Vice-Président de Ideasolidarité, Italie
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Mi felicito con la Comunità di Sant’Egidio per avere incluso nella nostra riunione un tema così importante per la pace: l'educazione a vivere insieme, che vuol dire conoscenza reciproca, che vuol dire tolleranza, che vuol dire Pace.
Da noi in Europa ci sono voluti oltre 6 secoli dalla fine del Medio Evo perché ci fosse più educazione alla pace fra gli stati sovrani e alla tolleranza fra le religioni e le varie ideologie. Ma oggi conviviamo in pace fra cattolici, ebrei, mussulmani -sciiti e sunniti- protestanti, ortodossi e con varie ideologie politiche.
Voglio pure ricordare come l'impegno costante e pervicace per il dialogo fra le religioni e con il mondo laico esercitato dagli amici della Comunità di Sant'Egidio, abbia contribuito non poco all'affermarsi di una educazione alla pace e al dialogo in Europa e in altre parti del mondo.
Mi pare opportuno, proprio in questa occasione, ricordare uno dei preamboli della carta fondatrice dell'UNESCO, scritta subito dopo la guerra, e che recita:
“Dato che le guerre nascono nella mente dell'Uomo è nella mente dell'uomo che si devono erigere i baluardi della Pace”
Direi che non c'é frase più appropriata di questa per centrare il cuore del nostro dibattito.
Quindi educare alla pace perché prima di incontrarci ci si possa conoscere, e apprezzare con le nostre diversità che poi sono i fondamenti culturali a cui tutti teniamo.
Questo tema è così importante che, sia a livello internazionale che a quello nazionale vi sono stati riunioni e dibattiti.
Voglio solo ricordare le riunioni internazionali di Montreal (1993) e dell'Aja (1997 dedicata particolarmente all'educazione per la Pace)
Vi sono Organizzazioni Internazionali che si occupano attivamente di questo argomento come la Fondazione per la Cultura della Pace di cui è presidente Federico Mayor già Direttore Generale dell'Unesco.
E poi l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite vi ha dedicato numerosi dibattiti e risoluzioni.
Mi riferisco in particolare alla Risoluzione 52/15
sulla cultura della pace in cui si invitano tutti i governi, le organizzazioni internazionali, e la società civile a orientare le loro attività
“al fine di promuovere e rafforzare una educazione ed una cultura della pace”
Inoltre, sempre l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, dichiarò il decennio 2001-2010 decennio dedicato all'educazione per una cultura della pace.
Voglio ricordare brevemente alcuni principii e raccomandazioni del piano d'azione del decennio delle Nazioni Unite.
“rispetto della vita e promozione della non violenza attraverso l'educazione e il dialogo..”
“rispetto e promozione dei diritti umani e delle libertà fondamentali”
“ rispetto dell'uguaglianza e dei diritti fra uomini e donne”
“ l'educazione, a tutti i livelli, è uno dei mezzi fondamentali per edificare una cultura della pace”
e poi......
“ far sì che i bambini, dalla prima infanzia, ricevano un’istruzione sui valori, comportamenti e stili di vita che insegnino a risolvere i conflitti con metodi pacifici con il rispetto della vita e della dignità umana e con tolleranza e senza discriminazioni”;
infine vorrei ricordare un'ultima raccomandazione particolarmente importante:
“ promuovere la revisione dei piani di studio e dei libri di testo nei vari paesi tenendo conto delle raccomandazioni del piano di azione delle Nazioni Unite sulla cultura della pace....”
Sono tutti punti, ne sono certo, che ritroveremo nel nostro dibattito.
Esiste da una ventina di anni a questa parte, un corpus di esperienze teorico-pratico e centri di insegnamento a vari livelli per l'insegnamento con metodi formali e informali di questa materia.
Ma se siamo qui a dibattere è evidente che molto resta ancora da fare, e Federico Mayor ci ricorda che una delle cause dello scarso progredire di questa educazione è “lo stato carente in cui si trova il sistema educativo, specie al livello primario, anche nei paesi ricchi, dovuto alla trivializzazione dei principi etici, alla vacanza della famiglia come centro di valori da trasmettere, alla esaltazione della violenza come appare da molte immagini che i media ci scaricano addosso”
Altre ragioni verranno esplicitate dal nostro dibattito con suggerimenti su come affrontare questo grande tema, suggerimenti che la Comunità di Sant’Egidio saprà diffondere in modo adeguato.
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