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Liturgia di ringraziamento per il 50mo anniversario della Comunità di Sant'Egidio

10 febbraio, ore 17,30 Basilica di San Giovanni in Laterano

 
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12 Settembre 2011 16:00 | Hochschule für Philosophie

LA RELIGIONE PONE BARRIERE PER IL COINVOLGIMENTO DELLE DONNE MUSULMANE IN POLITICA? DI Musdah Mulia



Siti Musdah Mulia


Rappresentante della “Conferenza Indonesiana delle Religioni per la Pace”

Prefazione

L’Indice di Sviluppo Umano (ISU) delle Nazioni Unite ha sviluppato misure per valutare lo status delle persone in termini di tassi di moralità, lavoro, entrate, cultura, educazione, salute, attività politica, e accesso alle risorse. Misurando tali indici concreti, le Nazioni Unite hanno ricofermato il sospetto che lo sviluppo delle donne è sempre, in ogni paese, minore di quello degli uomini. Questo studio afferma anche che la differenza negli indici di sviluppo tra uomini e donne è spesso più grande nei paesi Musulmani, Indonesia compresa.

La questione centrale che sollevo in questo mio intervento è : la religione pone barriere per il coinvolgimento delle donne mussulmane in politica?

L’Islam Introduce Ideali e Nobili Insegnamenti 

La società Araba del settimo secolo aveva i suoi propri costumi in termini di politica dei sessi, e tali costumi sono mescolati. Una donna poteva scegliere un marito a piacere. Nonostante alcune libertà, le donne non potevano possedere beni ma loro stesse erano considerate una proprietà. Una poligamia senza regole e la schiavitù furono sostituite facendo prigioniere le donne durante le guerre. Gli abusi sessuali di tali donne e schiave erano endemici, e le giovani ragazze venivano spesso sepolte vive. Questo era il contesto nel quale il Corano fu rivelato ed interpretato.

Ciononostante, gli Arabi non hanno inventato la disuguaglianza o la discriminazione  in base al sesso.  Nel settimo secolo non c’erano società ugualitarie, nessuna società di quel tempo riconosceva le donne come esseri umani completi, o come depositarie di una morale, o come persone indipendenti legalmente.  Poi, l’Islam introdusse il concetto di tawhid. Tawhid è il principio di base dell’Islam che insegna il credo in Allah e nel suo Profeta, e fornisce agli uomioni la guida su come intergaire in maniera appropriata con gli altri esseri umani. Confermare opportunamente il tauhid come il proprio credo porterà l’umanità ad una vita migliore in questo mondo e ad una felicità eterna nel futuro.

Uno dei principali e più alti prinicipi del tawhid, ed essenza dell’Islam, è l’eguaglianza di tutte le persone. L’Islam guarda a tutte le persone come a membri dell’umanità, distinti solamente dalla loro relazione con Allah. L’Islam ha sottolineato l’importanza dell’eguaglianza tra le persone, idipendentemente dalla loro razza, classe o genere.  Gli studiosi musulmani concordano nel fatto che tutte le istruzioni del Corano sono dirette a tutti i credenti: donne e uomini. Questo include anche i dover, i i diritti e i riti religiosi. Perciò, non c’è alcuna distinzione tra uomini e donne negli ordini religiosi, nei valori e nei principi religiosi. 

In effetti, ci sono molti versetti del Corano che sottolineano questa uguaglianza tra uomini e donne nell’Islam, per esempio: la stessa condanna religiosa per i peccatori; l’uguaglianza tra uomini e donne nei valori morali che difende. L’Islam ha inoltre dato alle donne il potere per svolgere tutti i doveri religiosi. Di modo che con l’Islam le donne hanno goduto di indipendenza e potere. L’Islam ha inoltre dato alle donne l’autorità di partecipare, ugualmente agli uomini, alla vita pubblica e alla vita sociale. Si può concludere che l’Islam da a tutti i credenti il dovere di riformare la società: agli uomini e allo stesso tempo alle donne. Sono entrambi responsabili e nessuno ne è esente perchè questo dovere non è basato sul sesso, quanto piuttosto sul fatto che entrambi sono parte dell’umanità.

