a farlo in fretta�. Senza le milizie, si rischia infatti di ripetere lo scenario in cui si era impantanata la �Fondazione Nyerere�, durante i suoi 18 mesi di negoziato. �Una perdita di tempo�, aveva detto l�ex presidente della Tanzania. Una macchina tritasoldi, servita solo a dar da mangiare, bere e dormire alle oceaniche delegazioni burundesi. Otto milioni di dollari (16 miliardi di lire), versati dalla comunit� internazionale, finiti nel nulla. Tanto � vero che, per andare avanti, sono gi� stati richiesti altri 2 milioni e mezzo di dollari.

�Urgenza� � la parola d�ordine. Ed � anche questione di vita o di morte. Il Burundi, ex colonia belga indipendente dal 1962, abitato all�85% da hutu e al 15% da tutsi, ripercorre la stessa storia di sangue del vicino Ruanda. Nel 1993 l�assassinio di Melchior Ndadaye, il primo presidente hutu democraticamente eletto, port� il Paese sull�orlo del genocidio. Il massacro non raggiunse i livelli di quello ruandese del 1994, ma si � lasciato dietro uguali dinamiche di odio e vendetta. L�ascesa al potere di Pierre Buyoya, con il golpe del 1996, ha rafforzato la minoranza tutsi. Gli hutu si sono dati alla macchia. Guerriglia fantasma, fatta di imboscate e attacchi, come in Ruanda. L�esercito risponde con rastrellamenti, arresti, altri massacri. La spartizione etnica, voluta dal governo, ha fatto il resto. Il Paese � costellato da decine di �campi di protezione�. Ufficialmente sono luoghi di tutela. Di fatto, recinti umani dove sono state deportate oltre 300 mila persone. Dissenteria, colera, malnutrizioni uccidono pi� della guerriglia, mentre l�accesso delle agenzie umanitarie � reso difficoltoso dalle pessime condizioni di sicurezza in cui si trova l�intero Paese.

Nel puzzle dei Grandi Laghi, il Burundi � solo un tassello di un conflitto infinito che coinvolge una mezza dozzina di Stati. La Grande Guerra d�Africa, scoppiata ad agosto del 1998, scaturita dagli scontri etnici tra hutu e tutsi, vede tutt�oggi schierati da una parte il presidente Kabila, l�Angola, lo Zimbabwe, e dall�altra Ruanda e Uganda. Anche l� si era tentata la pace, a luglio scorso, con gli accordi di Lusaka, in Zambia. Anche l� si � fallito. Oggi si rilanciano le trattative. Ma Mandela stavolta non ci sar�. Kabila non lo gradisce. Lo accusa di aver preso un po� troppo le parti di Mobutu nel 1997. In compenso interverr� Sant�Egidio. Don Matteo Zuppi � appena tornato da l�.

Maria Grazia Cutuli