Cardinale, Arcivescovo di Ranchi, India
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Introduzione
Gesù Cristo è venuto nel mondo come il Principe della Pace, l’incarnazione stessa della pace celeste. Il canto degli angeli alla sua nascita: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama" proclama questa verità eterna. Noi crediamo nel Principe della Pace e in Lui abbiamo la vita nella sua interezza. Il mondo vive e va avanti con questa speranza: il faro posto in alto sulla spiaggia della vita. Tuttavia non possiamo semplicemente essere ciechi davanti alla violenza diffusa e chiudere le orecchie alle grida degli innocenti. La violenza del nostro tempo è scioccante e incute terrore. Nelson Mandela, angosciato da questa tremenda realtà, ha scritto: “il ventesimo secolo verrà ricordato come un secolo segnato dalla violenza. Ci addolora con il suo carico di distruzioni di massa, di violenza inflitta su scala mai vista e non immaginabile precedentemente nella vita degli uomini.”
Ogni persona sensata in questo mondo è seriamente preoccupata per lo spargimento di sangue, per gli omicidi, le bombe, la violenza di massa, gli incendi dolosi, e per il terrorismo. Il dottor Gro Harlem Brundtland, l’allora direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ha scritto: “La violenza è un problema complesso, legato a modalità di pensiero e di comportamento definite da una molteplicità di forze all’interno delle nostre famiglie e delle nostre comunità, forze che possono anche trascendere i confine nazionali”. Tuttavia, come gente che spera, non possiamo semplicemente rimanere seduti a piangere presso i fiumi di Babilonia. Abbiamo bisogno di impegnarci attivamente nella nuova frontiera della pace in modo da affrontare la violenza, guarire le ferite e portare la riconciliazione. Noi siamo i figli della resurrezione e della luce eterna.
La creazione della pace e dell’armonia
Dio ha creato il mondo dal caos e ha visto che era “cosa buona”. Ha creato l’uomo e la donna a sua immagine divina e simile a Lui, e li ha considerati il gioiello del creato. Ha dato loro l’autorità di regnare sulla creazione e di renderla unita con l’amore, godendo in questo modo di armonia e di pace. Dio ha riposto fiducia totale negli esseri umani. La fiducia è un ponte che unisce i cuori. Il cuore di Dio e il cuore del primo uomo e della prima donna formavano un legame melodioso grazie alla fiducia che scaturiva dall’amore puro. La stessa fiducia univa il primo uomo e la prima donna, come rappresentato nei primi due capitoli della Genesi. L’uomo e la donna erano stati creati ad immagine di Dio, avevano avuto le stesse divine benedizioni ed erano stati loro affidati compiti comuni, per questo erano partner in armonia, in termini di uguaglianza e reciprocità. Si, Dio ha creato il genere umano affinché vivesse in pace ed armonia con se stesso e con la creazione nella sua totalità. Per questo non è un’esagerazione dire che Egli ha creato la pace e l’armonia. Questo è l’ordine della creazione e perciò l’ordine della vita.
La rottura del patto
L’amore dell’alleanza di cui l’uomo e la donna godevano con Dio, il loro Creatore, è stato interrotto a causa del cattivo desiderio dell’uomo di “essere uguale a Dio”. La disobbedienza e l’orgoglio arrogante hanno distrutto la fiducia e di conseguenza la pace e l’armonia. La caduta dalla grazia ha portato all’allontanamento e all’alienazione dell’umanità in tutti gli ambiti della vita. La pace e l’armonia che esistevano tra l’uomo e la donna sono stati sostituiti dal rapporto di dominio e sottomissione. La relazione di fiducia tra gli esseri umani si è trasformata in una di odio e violenza, come mostrato dalla storia fratricida di Caino ed Abele.
La rottura del patto ha reso gli esseri umani distanti dal loro Creatore e dal loro prossimo e, infine, ha portato alla distruzione dell’armonia tra l’umanità e la natura. Il terreno iniziò a generare "spine e cardi" , e gli esseri umani, a loro volta, divennero sfruttatori sfrenati e predatori spietati. Per farla breve, la disobbedienza e la superbia degli esseri umani li ha alienati da Dio, il che ha avuto come conseguenza lo sbilanciamento dell’armonia nell’ordine della creazione. L’umanità si è separata dal suo Creatore, gli uomini si sono separati tra di loro e dalla natura. L’interezza della creazione di Dio si è dissolta in una frammentazione caotica, in divisioni create dall’uomo.
