Presidente della Regione Lazio
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Gentili Autorità,
Cari Amici,
Sono davvero molto felice e onorato di essere qui oggi con voi.
Il mio è solo un breve saluto di benvenuto.
Ma di fronte all’importanza dei temi che verranno trattati in queste giornate e alla rilevanza degli ospiti presenti, non posso non sentire una responsabilità e condividere con voi una riflessione.
Quello che avverto nel vostro impegno, nello spirito di queste giornate, è un messaggio di riscatto.
Sono presidente di un’importante istituzione del nostro Paese, faccio politica da tanti anni, nella società e nelle istituzioni. Eppure – anzi: forse ancora di più per il ruolo che mi trovo a ricoprire - non posso non avvertire quanto la politica sia oggi lontana dalla tensione ideale e spirituale che dovrebbe animare la sua azione e manifesti, invece, spesso, un vuoto di visione che la allontana dai sentimenti, dalle vite delle persone.
È un tema che riguarda da vicino il destino delle democrazie, in Italia, in Europa e nel mondo. La storia di questi anni è segnata dal ripiegamento della politica nella gestione ordinaria, dalla rinuncia a leggere e interpretare i cambiamenti epocali che attraversano il mondo, di rappresentarli al meglio, di offrire risposte positive, rivolte al futuro. Di costruire speranza.
Così le democrazie rischiano di svuotarsi, perché diventano democrazie senza popolo. Si afferma l’illusione che l’egoismo e il materialismo rappresentino l’unica strada per realizzarsi nella vita e per affermare la propria libertà. E allora rialzano la testa i mostri dell’intolleranza e del razzismo. Si lacerano i legami sociali.
Qui sta la necessità di voltare insieme pagina.
“Il coraggio della speranza – ha detto Andrea Riccardi – è uscire dal recinto autoreferenziale per predicare con decisione il dialogo, mostrando come l’odio genera solo morte”.
Parlare di coraggio della speranza significa costruire comunità umane che respingono il pessimismo di quest’epoca, uscire da noi stessi e proiettarci nell’ottica della condivisione e della solidarietà. Significa guardare al futuro non con paura e remissività, ma saper intravedere nei passi che compiamo la costruzione di una strada comune.
È necessario che la politica si assuma la responsabilità di trasmettere il coraggio della speranza. Non tirarsi indietro ma, in un certo senso, accettare l’onere di “orientare la storia”.
Davanti a noi abbiamo esempi straordinari. Che non vengono dalla politica. Penso alla veglia in favore della Pace in Siria promossa poche settimane fa dal Santo Padre. In quell’incontro si colgono tutti gli aspetti citati sino ad ora: differenze che si incontrano, potenza di un obiettivo comune come la pace, forza del dialogo. È lo “spirito di Assisi”. Quello spirito che, da 27 anni, la Comunità di Sant’Egidio continua a diffondere in questi incontri. Con tenacia e con intelligenza.
Per questo siamo interessati a queste giornate. Grazie, dunque, alla Comunità di Sant’Egidio ed ai molti autorevoli esponenti di diverse confessioni religiose presenti. Le vostre parole vanno molto oltre le mura di questa sala, e, con la loro forza – la forza del pensiero e dello spirito – si rivolgono al mondo.
Grazie davvero. E buon lavoro a tutti voi. |