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25 Novembre 2010

Un appello per la pace in Costa d'Avorio, alla vigilia del ballottaggio delle elezioni presidenziali di domenica 28 novembre

 
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Questa mattina è partito dalla sede della Comunità di Sant’Egidio di Abidjan un forte appello per la pace in Costa d’Avorio, contro ogni tipo di violenza politica e sociale, alla vigilia del ballottaggio presidenziale di domenica prossima, un passaggio delicatissimo per un Paese che ha conosciuto otto anni di guerra di civile.
Il Gruppo di Washington, questo il nome del gruppo costituitosi su invito della Comunità sei mesi fa itra  principali leader religiosi del Paese (cristiani e musulmani), insieme ai maggiori rappresentanti della società civile, ha lanciato una solenne “Dichiarazione di Pace” , proponendo ai due partecipanti al ballottaggio (l’attuale Presidente Laurent Gbagbo e l’ex primo ministro Alassane Dramane Ouattara) di giungere ad un “Accordo di Garanzia” che preveda il rispetto dei risultati delle urne, la sicurezza e il diritto di continuare nella propria azione politica sia per il vincitore che per il perdente e la rinuncia ad ogni azione di violenza postelettorale, a difesa di tutta la popolazione ivoriana che in questo momento guarda alla pace come al bene più prezioso da proteggere e far crescere.
Nella “Dichiarazione di Pace” i leader religiosi invitano la Comunità di Sant’Egidio, “che ha sempre saputo sostenere il processo elettorale fino alla soluzione della crisi, attraverso la sua mediazione e i suoi buoni uffici, a continuare nei suoi sforzi nella ricerca della pace in Costa d’Avorio”.

Gli ultimi sviluppi della situazioen politica in Costa d'Avorio

La Costa d’Avorio sta vivendo giorni importanti per la sua rinascita democratica e per il futuro del Paese, considerato il motore economico dell’Africa Occidentale. Bloccati per otto anni dalla guerra civile e da una violenza diffusa che ha toccato diversi strati della società e diviso la nazione tra Nord e Sud, domenica prossima gli ivoriani torneranno alle urne per il ballottaggio delle elezioni presidenziali che vedono opposti l’attuale presidente Laurent Gbagbo, in carica dal 2000 e Alassane Dramane Ouattara, ex primo ministro all’inizio degli anni ’90, alla fine dell’era segnata dalla figura di Houphouet Boigny, il leader africano che governato la Costa d’Avorio dal 1960, anno della sua indipendenza.

 
Dal settembre del 2002, inizio della crisi politica e militare, la Comunità di Sant’Egidio - che ha una significativa presenza nella capitale, Abidjan, e in numerose altre città ivoriane - ha svolto una preziosa opera di mediazione per ristabilire la pace nel Paese. Uno Stato che, dopo 40 anni di pace si era ritrovato “ferito” nel suo orgoglio di nazione “faro” della regione e diviso in due tra Nord, occupato dalle Forze Nuove, e Sud governativo. Il lavoro per la pace, che ha portato nel marzo del 2007 agli accordi di Ouagadougou (la capitale del vicino Burkina Faso) è continuato fino ad oggi accompagnando le forze sociali e politiche alle prime elezioni realmente democratiche del Paese.
 
Dallo scrutino del primo turno, che si è svolto il 31 ottobre scorso, la sede della Comunità di Sant’Egidio, nel quartiere di Treichville, cuore di Abidjan, è stata un punto di riferimento per creare una “rete di pace” che proteggesse il Paese dalla tentazione della violenza e di un ritorno a logiche di aspra e bellicosa contrapposizione. Lo strumento di questa iniziativa è stato il “gruppo di Washington”, dal nome della capitale federale americana, dove la Comunità ha radunato sei mesi fa i principali leader religiosi del Paese (dalle diverse confessioni cristiane ai musulmani) per siglare un patto a difesa della pace e per far partire un forte appello che arrivasse ai politici e a tutta la società civile.
 
Dal 20 ottobre il Gruppo di Washington, di cui fanno parte, tra gli altri, l’arcivescovo di Abidjan, vescovi protestanti insieme ai principali imam del Paese e ai rapprsentanti della società civile, hanno scelto di stabilire un “Comitato di vigilanza e di mediazione” a Treichville, facendo appello alla popolazione per segnalare alla sede della Comunità di Sant’Egidio, dove è presente in permanenza il Comitato, gli eventuali episodi di violenza che si sarebbero potuti registrare nel Paese, in modo da intervenire prontamente a calmare la situazione attraverso le locali autorità religiose e civili.
 
Il Comitato di Vigilanza e di Mediazione è in piedi anche in questi giorni per prevenire ogni forma di violenza nelle ore che precedono e che seguiranno il delicatissimo ballottaggio del 28 novembre.
 
 
 

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