Viceministro degli Affari Esteri, Italia
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Il tema di questo Panel sta particolarmente a cuore a noi tutti, in particolare alla Comunità di Sant'Egidio, che ci riunisce qui ad Anversa per la 28esima edizione degli incontri interreligiosi di Preghiera per la Pace che avvengono ogni anno. Questo pellegrinaggio ci porta oggi ad Anversa.
Questa mattina vogliamo ascoltare delle voci che vengono dall’Iraq, questo paese in una situazione, come avete letto dalle cronache recenti, così drammatica. Abbiamo il privilegio di avere oggi fra noi alcuni fra i più significativi testimoni e protagonisti di questo difficile momento che vive il caro Iraq.
Conosciamo tutti, più o meno, per averlo letto, per aver visto terribili immagini che abbiamo ancora negli occhi, la triste situazione presente dell’Iraq. Oggi vogliamo insieme fare uno sforzo per immaginare il futuro di questo paese. E’ il titolo della nostra tavola rotonda.
Non è facile in questo momento in cui tante nubi si addensano su questo paese, però pensiamo che sia nostro dovere morale immaginare il futuro, anche per la gente che soffre e che combatte, lotta, per sopravvivere.
L’Iraq è un’antica nazione con antichi popoli, antichissimi. Tanto antichi che proprio in Iraq, una volta Mesopotamia, si è coltivato per la prima volta il grano nella storia del mondo. Un’antica nazione, con una storica presenza di antiche religioni e antichissime culture.
Non è, non deve essere per noi europei o occidentali, un posto lontano o esotico, ma un posto vicino al nostro cuore, vicino all’attualità, vicino alla nostra vita come un antico mosaico di religioni e culture tutti, con tutte le nostre altre culture, dobbiamo qualcosa a questo paese. Per questo esso merita tutta la nostra attenzione, anche l’attenzione politica, tutta la nostra coscienza e tutta la nostra solidarietà.
Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant'Egidio, nella cerimonia di apertura ha parlato di “paura della storia”. La storia, a volte, sembra un peso insopportabile, come sembra esserlo oggi in Iraq, ma il futuro per noi non è soltanto un destino già scritto. Dipende da ciascuno di noi, dipende da tutti gli amici del popolo iracheno.
Siamo qui per questo e ci domandiamo, e ci domanderemo insieme, cosa è possibile fare per il futuro dell’Iraq.
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