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7 Agosto 2014 | BUDAPEST, UNGHERIA

Il ricordo del Porrajmos si fa invocazione ecumenica perchè abbia fine l'antigitanismo

Superstiti dell'olocausto dei rom, insieme a cristiani di diverse denominazioni, uniti nella preghiera e nell'impegno perchè la memoria sia argine alle derive dell'intolleranza.

 
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Domenica 3 agosto la Comunità di Sant'Egidio di Budapest ha celebrato con una preghiera ecumenica la memoria del Porrajmos, l’olocausto degli zingari durante la Seconda Guerra Mondiale, ricordando anche l’assassinio di una donna rom avvenuto 5 anni fa a Kisléta, in Ungheria.
La preghiera è stata presieduta dal vescovo ausiliare di Budapest-Esztergom, János Székely, responsabile del pastorale degli zingari.
 
Nella notte tra il 2 e il 3 agosto 2009, Mária Balogh fu uccisa nella sua casa a Kisléta mentre dormiva. Sua figlia di 13 anni rimase gravemente ferita. E' l’ultimo di una serie di attentati in Ungheria che in anni recenti hanno portato alla morte di 6 persone, tutte di etnia rom.
Nella stessa notte ma 70 anni fa, nel 1944, nel campo di Auschwitz-Birkenau furono uccise quasi 3000 persone tra rom e sinti.
Accanto al vescovo erano presenti anche Zoltán Balog, pastore della Chiesa riformata, (attualmente ministro delle risorse umane nel governo ungherese), László Deák, pastore lutheran, Aaron Stevens, pastore della Chiesa presbiteriana scozzese in Ungheria e P. Szabolcs Sajgó, gesuita.
Molte le autorità presenti, tra cui László Sólyom, ex-presidente dell’Ungheria, il segretario di stato degli affari sociali, Károly Czibere, il vice-sindaco di Budapest, Tamás Szentes.
Alla preghiera hanno partecipato anche alcuni familiari delle vittime del 2009. 

Un momento toccante è stata la lettura di uno scritto di Éva Fahidi, donna ebrea testimone ad Auschwitz-Birkenau dell’annientamento del lager degli zingari: "Da quella notte mi tormenta il pensiero, com’è doloroso sapere che tra alcuni minuti moriamo. E una tortura ancor più grande sapere che tuo figlio viene ucciso davanti ai tuoi occhi. Il lager degli zingari era pieno di bambini”.
 
Péter Szőke, responsabile della comunità in Ungheria, nel saluto ai presenti ha sottolineato come, di fronte alla domanda „Dove era l’uomo a Auschwitz-Birkenau, a Kisléta e negli altri luoghi dei delitti?”, l’uomo di fede non e mai impotente, ha sempre nelle mani l’arma della preghiera, l’arma più potente di tutte le armi.

Il vescovo Székely ha parlato di tante storie vergognose quando nel 1944-45 furono uccisi gli zingari in modo disumano. Loro, nella loro sofferenza sono diventati simili a Cristo. "Preghiamo per loro che diventino simili a Cristo anche nella resurrezione" ha detto e ha chiesto perdono per i peccati commessi da cristiani contro ebrei e rom.
Durante le preghiere il pastore presbiteriano Stevens ha chiesto la pace per Siria, la Terra Santa, Iraq, Ucraina e per i cristiani perseguitati.

Dopo la lettura delle storie delle vittime degli assassini avvenuti nel 2008-2009, i numerosi fedeli presenti hanno acceso le candele in memoria delle vittime.
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