La storia iniziale dell’Islam offre una testimonianza concreta su come il Profeta, Maometto, la pace sia con lui, ha intrapreso una svolta rivoluzionaria rispetto allo status e alla condizione delle donne tra le società pagane degli Arabi. Il Profeta ha espresso l’obbligo ad accogliere benevolmente la nascita di una bambina tra le prevalenti tradizioni Arabe che consideravano la nascita di una bambina come una enorme disgrazia per la famiglia. Il Profeta ha decretato la proprietà del mahar (la dote) come diritto proprio delle donne al matrimonio quando ancora la società riteneva che il mahar fosse diritto solamente dei loro genitori  o dei loro tutori. Il Profeta ha effettuato deliberatamente  un cambiamento totale alla pratica della poligamia mostrando come esempio  la sua vita monogama con Khadija, una donna verso cui il Profeta aveva grande rispetto. Inoltre, come padre, il Profeta ha fortemente osteggiato l’idea che Ali ibn Abi Thalib, il marito della figlia, Fatima, aveva di sposare un altra donna.

 Il Profeta ha anche dato la possibilità alle donne di diventare imams (guide) durante la preghiera in un’era in cui la società considerava gli uomini come unici possibili guide della religione. Il Profeta ha anche promosso le donne a ricoprire posizioni importanti, anche tre volte più importanti di quelle degli uomini in quelle societò in cui le donne erano considerate solamente delle macchine da lavoro.  Il Profeta ha posto le mogli come partners allo stesso livello dei mariti quando la società trattava le donne solamente come oggetto sessuale.

In effetti, il Profeta non si comportava come un capo famiglia tradizionale anche in altre questioni.  Egli faceva i suoi lavori domestici da solo e si preparava anche il cibo. Non solo le sue mogli non si prendevano cura di lui, ma il suo status di Messaggero di Dio non le scoraggiava dal discutere qualche volta con lui. Una moglie ha perfino divorziato da lui sostenendo di voler cercare riparo da lui in Dio. Non c’è nessuna traccia che indichi che egli abbia mai abusati fisicamente o verbalmente di loro.  Concludendo, per la maggior parte della sua vita Maometto ha rispettato e ha dato fiducia alle donne. È stato anche influenzato enormemente da un certo numero di donne forti, e ha tentato di favorire una partecipazione uguale delle donne, specialmente nella vita politica della nuova comunità.

Quegli avvenimenti hanno gettato una luce sul fatto che il Profeta abbia intrapreso un cambiamento radicale, piuttosto radicale e rivoluzionario comprendente tutti gli aspetti della vita, rispetto allo status e alla posizione delle donne nella società. Il Profeta ha cambiato la posizione delle donne dalla più bassa, da oggetto disdegnato e umiliato a soggetti con dignità molto rispettati e riveriti. Il Profeta ha proclamato totale importanza come perfetto essere umano della donna, pari a quella della sua controparte maschile.  Entrambi, uomo e donna, sono creati uguali da Dio, come esseri umani con le stesse opportunità e diritti per diventare khalifah fi al ardh (i responsabili della vita sulla terra). Il valore dell’umanità  della donna e dell’uomo è uguale,  senza alcuna distinzione. Ciò per cui le donne e gli uomini eccellono uno rispetto all’altro è relativo solamente all’essere superiori in virtù, pietà, riverenza; queste sono qualità spirituali ed etiche per le quali il solo Allah è unico Giudice. Pertanto, il dovere di ogni essere umano è quello di impegnarsi nel fastabiqul kharirat (la reciproca competizione nel compiere virtuose buone azioni) per la ricerca della benedizione e della misericordia divine di Allah.

La base Religiosa dei Diritti Politici delle Donne

Gli avvenimenti dell’era post Profeta hanno dimostrato che la Comunità musulmana ha fallito nel preservare il patrimonio degli autentici valori Islamici. Anche se la partecipazione delle donne Musulamne alla vita politica è cresciuto, tale partecipazione non è equa.  Le donne sono generalmente  fedeli e leali sostenitrici dei loro rispettivi partiti. Molti dei partiti politici hanno un’ala femminile che è inserita nelle strutture del partito. In realtà, l’Islam vuole liberare gli esseri umani dalla morsa della tirannia, dalla discriminazione, dallo sfruttamento, dall’ingiustizia, e dalla diseguaglianza dei sessi. Ma invece che forma di liberazione, l’Islam è stato utilizzato come giustificazione per mantenere l’ingiustizia contro gli esseri umani, specialmente l’ingiustizia contro le donne. Di conseguenza nelle comunità non ci sono così tante donne che riescono a partecipare alla vita pubblica. Ciò significa che, rispetto alla posizione delle donne, c’è una ampio divario tra gli insegnamenti della normativa Islamica e i valori Islamici che vengono vissuti e che sono oggi ampiamente diffusi nelle comunità Musulmane. In campo normativo, l’Islam è molto rispettoso delle donne, ma nella pratica la donna è marginalizzata e subordinata.