“La cultura della violenza”
La storia dell’esistenza umana nel corso dei secoli ha visto violenze di ogni tipo, la maggior parte delle quali hanno origine dall’io e dall’egoismo. In base all’Organizzazione Mondiale della Sanità, ogni anno più di 1,6 milioni di persone perde la vita in modo violento. Questo non include le conseguenze della violenza, ossia i milioni di persone con malattie di ogni tipo, da quella fisica a quella mentale, psicologica, sessuale, riproduttiva e mentale. La violenza ha conseguenze anche sull’economia delle nazioni, sul tessuto della società, sull’equilibrio ecologico e sulla simpatia di cui si gode nelle proprie comunità. Improvvisamente il vicino diventa l’ “altro”, e il sospetto e l’odio portano devastazione. La violenza causa anche spese enormi per l’assistenza medica, il ripristino della legge e la ricostruzione.
La violenza sembra essere cucita nel tessuto della maggior parte delle società ed esiste in molte forme e a livelli molteplici. Che sia fisica, verbale, sessuale, psicologica, domestica o emotiva, e che sia inflitta da individui, gruppi, istituzioni o nazioni, la violenza minaccia la razza umana in molti modi complessi. Il mondo moderno sta affrontando una crisi a molte dimensioni, una crisi che pone sfide a ogni singolo aspetto della nostra vita. Alcuni dei principali aspetti della crisi sono: la militarizzazione eccessiva, la proliferazione e la disponibilità mondiale delle armi, il terrorismo, l’ostilità, il sovrasviluppo e il sottosviluppo che ha come conseguenza un gran numero di persone che soffre per la povertà, la fame, l’emarginazione, lo sfruttamento. Il Santo Padre Giovanni Paolo II di venerata memoria ha detto: “S'afferma, inoltre, e diventa sempre più grave nel mondo un'altra seria minaccia per la pace: molte persone, anzi, intere popolazioni vivono oggi in condizioni di estrema povertà. La disparità tra ricchi e poveri s'è fatta più evidente, anche nelle nazioni economicamente più sviluppate. Si tratta di un problema che s'impone alla coscienza dell'umanità, giacché le condizioni in cui versa un gran numero di persone sono tali da offenderne la nativa dignità e da compromettere, conseguentemente, l'autentico ed armonico progresso della comunità mondiale.”
A questo si aggiunge il degrado ambientale sotto forma di inquinamento e di crescente scarsità di risorse, la negazione dei diritti dell’uomo, la corruzione, il crimine, il sistema delle autonomie locali, il consumismo, la discriminazione di genere e l’ingiustizia, la crisi energetica, la crescente insicurezza, il terrorismo, il traffico di droga, l’AIDS. L’insieme di tutti questi fattori ha creato una cultura della violenza e posto una grande sfida al mondo e alla pace mondiale.
Dio, che ha creato ogni cosa, voleva un mondo pieno d’armonia dove: “Il lupo dimorerà insieme con l’agnello; il leopardo si sdraierà insieme al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un piccolo fanciullo li guiderà”. Dio ha perso la sua battaglia? Tutto sta andando contro la sua volontà? Per un attimo ogni cosa appare cupa e confusa.
Gesù, il Principe della Pace
"Quando venne la pienezza del tempo", Dio mandò il suo unico Figlio Gesù. Egli è venuto per liberare, guarire e ridare la pace. San Paolo proclama: "Noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo.” Gesù, prima di essere crocifisso, dona la pace ai suoi discepoli. Dice: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore." Gesù risorto riconferma il dono con il saluto che ripete: “Pace a voi!”. Egli riconcilia tutto con il sangue della sua croce, è davvero la nostra “pace”. "Egli infatti è la nostra pace, colui che di due ha fatto una cosa sola, abbattendo il muro di separazione che li divideva[…]” Gesù Cristo è la nostra riconciliazione e la nostra pace, e questo è il motivo per cui la chiesa cristiana nella sua storia lo ha proclamato: "il Principe della Pace”. Si, e attraverso di Lui Dio ha vinto la battaglia. Egli è la Via, la Verità e la Vita.
