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La marcia in memoria della deportazione degli ebrei organizzata dalla Comunità di Sant'Egidio |
In mille, giovani, anziani e stranieri giunti a Genova da tanti paesi diversi, hanno marciato in silenzio verso la sinagoga di Genova per ricordare la deportazione degli ebrei genovesi, avvenuta il 7 novembre di 69 anni fa.
L'iniziativa, giunta alla sua terza edizione, è stata organizzata dalla Comunità di Sant'Egidio e dalla Comunità ebraica di Genova "perché la città mantenga viva la memoria di questo tragico evento".
Il 3 novembre 1943, con un agguato dentro la sinagoga, iniziò la deportazione degli ebrei genovesi con l’arresto di circa venti persone. Altri arresti seguirono nei giorni immediatamente successivi. In tutto furono deportate 261 persone, e fra queste furono solo venti i sopravvissuti. La marcia silenziosa, aperta da uno stiscione sostenuto da alcuni giovani immigrati, è partita da un luogo simbolo della deportazione, quello in cui fu arrestato il rabbino Pacifici, deportato poi ad Auschwitz con la sua comunità.
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La targa commemorativa nel luogo in cui fu arrestato il rabbino Pacifici |
“La marcia della memoria è una iniziativa di popolo – ha detto Andrea Chiappori della Comunità di Sant’Egidio - che ci vede insieme non solo agli ebrei genovesi ma a tutta la città, ed in particolare ai giovani studenti ed ai “nuovi genovesi”, provenienti da tanti paesi del mondo. Fare memoria della Shoah vuol dire assumersi una responsabilità: combattere ogni forma di antisemitismo e lavorare perché in Italia tutte le minoranze siano protette”.
Il rabbino Cohen ha ricordato come lo stermino degli ebrei sia stato solo un tassello di un disegno di eliminazione che rigurdava rom, disabili, omosessuali e che "essere insieme è fondamentale per fermare i massacri in corso in paesi come la Nigeria e per evitare che nuove tragedie si ripetano, come è stato in Jugoslavia".
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