La realtà sociologica nelle comunità Musulmane dimostra che la donna è esposta a discriminazione, sfruttamento e molestie. Ironicamente, questi trattamenti distruttivi sono giustificati in nome della religione. E, ancora in nome della religione, le donne non sono trattate come esseri umani completi, per cui è considerato illegittimo per una donna di rappresentare se stessa nel matrimonio. È anche considerato illeggittimo per una donna essere tutore e testimone nel matrimonio delle sue proprie figlie. Nel nome della religione, ad una donna è proibito partecipare alla vita politica, perchè la politica è sempre considerato una ambiente sporco e duro. Nel nome della religione, ad una donna è severamente proibito essere una leader perchè è considerata portatrice di rovina per il paese che rappresenta. Anche in ambito familiare, alla donna è proibito essere capofamiglia perchè coloro che sono considerati avere autorità per essere capofamiglia sono gli uomini. In nome della religione, le donne sono considerate impure durante le mestruazioni per cui sono allontanate dai luoghi di culto, ed è loro assolutamentre vietato essere guide dei riti religiosi. In nome della religione, alle donne non è permesso raggiungere alti gradi di educazione, carriera, ed essere attive in ambito pubblico.

Nel nome della religione, una donna deve essere una moglie fedele al marito soddisfacendo i suoi impulsi libidinosi ogni volta che vuole, e deve essere accondiscendente nel caso egli abbia due o più mogli. Una donna deve essere una madre paziente che deve crescere i propri figli, e deve essere una buona moglie che preserva la dignità della famiglia, e deve essere di supporto morale per l’intera comunità. Nel nome della religione, la donna è sempre considerata un oggetto legale in tutte le normative e legislazioni, specialmente in quelle relative alla famiglia, come quelle che riguardano il matrimonio e il patrimonio.

Come è ironico il fatto che le caratteristiche religiose proprie della vita sociale siano cambiate e siano diventate scorrette e aride. L’aspetto religioso si è trasformato in patriarchia, nel mostrarsi un potere violento e perfino molestatore. La religione è presentata con un aspetto ostile verso le donne, mentre la donna, con il suo carattere femminile, merita di comprendere meglio la religione. Il problema consistente nel fatto di capire se l’ineguaglianza tra i sessi trae origine dai caratteri originali della religione. Perchè se la sua interpretazione risulta essere quella di una costruzione umana, di conseguenza, deve essere influenzata da qualcosa che sta oltre la religione, come la tradizione patriarcale, il sistema politico feudale, o può anche essere influenzata dalla cultura patriarcale Araba del Medio Oriente.

La reinterpretazione della Religione è una necessità

La precedente esposizione ci porta ad una semplice conclusione, cioè che il fattore principale per la discesa della posizione della donna nelle comunità Musulmane, è l’interpretazione religiosa che viene data da coloro che esercitano l’autorità religiosa, e questa non è la Religione. In effetti, queste interpretazioni sono spesso considerate sante come la Religione stessa.

Perciò, la soluzione che ci si offre per risolvere il problema è la reinterpretazione degli insegnamenti religiosi o la ijtihad. Le varie comunità Musulmane sono d’accordo nel sostenere che la ijtihad, intesa come costruzione di una nuova interpretazione, sia una necessità, non solo dopo la morte del Profeta, ma perfino anche quando Lui era in vita.  L’hadith (l’interpretazione) di Muaz ibn Jabal esprime tale necessità molto chiaramente.

