Una rotta "controcorrente" quella seguita dai Giovani per la pace della Comunità di Sant'Egidio che quest'annno hanno scelto Lampedusa per una vacanza non solo di svago ma anche di impegno solidale: in segno di vicinanza agli abitanti dell'isola, protagonisti nel corso dell'anno di un impegno spesso solitario di accoglienza alle migliaia di rifugiati arrivati dall'altra sponda del Mediterraneo; e in segno di amicizia con i tanti giovani nordafricani - spesso loro coetanei - che sono oggi nei centri di prima accoglienza e soccorso.
Per un mese, gruppi diversi provenienti da Roma e altre città italiane di giovani si alterneranno sull'isola. "Living together", la scritta che campeggia sui distintivi, è anche un po' il "programma" di questi giorni.
Il primo gruppo di Giovani per la pace giunto a Lampedusa ha incontrato il parroco dell'isola, don Stefano Nastasi, che ha raccontato loro i giorni dell' "emergenza", quando, con l'intensificarsi degli arrivi dalla Tunisia, c'è stato tra la popolazione anche un intensificarsi degli episodi di solidarietà: in tanti sono accorsi per portare aiuto, cibo, vestiti, aprendo le proprie case per un pasto caldo o una doccia.
Poi la visita alla base Loran, una ex caserma che funge da centro di prima accoglienza per i minori.
"All'apertura dei cancelli ci siamo trovati davanti circa 200 ragazzi, per lo più nostri coetanei. Provengono dal Mali, dalla Guinea Conakry, la Nigeria, il Ghana, il Niger, la Guinea Bissau. Alcuni dalla Somalia, dall'Eritrea, dal Senegal. Quasi tutti paesi dell'Africa subsahariana. Il mar Mediterraneo è stato solo l'ultima tappa del loro viaggio. Godwin, un ragazzo del Ghana, ci ha raccontato come era arrivato ad imbarcarsi: una traversata del deserto su un pick-up , con una cinquantina di persone, poi alcune settimane in Libia... infine due giorni di mare, terribili, di continua paura. Una paura che si vede ancora nei suoi occhi.
Si prepara la festa
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Festa alla ex caserma Loran |
Un momento di preghiera davanti alla Porta di Lampedusa - Porta d’Europa.
Nella parte più a sud dell’isola e orientata verso l’Africa, è un monumento inaugurato nel giugno 2008 e dedicato a quanti giungono nell’isola affrontando i difficili viaggi nel Mediterraneo. Sul muro sono stati incastonati o riprodotti oggetti ritrovati in mare.
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Nel cimitero di Lampedusa
un’area è riservata alla sepoltura di chi ha trovato la morte nei naufragi.
Diverse tombe sono purtroppo senza nome. Anche lì è stata fatta memoria di tutti coloro che muoiono nel rischioso viaggio verso l’Europa dalle coste del nord Africa.
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I ragazzi se ne stavano sdraiati a terra, senza fare niente. Qualcuno giocava a scacchi con i tappi. Ci siamo messi a chiacchierare, un po' in inglese, un po' in italiano. Siamo diventati amici. Ci siamo tornati ogni giorno: abbiamo organizzato una festa e anche una preghiera per ricordare chi ha perso la vita in mare. Con lo sguardo rivolto oltre la rete di recinzione, ai relitti dei barconi abbandonati sulla spiaggia, abbiamo messo dei fiori sulla rete per ogni nome e ogni paese che ricordavamo". |