Si è svolta domenica 31 gennaio al Memoriale della Shoah di Milano, la commemorazione della deportazione degli ebrei, una manifestazione che la Comunità di Sant'Egidio, insieme alla Comunità ebraica di Milano, promuove da vent'anni. Un momento vivo di incontro e di ascolto, cui hanno partecipato circa seicento persone tra cui moltissimi giovani, attorno alla testimonianza di Liliana Segre, sopravvissuta ad Auschwitz, che ha ricordato il valore umano profondo di riunirsi ancora una volta per ricordare, senza cedere alla stanchezza del ritualismo, rinnovando invece la memoria nell'aprire le porte alle domande e al bisogno degli altri, come ad esempio le migliaia di profughi accolti nei mesi scorsi all'interno del Memoriale. Questo è stato - ha detto Liliana Segre - "una pioggia d'oro in un luogo dove è caduta solo pioggia d'odio e di lacrime".
La testimonianza di Hussein, rifugiato pakistano, ha ricordato il dramma del viaggio di tanti che hanno trovato proprio nel Memoriale della Shoah un approdo. L'importanza di questa accoglienza, che rafforza il significato di questo luogo, è stata ribadita da Roberto Jarach, vice-presidente della Fondazione Memoriale, mentre rav Alfonso Arbib, Rabbino capo di Milano, ha sottolineato il valore di trovarsi insieme in un tempo in cui l'antisemitismo non è affatto scomparso ma anzi mostra segni di rinnovata virulenza. Ha portato un saluto anche Luciano Fontana, direttore del "Corriere della Sera". La musica di Jovica Jovic ha richiamato inoltre la memoria dello sterminio dei rom e dei sinti. Ha concluso la cerimonia una giovane studentessa della Comunità di Sant'Egidio, parlando dell'impegno degli studenti di Milano per i profughi come risposta possibile all'indifferenza, radice di ogni violenza e del male che portò alla Shoah, come raccontano anche le opere dei giovani artisti del liceo "Caravaggio", in mostra al Memoriale fino al prossimo 29 febbraio.
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