Il testo che segue spiega alcuni principi base nella reinterpretazione degli insegnamenti Islamici.

a. Il principio del Maqashid al-Syar’iyah

Anche se il Corano e l’Hadith fissano e gettano le basi di norme legali obbligatorie, ciononostante, il loro numero è molto piccolo rispetto ai problemi dell’uomo che richiedono normativa. Perciò la reinterpretazione è inevitabile. Una tale interpretazione riformata deve ancorarsi alla fonti legali Islamiche, cioè il Corano e l’Hadith. La comprensione delle due fonti non deve essere basata sull’interpretazione letterale del testo quanto piuttosto su ciò che è non-letterale o contestualizzabile rispetto all’obiettivo originario della legislazione Islamica (maqashid al-syari’ah). L’obiettivo della Syari’ah è chiaramente presente nei valori della giustizia (al-‘adl), della virtù (al-mashlahah), della saggezza (al-hikmah), dell’uguaglianza (al-musawah), della compassione (al-rahmah), del pluralismo (al-ta’aduddiyah), e dei diritti umani (al-huquq al-insaniyah).

L’imam al-Ghazali ha formulato i valori contenuti nel maqashid al-syari’ah in cinque principi base sui diritti umani che egli ha designato come al-huquq al-khamsah. Questi cinque principi base sui diritti umani sono i diritti alla vita, diritto di esprimere liberamente le proprie opinioni, il diritto a professare una fede, il diritto di proprietà, il diritto alla discendenza. Il concetto di al-huquq al-khamsah conduce quindi all’importanza di considerare l’essere umano come soggetto della legislazione Islamica.  Di conseguenza, non è esagerato Ibn al-Qayyim al-Jawziyah, un eminente studioso di Giurisprudenza Islamica presso la scuola di Hambali, quando afferma: “la legislazine Islamica è in realtà stabilita per l’interesse e il beneficio dell’umanità e per perseguire gli obiettivi universali dell’umanità, come la virtù, la giustizia, la compassione, e la saggezza”.  Sono questi principi che dovrebbero essere linee guida nel legiferare, e devono ispirare ogni legislatore. Ogni deviazione da questi principi significa andare in contrasto con gli autentici ideali della legislazione Islamica stessa. La stessa affermazione è stata fatta da Ibn Rusyd: i benefici per l’umanità devono venir considerati come le radici dalle varie legislazioni previste da Dio. Ed ancora, Izzudin Ibn Abdissalam è arrivato alla conclusione che tutte le disposizioni religiose sono per il bene dell’umanità.

b. Il principio della relatività del fiqh

Nonostante il Corano sia una verità eterna e assoluta, la sua interpretazione non è assolutamente eterna nè perenne. La sua interpretazione è sempre relativa. Lo sviluppo storico di molte scuole di Legislazione Islamica (fiqh)  rappresenta una chiara e positiva evidenza della natura relativa dell’interpretazione.

La Legislazione Islamica, così come la conosciamo oggi, è una grande opera di architettura del pensiero di studiosi Musulmani medioevali, il cui contenuto consiste in quattro parti principali: ubudiyah (che riguarda la relazione trascendentale e verticale tra gli esseri umani e Dio), muamalah (che riguarda i rapporti tra gli uomini,  tra gli uomini e le altre creature così come con l’universo), e jinayah (che riguarda varie questioni penali).

É necessario comprendere che un mufassir (esegeta) e un faqih (studioso della fiqh), indipendentemente dal suo scopo non può essere indipendente dalle tradizioni che si sviluppano mentre è in vita. Perciò, i punti di vista della Legislazione Islamica (fiqh) che prevalgono in una comunità basata sul genere sessuale produrrà sicuramente libri sulla Legislazione Islamica (fiqh) misogina. Pertanto, concludendo, nessuna inteerpretazione del Corano e dell’Hadith possono essere considerate avere la stessa autorità del Corano e dell’Hadith stessi, perchè ciò porterebbe a cancellare la distinzione tra Dio e gli uomini.

c. Il principio dell’Interpretazione Tematica

Gli insegnamenti dell’Islam, espressi nei loro principi di base e fondamentali, sono chiaramente espressi nel Corano e nella Sunnah (le Tradizioni del Profeta). Gli insegnamenti Islamici non sono limitati nè nel tempo nè nello spazio. Queste elevate ed autentiche fonti che rappresentano le prime ispiratrici fiaccole dei Musulmani sono rivelate a persone senza cultura ma che sono, in realtà, parti della società ricche di valori culturali. Pertanto, sia il Corano che l’Hadith coinvolgono la dimensione umana oltre che quella Divina.