Chiamati ad essere operatori di pace
Noi affermiamo che Gesù è la risposta a tutte le domande della vita, per quanto complicate e misteriose possano essere. Riconosciamo ed annunciamo la buona notizia che siamo riconciliati con Dio attraverso Gesù, il Crocifisso, e in Lui siamo diventati figli e figlie di Dio. Egli costruisce ponti tra le valli e colma le distanze che si stanno allargando. Gesù è l’operatore di Pace per eccellenza. Questa affermazione della nostra fede in Gesù come Principe della Pace non solo riversa su di noi la grazia della pace ma ci chiede di essere operatori di pace come Lui. Di conseguenza la pace è un dono ma anche un compito e una responsabilità. La pace non è un tranquillante ma è ciò che ci dà la massima energia per essere sempre vivi, vibranti e appassionati alla sua causa. Nel discorso della montagna Gesù dice: "Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio". Noi siamo i figli e le figlie di Dio e per questo siamo implicitamente operatori di pace.
(a) Rispettare l’Altro
Ogni persona umana nata sulla terra è creata ad immagine di Dio e per questo è rivestita di santità e dignità. Ciascuno merita il rispetto dell’altro indipendentemente dalle differenze, che siano di etnia, lingua, regione, status, colore o credo. La Beata Madre Teresa, premio Nobel per la Pace, ha manifestato questa verità fondamentale nella sua vita quotidiana, restituendo la dignità ai bisognosi. Davvero la pace ha come fonte il cuore di ogni persona. Il Santo Padre Benedetto XVI dice: “Sono infatti convinto che rispettando la persona si promuove la pace, e costruendo la pace si pongono le premesse per un autentico umanesimo integrale. È così che si prepara un futuro sereno per le nuove generazioni”.
Questo è fondamentale al ministero della pacificazione e della riconciliazione. La nuova frontiera della pace inizia con il rispetto sottinteso verso l’altro: la creazione piena di dignità di Dio. La Gaudium et Spes proclama: “Tale pace non si può ottenere sulla terra se non è tutelato il bene delle persone e se gli uomini non possono scambiarsi con fiducia e liberamente le ricchezze del loro animo e del loro ingegno. La ferma volontà di rispettare gli altri uomini e gli altri popoli e la loro dignità, e l'assidua pratica della fratellanza umana sono assolutamente necessarie per la costruzione della pace. In tal modo la pace è frutto anche dell'amore, il quale va oltre quanto può apportare la semplice giustizia.”
(b) Andare incontro ai poveri
Allora sorge una domanda: può il mio fratello o la mia sorella andare a letto affamato mentre io godo dell’abbondanza? Può la mia coscienza tollerare che questo accada nel mio vicinato o intorno a me? Dio non ha creato ciascuno affinché godesse e gioisse allo stesso modo delle ricchezze della creazione? Perché allora questa differenza? Il Santo Padre Beato Giovanni Paolo II ha scritto: “Sono milioni i bambini, le donne e gli uomini che soffrono quotidianamente per la fame, per l'insicurezza, per l'emarginazione. Queste situazioni costituiscono un grave affronto alla dignità umana e contribuiscono all'instabilità sociale.” Queste situazioni di povertà, fame e miseria sminuiscono la vita umana e sono chiare minacce alla pace. La nuova Frontiera della Pace deve affrontare questa bruciante questione. Le ingiustizie strutturali, i conflitti, la violenza, il comportamento disumano lasciano molti sulla strada. Abbiamo bisogno di lavorare insieme solidali per combattere la povertà. Il Santo Padre, il Beato Giovanni Paolo II, ha detto: “L'esempio di Cristo, non meno della sua parola, è norma per i cristiani. Noi sappiamo che tutti, senza distinzioni, nel giorno del giudizio universale, saremo giudicati sul nostro amore concreto verso i fratelli. Sarà anzi nell'amore concretamente esercitato che molti, in quel giorno, scopriranno di aver di fatto incontrato Cristo, pur non avendolo prima conosciuto in modo esplicito (cfr. Mt 25, 35-37). «Se cerchi la pace, va' incontro ai poveri!.”
