UnA giornata in cui Roma ha ricordato quel 16 ottobre di 70 anni fa, quando prima dell'alba 379 poliziotti della Gestapo entrarono nel ghetto e trascinarono via 1024 ebrei che due giorni dopo sarebbero stati deportati ad Auschwitz. «Non sapevano cosa sarebbe stato della loro vita. Percorreremo a ritroso l'itinerario di quell'indecente rapina divita, come per riaccompagnarli nelle loro case». Con queste parole il vescovo ausiliare di Roma Matteo Zuppi, ha aperto la fiaccolata organizzata dalla comunità di Sant'Egidio.
Una marcia silenziosa partita da una gremita piazza Santa Maria in Trastevere, cui hanno partecipato il presidente del Senato Pietro Grasso, quello della Camera Laura Boldrini e quello della Regione Nicola Zingaretti, il sindaco Ignazio Marino e il fondatore di Sant' Egidio Andrea Riccardi. Illuminato dalle luci delle candele e accompagnato dalle note di "Schindler's List", il corteo si è snodato per le vie del quartiere ebraico fino alla Sinagoga. «Ancora ricordo, malgrado l'età, quanto accadde in quella giornata di pioggia».
Enzo Camerino è uno dei sedici fortunati che tornarono vivi dall'inferno di Auschwitz: «Sono felice che ci siano qui tanti giovani, per non dimenticare mai». Tra le centinaia di partecipanti c' è chi tiene in mano dei cartelli: sopra i nomi dei campi di concentramento dove persero la vita sei milioni di ebrei. Oggi ricordiamo un anno sempre più lontano nella storia, ma non nei sentimenti - il commento del rabbino capo di Roma, Riccardo di Segni - Ci sono nostalgici del male ma c'è anche la nostalgia del bene, come questa piazza».
Al riferimento sulla morte dell' ex ufficiale nazista Erich Priebke seguono le similitudini con la tragedia di Lampedusa. «La giunta della Comunità ebraica ha deciso di adottare una famiglia di sopravvissuti alla strage», annuncia il presidente Riccardo Pacifici. Sui palazzi si susseguono le immagini della deportazione. «Il razzismo è un morbo contagioso da estirpare perché aggredisce le menti», dice dal palco il presidente dell'Ucei, Renzo Gattegna. Poi Grasso: «Dobbiamo lasciare che questo orrore scavi e conquisti le nostre coscienze distratte - Solo così avremo la garanzia che non potrà ripetersi». Mentre per Marino «la memoria di un così triste passato ci spinge a costruire un futuro diverso. A Roma nessuno dovrà più sentirsi straniero o isolato».
GIULIA CERASI
LIBORIO CONCA