Lo studio, ampiamente diffuso,  della interpretazione verso-a-verso (al tafsir al-tahlily) ci ha portato alla conclusione che ci sono almeno cinque difetti o carenze in tale interpretazione. Primo, tale interpretazione è grandemente influenzata da un punto di vista settario (al-ta’milah al-‘ashabiyah). Secondo, i prodotti dell’interpretazione religiosa derivanti da questo modello di interpretazione sembrano fabbricati ad arte ed esagerati. Terzo, la sua interpretazione è ampiamente caraterizzata da un punto di vista di non-Musulmani, come quella derivante da concetti ebraici o da fonti derivanti da tradizioni Giudeo-Cristiane del passato. Quarto, in questa interpretazione convenzionale, l’inestimabile miracolo del Corano (i’jaz) tende ad essere ignorato. Infine, l’unicità distintiva e i magnificenti aspetti retorici del Corano sfuggono all’osservazione degli esegeti che utilizzano questo metodo.

Pertanto, è proprio per questa ragione che viene offerta una soluzione al problema dell’interpretazione, chiamata interpretazione tematica, che adotta invece il metodo induttivo. Questo metodo di interpretazione si basa sul fatto che tutti i contenuti del Corano  costituiscono parte integrale ed inseparabile, una parte ne chiarisce un’altra (Al-Qur’an yufassiru ba’duhu ba’dan). In realtà, i principi di base di questa teoria interpretativa erano già popolari nel periodo dei compagni del Profeta, conosciuti come tafsir bi al-ma’tsur.

 Gli esegeti dovrebbero comprendere il Corano basandosi sulle informazioni contenute nel Corano stesso, no basandosi su idee e fonti esterne al Corano. Ed è proprio per questa ragione che una comprensione profonda delle parole, delle frasi e della struttura grammaticale della lingua del Corano è assolutamente necessaria. Lo schema dell’interpretazione tematica segue tre approci. Primo, sottolineando l’importanza di una comprensione profonda del significato lessicale di ogni parola del Corano. La comprensione del significato originale delle parole del Corano  sarebbe di grande aiuto per gli esegeti nella interpretazione del significato inteso (al-ma’na al-murad) in conformità con le ragioni per le quali questi versi sono stati rivelati (le ragioni della rivelazione). Secondo, considerare tutti i versetti che sono relativi all’argomento dello studio. Adottando questo studio, il Corano si accorda con la sua stessa libertà e autonomia nel parlare di se stesso in modo da fornire una interpretazione oggettiva, e non dandone una interpretazione soggettiva carica di inclinazioni politiche dei suoi esegeti o commentatori. Terzo, nel contesto della comprensione delle parole, delle frasi e della struttura grammaticale della lingua del Corano, una positiva propensione ed una positiva volontà sono richieste nell’accettare l’esistenza di testi religiosi che sono stati rivelati sotto alcune condizioni particolari (as-siyaq al-khas) e altri che sono stati rivelati in contesti più generali (as-siyaq al-am).

In altre parole, ogni interpretazione deve essere raggiunta considerando sia un approcio testuale che uno contestuale allo stesso tempo. Gli insegnamenti religiosi che si occupano di questioni che riguardano la vita delle donne all’interno della comunità sono generalmente compresi con una interpretazione che trascende la comprensione del testo dei libri sacri di modo che essi sono compresi in maniera separata dai loro contesti storici e antropologici. Pertanto, le comunità Musulmane, secondo al Syatibi, si sono spinte troppo oltre nell’interpretazione letterale di modo che non tengono conto dei benefici che erano nell’intenzione e nello scopo della rivelazione della syariat (maqashid al-syariah). Lo stesso concetto è espresso da Nasr Hamid Abu Zayd, che afferma che la loro (dei Musulmani) lettura ed interpretazione dei testi religiosi sono focalizzate soprattutto sul talwin piuttosto che sul takwil, e pertanto, non soprende il fatto che la loro interpretazione sia satura di alcune ideologie e preconcetti. La logica conseguenza di una tale interpretazione è che un certo numero di Musulmani ritiene che tutto ciò che riguarda le donne e che è stato predominante per secoli sia qualcosa che riguarda l’autorità divina, qualcosa di dato per scontato, qualcosa di dato per certo, ed inoltre, quando a riguardo sono imposte etichette religiose. È ancora questo tipo di interpretazione che domina il pensiero Islamico sulle donne.

