Già direttore generale del Gran Rabbinato di Israele
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Nell’incontro tenutosi 25 anni fa ad Assisi, in Italia, il precedente Papa Giovanni Paolo II ebbe l’intuizione di un’intensa azione mondiale, estesa su molti anni, mirata al rafforzamento della comprensione tra le religioni e le nazioni, al fine di accrescere la pace nel mondo ed incoraggiare gesti di carità e di misericordia verso i poveri e i bisognosi del mondo.
Come sempre, la Comunità di Sant’Egidio è stata all’avanguardia e per prima si è assunta volontariamente questa importante sfida umana ed umanitaria. E benché la Comunità di Sant’Egidio non sia molto grande, quello che ha consentito il suo successo nel realizzare la visione del Papa e nel ricreare lo speciale spirito di Assisi, è la qualità dei suoi membri e la loro grande dedizione a questa intuizione e a questo ideale.
Questo importante convegno, per il solo fatto di esistere, esprime il desiderio che tutti noi condividiamo di usare il dialogo per costruire un mondo migliore e nobile, in cui lo spirito abbia la priorità e in cui non abbiano spazio la violenza, la sopraffazione e la forza. Naturalmente questi temi si sposano bene con lo spirito storico di Assisi.
L’uomo è tenuto, come essere umano, a comportarsi in un modo che onori l’immagine e lo spirito di Dio in lui e l’immagine e lo spirito di Dio nel suo prossimo. Quali che siano la sua religione e le sue idee, quale che sia la sua nazionalità, l’uomo è prima di tutto e soprattutto un essere umano fatto ad immagine di Dio, e deve trattare i suoi simili di conseguenza.
La Mishna e la Gemara nel trattato Sanhedrin ci insegnano molte verità a questo proposito: “L’uomo fu creato come un individuo per insegnarci che chiunque distrugga una sola vita è come se distruggesse il mondo intero; e chiunque salvi una sola vita è come se salvasse il mondo intero”, poiché il mondo intero e ciò che contiene sono stati creati da Adamo, che era un solo individuo.
“Ed anche per amore della pace dell’umanità, perché nessuno possa dire ad un altro: ”Mio padre era più grande del tuo” – perché ciascuno discende da Adamo.
“Un solo uomo è stato creato per mostrare la grandezza di Dio, perché un uomo può imprimere molte monete con un solo stampo, e sono tutte uguali, ma il Re dei Re ha impresso ogni uomo con il conio di Adamo, eppure nessuno è uguale al suo simile. Come sono diversi i loro volti, così lo sono le loro idee – e tutti sono fatti dal Creatore e sono suoi figli”.
Abramo fu il padre della moderna civiltà umana; era un uomo di carità, fede, visione e azione, la cui tenda era sempre aperta nelle quattro direzioni per nutrire l’affamato e il bisognoso, senza guardare alla religione o alle idee, portando perciò tutti più vicini al Padre nei cieli. Questa è evidentemente la ragione per cui l’Onnipotente decise di scegliere Abramo per guidare tutta l’umanità.
A questo proposito Papa Giovanni Paolo II dichiarò: “Come figli di Abramo siamo chiamati ad essere una benedizione per il mondo. Per esserlo, dobbiamo prima di tutto essere una benedizione l’uno per l’altro”.
Il compito dei credenti, e particolarmente dei leaders religiosi, che dovrebbero essere la bussola e la coscienza del mondo, è quello di criticare e condannare ogni ingiustizia. Non devono abbandonare i politici e i capi delle nazioni alle loro idee e lasciare che sprofondino nell’apatia. Dovrebbero perseguire e consegnare alla giustizia i terroristi che uccidono gente innocente nel nome di Dio o della religione e minano l’ordine divino universale.
I leaders religiosi e le loro opinioni hanno un’importanza peculiare ed influenzano fortemente il mosaico interreligioso. In molte occasioni, abbiamo visto che, dove i politici e gli uomini di governo avevano fallito, i leaders religiosi sono riusciti ad accendere o al contrario calmare vari gruppi. I capi religiosi possono incoraggiare il dialogo, educare, insegnare, influenzare, rendere la gente più vicina e conseguire risultati positivi in questo campo.
