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13 Сентября 2011 09:00 | Neues Rathaus, Kleiner Sitzungssaal

Religioni in Asia: la sfida della modernità di Gensho Hozumi



Gensho Hozumi


Rinzai Zen Buddhism, Japan

Sono un monaco buddista venuto dal Giappone. Mi sento onorato ad essere qui con voi, all'Incontro Interreligioso di Preghiera per la Pace, su invito della Comunità di Sant'Egidio. Sento profonda gratitudine che mi sia stata data l'opportunità di poter parlare in questa sede, ricca di storia e tradizione, nella città di Monaco di Baviera in Germania.

Prima di tutto, dovrò parlare del popolo giapponese colpito all'improvviso dall'enorme terremoto, arrivato alle 2:46 pm dell'11 marzo di quest'anno, cui si sono susseguiti dei disastri inimmaginabili come tsunami, incidente nucleare alla Centrale di Fukushima, fuoriuscita delle radioattività che hanno contaminato la nostra terra, ecc. Le conseguenze di questi disastri non trovano soluzioni, nemmeno ora a sei mesi di distanza.

Circa 20.000 persone hanno perso la vita e il numero delle persone che hanno perso la propria casa si dice che raggiunga intorno a 100.000. Ma il disastro non si finisce qui. Il dolore e la sofferenza degli uomini colpiti duramente dagli ultimi fatti sono incommensurabili. Chi avrebbe potuto fermare questa tragedia naturale?  Da quel giorno dell'11 marzo non ho potuto vivere nemmeno un giorno senza pensare a quella catastrofe che ci ha colpito.

L'uomo non può vivere da solo. Gli uomini vivono sorreggendosi tra di loro. Questo non succede solo nella società umana, ogni cosa, ogni creatura vivente, vive e fatta vivere grazie al beneficio elargito dalla Natura. E compiendo riflessioni alla luce di questa realtà, il mio modo di vivere è cambiato. Ora vivo domandandomi se si può continuare a vivere come prima, come se non fosse accaduto niente...

Penso che sia importante agli uomini moderni, che hanno cercato di costruire la civiltà umana basata sulla scienza, sul beneficio materiale, fermarsi un attimo a riflettere su questa realtà... Dobbiamo riconsiderare che cosa vuol dire vivere ogni giorno nella sicurezza e nella tranquillità...

Non è possibile d'altra parte per me, come un religioso asiatico, vivere pensando solo al bene e ai problemi del mio Paese. Dobbiamo ricercare vie pacifiche basate sulla sicurezza e sulla reciproca fiducia tra i Paesi vicini, per una convivenza di pace. Se si parte dal punto di vista del proprio popolo, nazione, religione, ecc., si rischia di tendere all'affermazione di sé, accentuando le divergenze senza raggiungere la concordia, e da qui nascono conflitti che possono sfociare anche in guerre di grandi dimensioni.

Penso che il lavoro che spetta agli uomini religiosi sia quello di cercare di diventare umili, e cercare le vie di convivenza umanamente degne. Naturalmente non viene negata alla politica, alla economia, alla istruzione e alla cultura la loro importanza.

Per i religiosi, per il raggiungimento della convivenza pacifica tra uomini, è sommamente importante lo spirito di conciliazione e il dialogo.

Non esistono i confini per i pensieri retti. Per le religioni rette non dovrebbero esistere i confini.

Gli uomini, per sua natura intrinseca, devono godere dei diritti umani, la dignità di creature che pensano liberamente, usando il dono dell'intelligenza. E questa intelligenza ci sprona ad affermare che occorre costruire un mondo senza pericoli nucleari. Noi tutti dobbiamo lavorare e impegnarci affinché dalla terra asiatica e da tutto il mondo scompaiano i pericoli nucleari.

Anche le centrali nucleari (per la produzione di energia elettrica), anche se viene detto che sia di uso pacifico, non è immune dai pericoli nucleari. Occorre assolutamente trovare le vie di impiego di energie naturali in sostituzione ad esse, per difendere la vita degli uomini.

Questo è il tema che l'umanità deve portare avanti senza mai fermarsi, e nello stesso tempo questo è il desiderio dell'umanità intera.

In questo impegno, anche noi uomini religiosi dell'Asia dovremmo continuare il cammino di dialogo con lo spirito generoso e tollerante. Non dovremmo mai risparmiare le nostre forze per la formazione di una società benefica.

Io, da canto mio, cerco di vivere sotto i seguenti cinque voti:

1. Come una creatura umana, portare avanti con passione le ricerche per capire quella verità radicata nell'Universo 

2. Tralasciando di criticare l'altro, cercare di indagare in profondità me stesso

3. Pieno di gratitudine per la Natura che ci beneficia, sentire la pietà per ogni creatura vivente, con senso di rispetto

4. Imparare dal passato, creare il presente pieno di buone promesse per il futuro, vivere in pienezza l'oggi

5. Riconoscere a vicenda altri popoli, paesi, religioni, e desiderare il permanere dello spirito di armonia.

Desidero concludere il mio discorso con le parole di ringraziamento per tutte le persone del mondo, per voi, che avete condiviso con noi il dolore causato dall'immane disastro scoppiato l'11 marzo e che continuate a sostenerci.

Grazie dell'ascolto.