Come costruire sistemi politici basati sulle esperienze delle donne

Le donne hanno contribuito allo sviluppo e all’ammodernamento dei vari paesi, ed i politici devono aumentare la loro attenzione e sensibilità rispetto a questo. Le donne sono contribuenti economici, sia nel mercato del lavoro sia attraverso i servizi che svolgono in famiglia e in comunità. Questi servizi, non solo non sono pagati ma non vengono spesso nemmeno riconosciuti nella progettazione dei piani e dei programmi per lo sviluppo. Ed inoltre, la maggior parte della nostra popolazione Musulmana è povera - molti vivono ad un livello estremo di povertà. Non è insolito che il contributo delle donne in ambito pubblico sia invisibile. Come risultato, alla donne mancano i servizi e la protezione delle associazioni o di altre livelli di infrastrutture riconosciute politicamente che offrano loro garanzie di condizioni di vita umane, salari equi, e altri aspetti lavorativi considerati invece appropriati per i contribuenti maschili presenti nel settore pubblico. Inoltre le donne non hanno accesso, non posseggono nè controllano le risorse produttive. Infine, questa mancanza di accesso permette l’implementazione di progetti di sviluppo senza che siano state identificate le necessità, le opportunità e i ruoli delle donne in un particolare progetto. In sostanza, il contributo delle donne è dato per scontato.

Nel contesto di un discorso Islamico pubblico e rituale, le voci delle donne rimangono per la maggior parte inascoltate da coloro che stabiliscono le varie politiche. Quando le donne vengono invece considerate, di solito sono solo delle presenze in alcuni programmi sociali di welfare; ma nei processi decisionali dei maggiori programmi di sviluppo non sono considerate partner alla pari. Come risultato, i benefici di tali programmi, specialmente a livello politico, risultano non equi tra donne e uomini, tra ragazze e ragazzi.

In anni recenti, l’idea di rinchiudere le donne in casa nei paesi Musulmani è diventata più visibile a causa della crisi economica e politica che ha colpito molti paesi Musulmani dopo la caduta del prezzo del petrolio. La crisi ha generato una disaffezione sociale a causa dell’aumento della distanza tra l’”avere” ed il “non-avere” ed è alimentata dall’accusa ai media di importare valori secolari immorali. Una tale condizione ha favorito gli estremismi religiosi e gli appelli per un ritorno agli insegnamenti originali del Corano e dell’Hadith. Accanto alla condanna del fallimento della politica e dell’economia causati dall’aver adottato sistemi secolari,  gli estremisti accusano anche le donne di essere la causa primaria di questa catastrofe attraverso i loro movimenti femministi. Anche se non in maniera così radicale come per il Medio Oriente, i gruppi religiosi estremisti in Indonesia indicano le donne come la causa di questa paura morale. L’accusa comune rivolta alle donne è che esse contribuiscono alla degradazione morale poichè sono assenti da casa.

Inoltre, come in molti altri paesi Musulmani, le donne lavoratrici che di solito non portano il velo sono spesso identificate come agenti del diavolo e causa della loro disintegrazione morale, accusate di avere un comportamento sessualmente permissivo. Pertanto, gli estremisti invitano le donne a ritornare al loro  “ruolo originario” a casa e a coprirsi con il velo indossando un vestito tipicamente Islamico.

Nel contesto Indonesiano, il numero delle donnne supera leggermente quello degli uomini. L’ufficio Centrale di Statistica ha registrato nel 2001 che il numero della popolazione femminile era di 101.628.816, circa il 51% della popolazione Indonesiana. Il numero delle donne votanti ha raggiunto il 57% del numero totale dei votanti ( basandosi sull’Elezione Generale del 1999). Semplicemente parlando, le donne costituiscono un gruppo strategico e il loro coinvolgimento diverrà una componente chiave nel costruire una società democratica e civile.

Di fronte al dominio di valori culturali patriarcali, e di fronte ad una situazione discriminatoria, l’agenda politica delle donne dovrebbe incominciare da attività che  sensibilizzino, specialmente nel cambiare i punti fermi e il pensiero della società (sia degli uomini che delle donne) sui principi della democrazia e dei diritti umani che sono compatibili con gli insegnamenti Islamici che garantiscono l’uguaglianza tra i sessi, il primato della legge, e la giustizia.

