Comunità di S.Egidio


 

27/03/2001


La scuola pi� grande di Roma: cinque continenti in ogni aula
Viaggio nella Louis Massignon, creata dalla Comunit� di Sant'Egidio nell'82 per insegnare italiano agli immigrati

 

La scuola pi� grande di Roma: 2.100 studenti e ogni giorno ne arrivano di nuovi, almeno 70 a settimana. Ma non solo: occhi di tutti i colori e i tagli. E poi le tinte della pelle... chiare, quasi trasparenti che ti ricordano paesi senza sole, oppure nere, dove i denti e gli occhi emergono lucenti. E diversi profumi dai vestiti; mille parole per indicare gli stessi oggetti.

Se volete vedere come saranno le classi tra qualche decennio dovete andare alla scuola Louis Massignon in via Dandolo, la scuola per immigrati della comunit� di Sant'Egidio. Dovete aprire la porta di una delle aule dove i volontari insegnano italiano. Ci sono i cinque continenti in pochi metri quadrati. Tra i banchi sono rappresentati 80 paesi. A guardarla negli occhi ti immagini cosa deve aver visto questa gente prima di arrivare qui. Dalle pianure della Cina, agli altopiani del Caucaso, ai villaggi dell'Africa. Ora si ritrovano tutti insieme.

Che non sia una scuola come le altre si capisce appena entrati. Basta assistere alle operazioni di iscrizione. Sono sufficienti due fotografie e sei studente.

�Qui si impara soprattutto l'italiano�, racconta Daniela Pompei, con il suo caschetto biondo che non sta mai fermo. E' lei la responsabile di questa scuola che � anche punto di incontro, rifugio e molto altro.

�La lingua - prosegue Daniela - � elemento indispensabile per integrarsi in un paese, per capire e farsi capire. E anche per tutelarsi�. Colpisce, entrando nella scuola, sentire africani, asiatici, sudamericani ed europei dell'Est comunicare tra loro cos�: in italiano. A chiudere gli occhi, a sentire quell'accento romanesco, diresti di essere nel bel mezzo di Testaccio, invece poi ti trovi davanti i riccioli neri di Xandy che viene dall'Egitto.

Certo, quando nel 1982 fondarono la scuola, i primi volontari non si aspettavano che sarebbe andata cos�. Del resto anche l'Italia era molto diversa: da pochi anni si era invertita la marea, non eravamo pi� emigranti, gli immigrati erano pochi.

�Le prime studentesse furono un gruppetto di ragazze di Capo Verde�, racconta Daniela. Erano una ventina, quasi non si poteva ancora parlare di una scuola. Invece... �In vent'anni oltre 20.300 persone hanno studiato qui�, spiegano i volontari. Non solo: altre scuole come questa sono nate a Napoli, Genova, Firenze, Novara, Milano e perfino all'estero, a Wulzburg. E cos� quel metodo di insegnamento nato quasi per caso si � perfezionato anno per anno. Sono stati perfino stampati dei libri adottati in tutta Italia.

Volontariato s�, ma senza spazio per l'improvvisazione. Cos� appena arrivi in via Dandolo ti accoglie un test per capire quanto sai di italiano. E sei destinato a una classe, dai principianti ai mediatori culturali (che studiano come accogliere i nuovi immigrati). Alla fine dei corsi gli studenti ottengono un diploma, perch� la Louis Massignon (dal nome di un professore della Sorbona, poi diventato sacerdote, che per tutta la vita aveva creduto nel dialogo tra le religioni) � una scuola parificata.

�Otto studenti su dieci sono donne, quasi tutti hanno ottenuto titoli di studio nei loro paesi, ci sono ingegneri, biologi, professori, ma qui in Italia devono ricominciare da capo�, spiega Daniela Pompei. La maggior parte di loro lavoreranno come domestici, ma alcuni faranno fortuna. �Viktor, un ingegnere bulgaro arrivato senza una lira in tasca, adesso � a capo di una multinazionale informatica americana�, racconta Paolo Morozzo, che di lavoro fa il professore universitario, ma il gioved� e la domenica diventa docente della scuola popolare (i 15 insegnanti sono tutti volontari). Abbandonati i modi accademici si lascia andare a metodi didattici pi� informali. Le mani, gli occhi, ogni mezzo � buono per esprimersi. Il difficile � fare l'appello, soprattutto per quei nomi che sono un groviglio di consonanti. Gli studenti, soprattutto i primi giorni, si dividono per nazioni: in prima fila i polacchi, dietro gli ucraini. Poi gli asiatici e in fondo gli africani. Quella vicinanza sembra rassicurarli, il loro mondo che si ricrea nell'aula.

�Ma con il passare dei mesi i gruppi si mischiano, cominciano a uscire di sera insieme e nascono amicizie e...�, e anche qualche amore. Matrimoni. Magari lui � cattolico, lei musulmana. Oppure ortodossa, perfino animista.

Ma nemmeno questo � un problema: le ricorrenze di ogni gruppo etnico si festeggiano tutti insieme. Ecco allora Kaood Mahmoud, cuoco egiziano, che si alza all'alba e, prima di andare a lavorare al ristorante, cucina per ore cibi arabi per tutti gli studenti. E' la festa dell'Alaidaladaha e si mangia un agnello, per ricordare il sacrificio di Abramo.

�Le preghiere restano ovviamente diverse�, racconta Daniela. In questa scuola nata da una fede profonda, tolleranza e libert� restano un bene irrinunciabile.

Ma forse una cosa pi� di ogni altra accomuna gli studenti di questa scuola: il desiderio di guardare avanti. Di scommettere comunque sul futuro. Perch� il passato spesso � dolore, come quello di H�l�ne che a bassa voce ti racconta: �Vengo dal Ruanda�, dice e senza accorgersene socchiude gli occhi. Proprio se glielo chiedi aggiunge: �S�, sono tutsi�, cercando di non riaprire con le parole la terribile ferita, il ricordo del mezzo milione di suoi connazionali massacrati a colpi di machete nel 1994 dagli hutu. �S�, io c'ero�, taglia corto. Come se volesse evitare la compassione. Lei adesso guarda avanti.

Ferruccio Sansa