(c) Sostenere le famiglie
La famiglia è la culla che alimenta l’amore, la dignità, l’accettazione e la crescita. E’ l’habitat naturale dove ci si prende cura della vita, le si da forma e la si sostiene. Il Vaticano II definisce la famiglia “la cellula prima e vitale della società”. Il Santo Padre Benedetto XVI descrive questa verità in maniera molto bella. Dice: “La famiglia è fondamento della società anche per questo: perché permette di fare determinanti esperienze di pace. Ne consegue che la comunità umana non può fare a meno del servizio che la famiglia svolge. Dove mai l'essere umano in formazione potrebbe imparare a gustare il « sapore » genuino della pace meglio che nel « nido » originario che la natura gli prepara? Il lessico familiare è un lessico di pace; lì è necessario attingere sempre per non perdere l'uso del “vocabolario” della pace. Nell'inflazione dei linguaggi, la società non può perdere il riferimento a quella « grammatica » che ogni bimbo apprende dai gesti e dagli sguardi della mamma e del papà, prima ancora che dalle loro parole.”.
Il compito che sta davanti alle nuove Frontiere della pace quindi è lavorare incessantemente per rendere le famiglie umane comunità di pace, da cui inizia il nostro viaggio per costruire la famiglia globale della solidarietà e della cooperazione. Il Santo Padre dice ancora: “Anche la comunità sociale, per vivere in pace, è chiamata a ispirarsi ai valori su cui si regge la comunità familiare. Questo vale per le comunità locali come per quelle nazionali; vale anzi per la stessa comunità dei popoli, per la famiglia umana che vive in quella casa comune che è la terra.” La frammentazione che le famiglie ovunque stanno sperimentando è orribile. Anche la famiglia globale si sta frammentando a causa della violenza etnica, delle guerre razziali, dei conflitti ideologici, delle differenze religiose e molto altro ancora. Non possiamo rimanere a guardare. Il tempo passa e dobbiamo essere all’altezza della situazione se vogliamo chiamarci operatori di pace. Apparteniamo all’unico corpo di Cristo quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme. Le nuove Frontiere della Pace devono andare avanti per costruire il Corpo di Cristo. La Guadium et Spes dice: “E perciò, chiamati a una sola e identica vocazione umana e divina, senza violenza e senza inganno, possiamo e dobbiamo lavorare insieme alla costruzione del mondo nella vera pace.”
(d) Proteggere la natura
Anche la natura è creazione di Dio, e benché gli uomini e le donne abbiano il privilegio di dominarla, questo non significa in nessun modo che la debbano sfruttare. Le risorse della natura sono a disposizione di tutti gli uomini e di tutte le donne e non di pochi privilegiati. I ricchi giacimenti di benessere naturale appartengono a tutte le generazioni. Ogni persona ha gli stessi diritti sui doni della natura. Mentre godiamo le ricchezze della natura abbiamo anche il dovere di preoccuparci per essa e per l’ambiente. Il Santo Padre Benedetto XVI dice: “Dobbiamo avere cura dell'ambiente: esso è stato affidato all'uomo, perché lo custodisca e lo coltivi con libertà responsabile, avendo sempre come criterio orientatore il bene di tutti.” Lo sfruttamento e l’abuso della natura, la deforestazione, l’inquinamento, la desertificazione e altro ancora stanno causando un cambiamento climatico e uno squilibrio ecologico che ha portato enormi disastri. Possono le nuove Frontiere della Pace proteggere la creazione di Dio? Come proteggiamo la bellezza della natura che riflette la grandezza di Dio? Abbiamo una grande missione anche in questo ambito.
Il cammino del dialogo, della verità e della non violenza
Il compito che sta davanti agli operatori di pace o alle nuove Frontiere della pace presenta molte sfide ed è emozionante. Devono essere elaborate strategie adatte per continuare la missione della costruzione della pace, di ponti tra i cuori, le culture, le religioni e le nazioni, fino a renderle un’unica grande famiglia globale. Abbiamo bisogno di raccogliere le abitudini migliori in ogni parte del mondo ed applicare localmente in modo da produrre molti frutti.
