Comunità di S.Egidio


 

6 giugno 2000

Ragazzi, tutti a scuola nel Paese dell'Arcobaleno
In 5mila da vari Paesi alla festa per il diritto allo studio
organizzata dal movimento legato alla Comunit� di Sant'Egidio

 

Roma. Un arcobaleno di colori, danze, canti e testimonianze, in un clima di festa e di gioia: � la cornice del meeting internazionale che nel pomeriggio di domenica scorsa, nell'area del Circo Massimo a Roma, ha visto protagonisti oltre 5mila ragazzi del movimento �Il Paese dell'Arcobaleno� durante la manifestazione sul tema: �Io ho un sogno� andare a scuola�, per il diritto allo studio dei bambini di tutto il mondo. Il loro secondo grande appuntamento, dopo quello dello scorso anno in piazza Navona sulle violazioni dei diritti dell'infanzia.

Nato due anni fa dall'attivit� delle scuole popolari della Comunit� di Sant'Egidio, il movimento - che conta oltre 10mila adesioni ed � diffuso in 35 nazioni europee, africane, asiatiche e latino-americane - ha celebrato sabato scorso il Giubileo in San Paolo fuori le mura, con il passaggio della Porta Santa e la Messa celebrata da monsignor Vincenzo Paglia. Il giorno seguente, dopo la recita del Regina Coeli in piazza San Pietro, i ragazzi si sono ritrovati alla �Grande festa delle genti�, condotta da Federica Panicucci e Lorella Cuccarini, a cui hanno partecipato anche alcune scuole romane. E molte parrocchie hanno accolto una parte degli oltre 2mila piccoli pellegrini provenienti da tutta l'Italia e dall'estero; alcuni �hanno dormito nella caserma della Cecchignola - racconta una volontaria, Evelina Martelli -. La protezione civile ha messo a nostra disposizione le brandine necessarie�.

Sul palco bambini e adolescenti si sono alternati in esibizioni canore e in coreografie con ballerini nei costumi tipici dei diversi Paesi. Hanno ricevuto un lungo applauso i bonghisti africani, i coristi peruviani e le danze di Ambra, una bimba rom di otto anni arrivata insieme al suo gruppo da Genova.

�Con questa festa abbiamo voluto dare voce ai bambini che non parlano mai. Spesso le potenzialit� dei ragazzi sono poco utilizzate e la loro forza non viene interpellata dagli adulti; assistiamo a un grande vuoto di proposte� commenta Adriana Gulotta, responsabile mondiale del �Paese dell'Arcobaleno�. In questi due anni di attivit�, racconta, ha riscoperto nel contatto con i giovani �l'importanza di essere testimoni coerenti di ci� che si vuole insegnare: bisogna essere autentici, altrimenti il lavoro educativo � completamente vanificato�.

Alla festa � intervenuta anche Livia Turco, ministro della Solidariet� sociale, che ha voluto leggere l'appello redatto dagli stessi ragazzi: �Diciamo s� a un mondo dove tutti i bambini possano andare a scuola�, scrivono. � anche il desiderio di Fulematou, della Guinea Conakry: �Sogno che ci siano tantissime scuole e che tutti gli africani ci vadano. Aiutateci a studiare, cos� possiamo crescere e fare tante cose buone per i nostri paesi�. Nel continente pi� povero del mondo un alunno su quattro - in classi che arrivano a cento bambini - abbandona le elementari. E il boliviano Jason, 10 anni, racconta nella sua testimonianza: �Tanti bambini aiutano i genitori nei campi e diventano grandi senza essere andati a scuola. Le bambine restano a casa a guardare i pi� piccoli�. Solo alcuni esempi, perch� nel mondo sono 130 milioni i bambini che non vanno a scuola, mentre oltre 250 milioni svolgono un lavoro. La maggioranza �vive in Asia - dice il 14enne Arafat, del Bangladesh -. Si mangia o si studia. Alcuni devono pagare i debiti delle famiglie e finch� non lo fanno non possono smettere di lavorare. Perch� non si obbligano i padroni delle ditte ad assumere i loro pap�?�.

Storie di negazione del diritto allo studio, ma anche di speranza: come quella dell'albanese Kastriot, 14 anni, che dice in un perfetto italiano: �Abbiamo studiato una nuova materia, la pace. Oggi sappiamo che la guerra non serve a niente. Tutto questo lo abbiamo imparato a scuola�. E aggiunge: �Per un futuro migliore bisogna impegnarsi a migliorare le scuole anche perch� chi oggi non conta tanto, perch� � un bambino, sar� un uomo o una donna che costruir� il domani�.

Laura Badaracchi