«Stiamo attraversando un periodo storico molto particolare: il progresso tecnico ci ha offerto possibilità inedite di interazione tra uomini e tra popolazioni, ma la globalizzazione di queste relazioni sarà positiva e farà crescere il mondo in umanità solo se sarà fondata non sul materialismo ma sull'amore, l'unica realtà capace di colmare il cuore di ciascuno e di unire le persone »: lo scrive papa Benedetto XVI nel Messaggio inviato ai giovani del mondo, in occasione della XXVIII Giornata Mondiale della Gioventù che si terrà a Rio de Janeiro nell'estate 2013.
Negli anni Novanta, l'avvento della globalizzazione ci ha colto nel mezzo di una crisi: finiva il ciclo post '68 ed era scossa la Repubblica dei partiti. Cosa si imponeva? Il mercato, l'idea del mercato che provvidenzialmente avrebbe regolato l'economia delle differenti società che entravano in contatto con la globalizzazione. Una pratica e un'idea, quella del mercato-provvidenza, che hanno introdotto nella nostra cultura un nuovo materialismo, plasmato - re di mentalità, per cui il valore si misura con il denaro, tutto si vende e tutto si compra, ciò che non si misura economicamente non vale, quindi la gratuità non vale.
È una nuova e più sottile dittatura che invade gli animi: la dittatura di un materialismo individualista. Ma oggi nella crisi finanziaria della globalizzazione, divenuta grave crisi economica, l'idea del mercato provvidenza, si dissolve e restano spaesamento e rabbia. Il materialismo crea una società senz'anima. Uomini e donne spaesati e soli... L'uomo non è solo materia...Quando Dio plasmò l'uomo disse «non è bene che l'uomo sia solo». Identificò come il primo bisogno umano quello della solitudine da colmare con la compagnia, l'amicizia, l'amore, la famiglia. Non parlo di cose astratte e credo che oggi il paradigma di come l'uomo abbia dimenticato di non essere solo materia è la condizione dell'anziano nella nostra società. Anziani, che devono mimetizzare la propria fragilità, si cancellano le rughe e si calano l'età finché dura. E dopo diventano inutili, tanto che possono essere allontanati dalle case, dalle famiglie e confinati in istituto, invisibili. Dei vecchi invece, oggi, c'è tanto bisogno.
La presenza degli anziani nelle nostre società aiuta a comprendere che la dipendenza, la non autosufficienza, il limite, non sono maledizioni da evitare ad ogni costo, ma condizioni comuni dell'esistenza, anche dei più giovani. Sono tratti di un destino comune, dell'umanità in quanto tale. Gli anziani, invece, ci insegnano che la vera sofferenza, quella di cui avere paura, non è la fragilità, ma l'impossibilità di amare e di essere amati. Ci insegnano che ciò di cui aver paura non è il dolore o la morte, ma la solitudine, l'esclusione dal ciclo della vita. Per la Comunità di Sant'Egidio, gli anziani sono stati gli amici che hanno aiutato a forgiare una visione della vita e dell'uomo. Sono testimoni della bellezza della gratuità e del fatto che "c'è più gioia nel dare che nel ricevere". In questo quadro discutere di bene comune, torna ad essere molto importante.
Ma c'è una qualità dell' io: una spiritualità. Secondo me, il credente deve cominciare da se stesso, da una riflessione su di sé. Scriveva Martin Buber con grande saggezza: «Cominciare da se stessi: ecco l'unica cosa che conta. Il punto di Archimede a partire dal quale posso sollevare il mondo da parte mia è la trasformazione di me stesso». Il mondo della politica ha bisogno di donne e uomini che abbiano una spiritualità che nutra l'eticità dell'agire. È la riserva di umanesimo da alimentare personalmente e non solo da richiamare a parole. «L'uomo che dimentica Dio - prosegue papa Ratzinger - è senza speranza e diventa incapace di amare il suo simile. Per questo è urgente testimoniare la presenza di Dio affinché ognuno possa sperimentarla: è in gioco la salvezza dell'umanità e la salvezza di ciascuno di noi».
L'esaltazione dell'apparenza e dell'immediatezza rendono la società n cui viviamo spaesata e confusa. Materialismo e consumismo modellano un modo di vivere che assolutizza il presente. Vengono cancellati il passato e il valore della memoria. Ma una società senza passato, senza gli anziani, è anche una società senza futuro. Ha scritto l'antropologo Marc Augé: «Che fine ha fatto il futuro? Oggi sul pianeta regna un' ideologia del presente»: siamo un mondo di individui senza un prima e senza un poi. Non a caso, proprio scrivendo agli anziani, Giovanni Paolo II aveva messo in guardia il nostro tempo dal rischio di essere una «modernità senza memoria».