La storia ci ha mostrato che non sono la violenza, la guerra, la distruzione o la vendetta a portare la riconciliazione, la pace o l’armonia. Il dialogo è un approccio umano per costruire i rapporti. Nel dialogo l’altro è rispettato, si apprezzano i punti di vista, si condividono le ideologie e insieme, nella riflessione e nel discernimento, si identifica l’unico cammino per potere andare avanti. Il percorso può essere difficile ma apre delle strade ed amplia gli orizzonti. Le decisioni unilaterali per la maggior parte dividono e restringono il sentiero della comprensione. Il Santo Padre Benedetto XVI dice, “Fondamentale, a questo riguardo, è « sentire » la terra come « nostra casa comune » e scegliere, per una sua gestione a servizio di tutti, la strada del dialogo piuttosto che delle decisioni unilaterali.”. Il dialogo deve abbracciare tutte le dimensioni della vita umana, ossia quella “economica, socio-politica, culturale e religiosa’. L’opera deve iniziare da me e da noi. Non possiamo aspettare che tutto il mondo si muova. La Chiesa ha sempre parlato in favore del dialogo ed essa è davvero in dialogo con se stessa e con gli altri per trovare modi e strade per vivere in armonia reciproca, godendo allo stesso tempo della libertà personale e religiosa.
Conoscere e vivere la verità sono strategie molto importanti al fine di realizzare la pace. La falsità avvelena i rapporti, rompe i legami e costruisce castelli in aria. Con le parole del Santo Padre Benedetto XVI, “dove e quando l'uomo si lascia illuminare dallo splendore della verità, intraprende quasi naturalmente il cammino della pace”. La verità è fondata sull’ordine divino. Ogni persona creata appartiene all’unica grande famiglia umana, con le differenze sociali, culturali e linguistiche che ha ereditato. L’innata dignità divina lega tutti insieme.
Per questo esaltare in modo estremo qualsiasi differenza di uno rispetto all’altro va contro questa verità fondamentale e, di conseguenza, colpisce la pace. La differenza va apprezzata così da imparare a rispettarla, in favore della verità di appartenere a un’unica famiglia umana. La consapevolezza del nostro trascendente destino può ridarci il centro e minimizzare la differenza in favore della coesistenza, della collaborazione, della cooperazione, della partecipazione e della pace. “[…] per essere autentica e duratura, la pace deve essere costruita sulla roccia della verità di Dio e della verità dell'uomo. Solo questa verità può sensibilizzare gli animi alla giustizia, aprirli all'amore e alla solidarietà, incoraggiare tutti ad operare per un'umanità realmente libera e solidale. Sì, solo sulla verità di Dio e dell'uomo poggiano le fondamenta di un'autentica pace”. La verità ci rende liberi per essere in pace gli uni con gli altri. Dobbiamo permettere alla verità di illuminarci e di conseguenza di renderci operatori di pace.
Il Mahatma Gandhi ha insegnato al mondo il concetto di non violenza, una tecnica per la risoluzione non violenta dei conflitti. Egli ha compreso dall’esperienza che la violenza non è una soluzione a nessuno dei problemi che l’umanità deve affrontare. Essa aumenta solo la tensione, la malignità e l’odio. Gandhi credeva nell’eliminazione dei risentimenti in entrambe le parti in lotta. Ha dimostrato al mondo che persino cause importanti di conflitto possono essere risolte pacificamente tramite il negoziato, la conciliazione e il compromesso. Sicuramente non è una strada facile. Richiede disciplina morale ma porta molti frutti e crea una riconciliazione amichevole. Gli operatori di pace, le nuove Frontiere della pace devono essere imbevute dello spirito della non violenza in modo da raggiungere lo scopo desiderato della pace e dell’armonia.
Conclusione
Nel mondo di oggi stanno emergendo innumerevoli questioni che mettono in grave pericolo l’umanità. Un’analisi dei problemi rivela che essi sono globali per dimensioni e natura. E’ al di là della portata di una sola nazione o istituzione, per quanto potente, trovare una soluzione a lungo termine a questi problemi. Sono necessari la cooperazione internazionale, l’approccio interdipendente, il dialogo costante e sentimenti simili per affrontarli e fondare l’ordine divino della pace. Le nuove frontiere della pace dovranno lavorare strategicamente in modo da creare strade ed opportunità per tale dialogo, avendo fiducia nel Principe della pace "Perché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio…e il suo nome sarà: 'Consigliere mirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della Pace." Il Vangelo secondo Matteo vede l’adempimento della profezia nella venuta di Gesù (Mt. 4:15-16). Con fede in lui, noi preghiamo “Venga il tuo Regno!”. |