Ma il problema che è sorto è che solo alcune donne sono interessate alla politica. Perchè? Perchè la politica viene sempre dipinta come una cosa da maschi: dura, razionale, competitiva, rigida, sporca, e spaventosa di modo che è solo per uomini. Al contrario, la sfera domestica è considerata sempre da donne: cortese, emotiva, obbediente in modo devoto e sottomessa. E, per aggiungere forza a tale modo di pensare, il dovere è considerato appropriato e onorevole solo per le donne: come madri, mogli o organizzatrici della casa.

Di conseguenza, non ci sono molte donne interessate a iscriversi a partiti politici o a partecipare alla vita politica, per non parlare dell’idea di mostrarsi ambiziose e a caccia di posizione da leaders o come coloro che prendano decisioni in quanto tale sforzo richiede una attitudine ferma e razionale. Che cosa succede ora? Tutti gli interessi, le aspirazioni e le necessità delle donne, che sono in tutto diverse da quelle degli uomini, non sono sostenute, riconosciute, apprezzate, ed anzi vengono ignorate e insoddisfatte.

Il comportamento politico prevedono indipendenza, libertà di espressione e agressività. Queste tre caratteristiche non sono mai considerateessere ideali per le donne. Le persone considerano le donne che vogliono esprimere le loro opinioni in maniera indipendente e agressiva come inaccettabili e indesiderate. In altre parole, le donne con un tale carattere non sono donne ideali.

Le esperienze delle donne dimostrano che il maggior fattore del loro successo in posizioni pubbliche è quello di venir considerate persone fidate. Cioè, lei deve essere capace di dare istruzioni chiare e deve mostrarsi desiderosa di seguire, rivedere ogni dichiarazione nell’interesse della precisione, mantenendo una sua integrità personale, e riuscendo a mantenere in tutto la fiducia del pubblico. Inoltre, deve essere capace di lavorare in squadra, ed essere capace di avere relazioni con i suoi colleghi basate sull’integrità ed il rispetto reciproco. La donna deve essere in grado di svolgere i lavori a lei assegnati e deve essere una autentica  leader.

Ci sono tre elementi che esprimono una potenziale leadership in un individuo, e sono l’autorità, la competenza e una agressività creativa. L’autorità, come elemento principale necessario a costruire una capacità di leadership in un individuo è definita sempre come potere e fermezza o come capacità di eseguire un’azione necessaria per raggiungere qualcosa per il bene dell’obiettivo più grande. Una comunità statica non prepara la donna ad avere in sè la qualità delpotere. Per cui, come è possibile, per una donna, avere il sogno di diventare una leader se non ha riferimenti culturali tra suoi riferimenti? Non sorprende il fatto che molte donne abbiano difficoltà a liberarsi dalle influenze culturali per poter essere attive in politica. Le donne non sono desiderose di leadership nel momento in cui noi conserviamo idee che il potere è maschile, cioè cariche di mascolinità. Pertanto, adesso è il momento giusto per promuoverre un’idea di potere con la prospettiva delle donne, e più precisamente, che abbia la capacità di stabilire comunità più dignitose in conformità con le caratteristiche delle donne come tutrici e nutrici. Pertanto, la nuova definizione di potere dovrebbe combinare tratti maschili e femminili propri sia degli uomini che delle donne.

Dobbiamo in qualche modo disseminare questa nuovo concetto di potere, che non è sempre mascolino di modo che la donna non debba eliminare i suoi tratti femminili per avere potere. La donna non dovrebbe annullare i suoi tratti femminili e comportarsi come un uomo per avere autorità ed essere una leader. In effetti la donna che esegue i lavori domestici a casa sua, esprime pienamente la sua autorità, poiche, nella sua famiglia, la madre è una figura estremamente autoritaria ed essa utilizza l’autorità della sua posizione come governatrice della casa per farla andare avanti. L’esperienza in famiglia è un riferimento per poter esercitare il potere in un dominio più ampio e più complesso quale è lo stato. Per la donna l’autorità dovrebbe essere interpretata come la volontà di rendere le persone più prospere. Il potere per un leader è proprio come il potere per una madre nella suo prendersi cura della sua famiglia.