L’accento deve essere messo naturalmente sulle reti di educazione formale – e soprattutto informale – su cui i capi religiosi hanno grande influenza.
C’è uno splendido saggio del Rabbino Kook, fondatore del Gran Rabbinato di Israele, sul tema del dialogo e della pace. L’idea centrale è che, come la bellezza della melodia in un coro o in un’orchestra non proviene da voci identiche ma piuttosto dalle diverse e varie voci che si fondono nell’armonia, così la verità universale, il dialogo e la pace saranno costruiti da diversi pensieri e prospettive, da svariati metodi e opinioni, i quali tutti hanno posto e importanza nell’armonia della vita. Ed è questa grande unità di forze, contrasti ed opposti a dare al dialogo per la pace un’accresciuta forza, bellezza e perfezione.
La pace vera e piena comprende tutti gli ambiti della vita, la vita familiare, la vita sociale, i membri di un popolo e tutti i popoli del mondo gli uni con gli altri.
Il Rabbino Meir Simchah di Dvinsk sottolineava che la visione della fine dei giorni del Profeta Isaia, che tutti conosciamo e sogniamo, “il lupo dimorerà insieme con l’agnello e il leopardo giacerà accanto al bambino”, in realtà si è già compiuta. Al tempo del diluvio, tutti gli animali citati in questa profezia vissero insieme a tutti gli animali della terra per un intero anno, senza che nessun animale facesse dal male all’altro. Se è così, in fondo, non sembra così difficile.
Tuttavia, durante il diluvio, la pace tra gli stessi animali e con gli esseri umani era una pace artificiale, forzata da un comune nemico – il diluvio che minacciava di distruggerli tutti. L’arca era l’unico rifugio in cui potevano salvarsi e perciò, in mancanza di alternativa, vivevano in pace.
Ma la pace per cui lottiamo e cui aspiriamo, la pace che il profeta Isaia ha contemplato nella sua visione, è diversa. Non vogliamo che la nostra pace e il nostro stare insieme siano fondati sulla paura, la paura del terrorismo sfrenato che attacca e si scaglia contro innocenti, donne, bambini e neonati – portato avanti nel nome di Dio e della religione – o perché temiamo governanti folli che possiedono armi di distruzione di massa ed hanno la capacità di distruggere noi e chiunque nel mondo non sia d’accordo con loro.
L’oscurità e la violenza non possono essere scacciate con bastoni, né con coltelli e fucili. Una piccola luce respinge una grande oscurità! La luce della fede e la luce di un agire positivo dei leaders religiosi, come l’esempio personale di una vita vissuta con dignità, aiuteranno a scacciare l’oscurità e il male dal nostro mondo.
Questo è infatti lo spirito di Assisi e questo è il cammino e la strada di vita di cui si fregia la Comunità di Sant’Egidio. Per noi questo dialogo è particolarmente importante e opportuno, perché come affermava Papa Giovanni Paolo II, il rapporto del Cristianesimo con l’Ebraismo è “unico e diverso dal rapporto che il Cristianesimo ha con qualunque altra religione”.
Possiamo dire che il dialogo ebraico-cristiano è essenziale per vincere settarismo e pregiudizio.
Noi apprezziamo e stimiamo profondamente la Comunità di Sant’Egidio per il suo lavoro, per le sue marce in Europa per fare memoria dell’Olocausto e le visite a Yad Vashem da parte dei suoi membri ogni volta che visitano Israele. Il loro interesse per la pace nel mondo e per i deboli e i bisognosi è la loro costante priorità e questo convegno sottolinea queste importanti attività.
Se il messaggio che emerge da qui oggi è il bisogno vitale di rispetto e comprensione reciproci tra i popoli del mondo, sarà di enorme valore e darà inizio al compimento della visione messianica cui ho fatto riferimento. Secondo le parole del Profeta Isaia: “una nazione non alzerà più la spada contro un'altra nazione, non impareranno più l'arte della guerra” (Is. 2)… “La terra sarà piena della conoscenza del Signore come le acque coprono i mari”
Oded Wiener
Direttore Generale del Gran Rabbinato di Israele |