Il 17 gennaio l’eruzione del vulcano Nyaragongo, a Goma, città del Congo orientale, ha provocato la distruzione di gran parte delle abitazioni della città e la morte di più di 100 persone.
Goma è stata al centro dell’attenzione internazionale nel ’94, durante il genocidio in Ruanda, per la presenza dei campi profughi. Infatti si trova proprio alla frontiera con il Ruanda, anzi si può dire che il confine, segnato dal fiume Kivu, la divide in due. La parte ruandese della città prende il nome di Gisenyi.
L’eruzione del vulcano ha distrutto circa il 70% della città. La cattedrale, l’ospedale, parte dell’aeroporto, non ci sono più. Dei 400.000 abitanti, circa 350.000 hanno perso tutto.
E’ proprio qui, a Gisenyi, che la maggior parte della gente si è rifugiata dopo l’eruzione.
I responsabili delle Comunità di Sant’Egidio del vicino Ruanda si sono recati a Goma, per visitare la Comunità di quella città, verificare la situazione e predisporre gli aiuti.
Ha scritto René Abandi, responsabile della Comunità di Sant’Egidio in Ruanda:
« Siamo appena tornati da Goma, dove la situazione è catastrofica. Abbiamo potuto riunire alcuni amici della Comunità . Era il loro primo incontro dopo l’eruzione e più della metà di loro ha perduto tutti i beni. Ma noi, durante la preghiera, abbiamo ringraziato Dio perché ci sono state poche perdite di vite umane.
Al momento la gente dorme a cielo aperto, vi sono molti feriti, la gente potrebbe continuare a morire per mancanza di cure, di cibo, di acqua e così via.
Le famiglie della comunità e dei bambini della Scuola della Pace sono ancora tutti vivi. Ma hanno perduto quasi tutto ».
Grazie alla presenza delle Comunità di Sant’Egidio sul luogo, si è potuto subito intervenire per portare soccorso alla popolazione così duramente colpita.
Sono stati individuati due punti in cui concentrare le attività, a Goma ed a Bukavu.
A Goma la Comunità ha iniziato ad aiutare un centro per handicappati, che accoglie anche alcune centinaia di profughi. I residenti, infatti, con l’aiuto due Piccole Sorelle di Gesù e due volontarie italiane erano scappate a Nyundo, in Ruanda. Appena la situazione si è calmata, hanno saputo che il centro era miracolosamente rimasto in piedi. Sono tornati, ma lo hanno trovato occupato da circa 200 sfollati.
Per facilitare la sistemazione di tutte queste persone, la Comunità ha provveduto a distribuire a tutti materassi e coperte, oltre che cibo e vestiti.
Una parte di questi aiuti è stata raccolta direttamente sul posto, frutto di un’iniziativa di solidarietà promossa dalla Comunità di Bukavu. Una parte è stata acquistata grazie ai primi aiuti fatti pervenire dall’Europa.
Dopo l’eruzione e la distruzione delle case, una parte degli abitanti di Goma ha attraversato il lago Kivu per rifugiarsi a Bukavu.
Al momento attuale ci sono circa 20.000 persone sfollate, ospitate parte nelle scuole, parte in campi di fortuna, allestiti per l’occasione.
In uno di questi campi, dove sono circa 2.000 rifugiati, la Comunità, oltre a distribuire vestiti e cibo, ha iniziato a fare la Scuola della Pace con i bambini.
Infatti uno dei problemi dell’emergenza è che molte famiglie, nella confusione della fuga delle fiamme e dalla lava, si sono disperse. Sono tantissimi i bambini che non hanno più contatto con i genitori, non ne hanno notizie. Raccoglierli nella scuola della pace è anche un modo per creare un punto di riferimento. Da qui, la Comunità cercherà diaiutarli a rintracciare le loro famiglie.
Da alcune città europee sono già partiti degli aiuti, che stanno per arrivare a Goma. La Comunità si occuperò di distribuire gli aiuti alle famiglie che ne hanno necessità.