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31 Octubre 2012

«Anziani, c'è l'alternativa alle case di riposo»

In tanti non ce la fanno a pagare da soli la retta. Sant'Egidio: spesso è una soluzione di comodo

 
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Troppi anziani vengono portati via dalle loro case, privati del loro ambiente e inseriti in una struttura dove vivono come ospiti o, peggio, pazienti». La denuncia arriva da Claudio Gradoli del gruppo temano della Comunità di Sant'Egidio. L'istituzionalizzazione degli anziani, dice, si può evitare e va scongiurata ove possibile. Ed è quello che fa il movimento fondato da Andrea Riccardi e attivo a Temi da un decennio. Tanti i casi di anziani assistiti dalla Comunità per i quali è stato scongiurato il ricovero o che addirittura sono stati riportati a casa grazie al volontariato degli studenti che frequentano il gruppo a San Lorenzo.

Ma quanti sono gli anziani ricoverati nelle case di riposo e nelle residenze protette nel territorio temano? «Le case di riposo sono distribuite nella Provincia di Temi in tre zone sociali - spiega l'assessore alle politiche sociali del Comune di Temi Stefano Bucaci - che fanno capo a Temi, Nomi e Orvieto. In tutto sono 20, di  cui 9 nella zona di Temi». È il piano sanitario regionale a stabilire quanti posti letto devono essere presenti, complessivamente, nei vari distretti. Per la provincia di Temi in tutto i posti - distribuiti nelle varie case di riposo - devono essere 429 e attualmente ne sono utilizzati 344. Case di riposo e residenze protette, spiega l'assessore, sono tutte a proprietà e gestione privata e la retta mensile che pagano gli utenti è di 2600 euro. 
Non esistono strutture convenzionate, spiega Bucari, ma l'Asl e il Comune intervengono sui singoli casi, integrando la rette degli utenti bisognosi. Ogni caso viene esaminato nella sua condizione famigliare, medica, anagrafica, Nei casi dove l'ente pubblico interviene, l'Asl paga 1300 euro  alla casa di riposo,mentre le restanti 1300 vengono ripartite tra Comune e utente stesso. 

«Anche in questo caso dipende dalle condizioni, economiche e non solo, dell'utente. Nei casi più gravi l'amministrazione può intervenire al 100% coprendo interamente la quota che rimane». Palazzo Spada spende complessivamente 800mila euro l'anno per l'integrazione della rette nelle residenze protette, per complessivamente 110 utenti. Diversa è invece l'assistenza domiciliare: in questo caso l'anziano viene seguito dal Distretto sanitario e dal Centro di salute e preso in carico dal presidio sanitario attraverso il Piano di assistenza individuale. I casi che necessitano di assistenza vengono valutati - spiega Bucari - dalla Commissione dell'Unità di valutazione multidisciplinare del Comune e dell'Asl. «L'utente viene poi affidato ad un sistema di cooperazione sociale».

I servizi di assistenza domiciliare vengono cioè appaltati ad una cooperativa attraverso un bando, attualmente in corso e su cui si è molto discusso. Del tutto a parte, invece, è il caso del Centro geriatrico dell'Asl: una struttura pubblica che rappresenta un ricovero temporaneo per pazienti dimessi dall'ospedale ma che necessitano di una riabilitazione, «Mediamente un anziano resta nel centro geriatrico per due, massimo tre mesi, poi torna a casa o in istituto». 

Complessivamente il Comune stanzia per i servizi socio sanitari (che comprendono anche i centri diurni e altro) 3 milioni e 700mila euro all'anno. Del tutto aparte, invece, sono casi come quello di Alba (vedi servizio in basso) per il quale i servizi sociali del Comune hanno nominato Claudio Gradoli, amministratore di sostegno, affidandogli un budget di 200 euro mensili. «Crediamo che il nostro caso possa rappresentare un modello per evitare il ricovero degli anziani negli istituti, o per riportarli a casa», spiega Gradoli, che è dirigente medico del reparto Malattie dell'apparato respiratorio dell'ospedale temano. «Sicuramente favorire il ritorno a casa degli anziani ricoverati in istituto è un'opera meritoria» commenta Bucari, che però ci tiene a precisare: «La collaborazione con le associazioni di volontariato sono importanti, ma vanno ad intervenire in un contesto diverso da quello di cui ci occupiamo noi».

L'assistenza domiciliare viene attivata infatti solo nei casi più gravi, di anziani che necessitano un'assistenza 24 ore su 24. Allo stesso modo, l'integrazione della retta nelle case di riposo interviene dove si presentano particolari necessità socio-sanitarie ed economiche. «Questo prescinde dall'opera meritoria svolta dai volontari e delle associazioni nei confronti degli anziani soli». Conferma Claudio Gradoli: «I casi che seguiamo nelle varie case di riposo e residenze protette del territorio, riguardano anziani rimasti soli, ma spesso in buone condizioni economiche. Purtroppo spesso la Casa di riposo è vista come una soluzione di comodo dai parenti. Conosciamo persino coppie di sposi che sono stati separati dai figli, con il marito portato in istituto e la moglie rimasta a casa. È a questo tipo di cultura che vogliamo rispondere con la nostra attività».


La storia di Alba, 100 anni vissuti davvero bene

TERNI - Cento candeline spente tra gli amici, per Alba. Non c'erano parenti, con lei, a festeggiare il secolo di vita l'altra domenica, ma i volontari della Comunità di Sant'Egidio e tanti anziani soli o ricoverati nelle case di riposo del territorio. Una sconfitta della solitudine che non si riduce ad un pranzo della domenica, ma che il gruppo temano del movimento fondato nel 1968 dal ministro Andrea Riccardi porta avanti tutto l'anno creando legami solidi trai giovani volontari e gli anziani soli e che si affiancano - e spesso si sostituiscono - a quelli con una famiglia che sembra averli dimenticati.

Quello di Alba con Michele, ad esempio, è di vecchia data: «Ci siamo conosciuti nella chiesa di San Giovanni - spiega la centenaria - dove io andavo a recitare il rosario. Abbiamo fatto amicizia, e Michele, che allora era un ragazzino, ha iniziato a venire a casa a farmi compagnia». In poco tempo il giovane volontario diventa un punto di riferimento per l'anziana sola: «Lo aspettavo sempre sul balcone. Una volta l'ho chiamato alle due di notte». «Una mattina l'ho trovata nuda e a terra - racconta il volontario - La badante era scappata via. È stata solo la prima di una serie di disavventure con le badanti». Badanti che rubavano le cose, persino le scarpe. «Io con loro "interpretavo" il molo del nipote, per selezionarle. Ma i "casting" non andavano molto bene». «Una volta una badante ha avuto un attacco epilettico - racconta ancora Alba - l'ho soccorsa io, perché da giovane ho fatto l'infermiera».

Dopo tante esperienze negative, oggi Alba, grazie anche a Michele e agli altri volontari di Sant'Egidio, ha trovato in Elena l'assistente ideale: «È una ragazza meravigliosa. Piena di pazienza». Ma Alba ha bisogno di assistenza giorno e notte, e spesso per Elena non è facile: «Una volta si è rotta un braccio. Ha continuato ad assistermi anche con il braccio rotto. Ma da sola sarebbe davvero difficile andare avanti». Per questo il destino di Alba sarebbe stato in un ospizio, se non fosse intervenuta la Comunità di Sant'Egidio. Oggi l'augurio di Alba ai suoi amici «è che tutti possano vivere una vecchiaia come la mia: perché posso dire che la mia vita, fino ad oggi, l'ho vissuta davvero bene».


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