| 10 Gener 2010 |
Pozzuoli - La speranza è qui |
I volontari di Sant’Egidio per la prima volta hanno organizzato il pranzo natalizio nel carcere femminile di Pozzuoli |
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Per la prima volta le porte del carcere femminile di Pozzuoli si sono aperte per accogliere il 27 dicembre i volontari della Comunità di Sant’Egidio che hanno servito il pranzo a 42 persone (le donne recluse in totale sono 155). Dopo la Messa celebrata dal cappellano del penitenziario, Fernando Carannante, il pranzo offerto da alcuni ristoratori della zona. Antipasto di polipetti, pasta al forno, polpettone con peperoni e melanzane, spumante e panettone, hanno regalato alle ospiti della casa momenti di serenità. Non è mancato il regalo di Babbo Natale (una felpa, francobollo e carta per letetera, sigarette e cioccolatini). Presente la direttrice del carcere Stella Scialpi, oltre alle suore che operano nel penitenziario. Alle detenute è stato presentato il progetto “Liberare i prigionieri in Africa” portato avanti dalla Comunità di Sant’Egidio e già proposto ad altri istituti penitenziari campani. Grazie a questo progetto con pochi soldi è possibili alleviare le terribili condizioni di detenzione cui versano i detenuti africani che vivono in condizioni igieniche pessime, spesso in celle senza acqua, aria e corrente elettrica. Con 1 euro è possibile comprare 5 pezzi di sapone, o una stuoia, 2,50 una zanzariera, 3 euro medicinali di prima necessità, 6 euro assicurano l’integrazione alimentare ad un prigioniero per un mese. Con piccole cifre, inoltre è possibile contribuire alla liberazione di un detenuto che finita la pena resta in carcere perché non ha i soldi per pagare la cauzione. Entusiaste le detenute 48 hanno aderito alla campagna con un’offerta. Una di loro ha scritto una lettera ai volontari della Comunità, per ringraziarli della possibilità offerta loro di aiutare i detenuti più sfortunati. Di seguito il testo della lettera.
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Sono una detenuta presso la casa circondariale di Pozzuoli. Due settimane fa abbiamo visto insieme alla suora un dossier che la comunità di Sant’Egidio ha portato come testimonianza a noi, e siamo venuti a conoscenza delle gravi condizioni nelle quali i prigionieri africani vivono ogni giorno. La loro situazione è veramente disperata, mancano i beni di primissima necessità come l’acqua e il cibo per non toccare il tema delle condizioni igienico sanitarie. Io, in quel momento, di fronte a tanta sofferenza mi sono sentita di proporre ad aiutare noi tutte insieme chi vive non solo il disagio della prigionia, ma soffre anche la fame e la sete . La mia proposta è stata accolta con un grande spirito di partecipazione. Infatti tutte hanno fatto un’offerta con amore e con la speranza che un piccolo gesto possa diventare un grande aiuto. Augurando un migliore futuro a tutti coloro che come noi conoscono la sofferenza, vivo nella speranza che la vita possa donare a tutti ciò che di più bello essa custodisce. Grazie
Scarici Elena
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