Per il futuro, è ora di sviluppare un concetto nuovo del potere femminile che sia differente rispetto a quello maschile, che è finora il riferimento per tutti i partiti. Il potere, in un ottica femminile, è un potere pieno d’amore.  Il potere non è originato da se stesso, ma è indirizzato nel raggiungere un obiettivo. Pertanto, il potere femminile integra le qualità femminili con i caratteri maschili, avendo gli stessi valori. In altre parole, le qualità femminili e le qualità maschili non sono in opposizione. Nella gentilezza e nell’amore c’è in effetti un enorme potere.

Oltre a ciò, il potere femminile offre idee per dare forza agli altri piuttosto che per distruggerli. Al contrario, l’idea che è stata usata a lungo è quella che un uomo per avere potere deve desiderare di prevalere sugli altri. Il potere deve essere compreso come un mezzo potenziale per fare qualcosa di utile agli altri. Di conseguenza, la propria posizione deve essere interpretata come un mezzo per dare forza agli altri, invece che per imbrogliarli. Pertanto, il potere femminile dovrebbe coprire la razione, l’obiettivo, ed una chiara agenda che deve essere rispettata. Sidney Verba dall’Università di Harvard ha sostenuto che il maggior contributo delle donne in politica è il fatto che loro sono più desiderose di fare qualcosa di utli  per le persone piuttosto che quello di ampliare la portata del loro potere.

 Sviluppando una definizione di potere basata sulla esperienza femminile, la donna può essere un buon politico; che non insulterà i suoi oppositori politici, per qualsiasi ragione; che non si immischierà in intrighi propri della politica come fanno di solito gli uomini. Una politica donna può accuire il suo lato materno che è sempre attento ai bisogni degli altri per fissare la sua agenda politica. Il potere non è forse l’abilità di risolvere i problemi, non è vero?

Conclusione

Infine, per rispondere alla domanda sollevata nel preambolo di questa esposizione, posso concludere che impedire alle donne di essere attive in un partito politico o in politica è una interpretazione religiosa, non la religione stessa. Questa è una interpretazione religiosa, che è influenzata dal genere o da valori patriarcali.  Questo è il problema principale.

Una interpretazione influenzata è preservata intenzionalmente e trasmessa di generazione in generazione in nome della religione con l’interesse di raggiungere obiettivi politici. E ciò è davvero ironico. La cosa più ironica è che nella vita reale di molte comunità Musulmane in vari paesi, l’interpretazione umana relativa e profana del Corano è spesso considerata santa e sacra, più sacra e santa che lo stesso Corano.

Per concludere, la lotta della donna in politica richiede ancora molto tempo. Perciò, cosa dobbiamo fare?  Io propongo tre cose. Primo, stabilire collaborazioni  tra vari gruppi di donne, da molti paesi così come si cerca di fare in questo convegno.  La lotta per il successo richiede sempre strategie brillanti ed una forte solidarietà. Questa rete è assolutamente necessaria per eliminare tutti i tipi di regole e regolamentazioni delle strategie politiche, che non sono amichevoli nei confronti delle donne. Secondo, internamente le donne stesse devono cercare di promuovere le loro capacità e qualità attraverso una più ampia educazione. Le organizzazioni femminili, specialmente i gruppi di ogni partito dovrebbero spendersi per far crescere la loro partecipazione nelle posizioni dove si prendono le decisioni. Terzo, ultimo ma non meno importante, è quello che le donne dovrebbero avere il coraggio di esprimere interpretazioni degli insegnamenti religiosi. Dal momento che, ineguaglianza e discriminazione contro le donne, specialmente in politica derivano dai testi religiosi secondari, il Tafsir (Esegesi del Corano) e l’Hadith. In tal modo, ritornando ad una interpretazione originaria e diretta del Scaro Libro a dando un nuovo e critico sguardo all’Hadith, impegnandosi in una ijtihad creativa, le moderne autorità Islamiche si potrebbero riformare molto bene e potrebbero rinnovare la posizione delle donne in politica.

Come conclusione vorrei ricordarvi un verso del Corano: “Ho scoperto che una donna è loro regina, che è provvista di ogni bene e che possiede un trono magnifico.” (Corano, al-Naml, 27:23).

 



Messaggio
di Papa  Benedetto XVI


Incontro di dialogo tra le religioni, Monaco di Baviera 2011


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