A Napoli aumentano i senza tetto. Sono circa 1.500, tra cui moltissimi stranieri, che vivono tra il capoluogo e la provincia: il 120 per cento in più rispetto a soli quattro anni fa. Nella classifica nazionale delle città Napoli si colloca al settimo posto. Il report annuale realizzato dalla comunità di Sant’Egidio rivela un aumento esponenziale della povertà in Campania e soprattutto tra i più giovani. Tantissimi quelli al di sotto dei 40 anni che ormai fanno compagnia ai numerosi pensionati che, con il solo assegno mensile, non possono più pagare il fitto di casa. Gente sfrattata che ha perso ogni cosa e che non riuscirà mai più ad avere un casa propria.
Ma nella categoria dei nuovi poveri ci sono anche i divorziati o separati ai quali, dopo aver pagato gli assegni di mantenimento, non restano neanche più i soldi necessari per acquistare i generi alimentari di prima necessità. E ancora persone, anche con una discreta istruzione, che hanno perso il lavoro e che non sanno come poter sbarcare il lunario. “Il dato preoccupante – spiega Benedetto Ferone della Comunità di Sant’Egidio di Napoli – è che cominciamo ad incontrare per strada anche madri con bambini”. Piccoli che non possono andare a scuola come tutti gli altri. Per questo motivo la Comunità di Sant’Egidio ha realizzato una guida chiamata “Michelin dei poveri”, dove ci sono oltre 500 riferimenti tra numeri di telefono e indirizzi di centri sanitari, a cui le persone in difficoltà possono rivolgersi per trovare assistenza o qualsiasi altro aiuto.
La guida, di facile consultazione, è stata realizzata dalla Comunità di Sant’Edigio in 3.500 copie ed è destinata prevalentemente ai senza fissa dimora. Si tratta di 130 pagine dove si trovano gli indirizzi di 44 mense, ma anche di 25 gruppi e associazioni che distribuiscono pasti, 27 centri di accoglienza, 17 luoghi dove poter curare l’igiene personale, 22 ambulatori sanitari, centri di ascolto e 30 comunità di recupero per tossicodipendenti. La prima parte della guida è dedicata ai posti nei quali mangiare: mense per lo più gestite da chiese e conventi, centri Caritas, associazioni. E i consigli sono dettagliati: per ogni punto, infatti, è indicata l’ora alla quale presentarsi per poter mangiare. E per dormire, oltre ai dormitori pubblici, ci sono posti dedicati a tutti, dai minori (attraverso, però, le istituzioni) alle donne, dagli extracomunitari agli anziani. Nella guida ci sono anche i riferimenti di punti di accoglienza presenti in altre località della Campania perché, spiega sempre Benedetto Ferone, della Comunità di Sant’Egidio, “le persone in difficoltà sono in aumento anche nei centri a bassa densità abitativa”, dove finora i senza fissa dimora erano davvero pochissimi.
“La criticità maggiore – continua Ferone – resta quella dei dormitori pubblici. Solo 300 posti a fronte di una richiesta tripla solo per la città di Napoli. Fondamentale, per quanto sottovalutato, è, invece, il lavoro dei camper e delle unità di strada, servizi di prossimità istituzionali o informali che fungono da sentinelle: intercettano le storie, forniscono la prima assistenza, accompagnano ai servizi, aiutano nelle cure. L’aumento dei volontari è un dato molto positivo, su questo fronte, ma non può deresponsabilizzare i servizi pubblici che restano insostituibili e vanno implementati.