L'idea di partenza è stata l'avvio di «una produzione editoriale e artistica artigianale, unica». la sua realizzazione . È «In the Box, all session» la mostra in corso fino al prossimo 6 giugno al Lanificio (via Pietralata 159) di Roma. Venticinque artisti, tra scrittori, registi, fotografi e pittori, chiamati «a raccolta» da Maurizio Caminito e Stefania Fabri, ideatori del progetto, per «chiudere» in una scatola il loro sguardo sull'esistenza. Seguendo quattro fili narrativi: la memoria, i sogni, il mondo e i segreti. Scatole dunque, da riempire di oggetti e visioni, tali da raccontare storie che viaggiano nel tempo e nello spazio, attraversando memorie personali e collettive.
Come nel caso di Fame per esempio, di Elisabetta Pandimiglio, scrittrice e regista romana che punta lo sguardo su uno dei temi «pesanti» del nostro presente. La fame come eccesso o mancanza attraverso le forme delle infinite malattie alimentari (anoressia,bulimia, ortoressia) che affliggono il nostro ossessivo quotidiano «affamato» di «sentimenti, attenzioni, vita negata». Un topo e una farfalla prigionieri in un box-frigorifero, ricoperto di ritagli di giornale che snocciolano questi disturbi sempre nuovi, fanno da sfondo ad un video in cui il tentativo di fuga dei due «protagonisti» si specchia con un corpo che, solo in acqua, può liberarsi dal suo peso. «Una prigionia esistenziale», insomma, «di un universo giunto al countdown della propria umanità», come scrive la stessa autrice.
Al vuoto, all'assenza di significati fa riferimento anche l'opera di Cesar Meneghetti, videoartista e regista di origini brasiliane, presente quest'anno alla Biennale col progetto «Io È un altro» realizzato con la Comunità di Sant'Egidio. Il suo «Immagini senza oggetto» è una scatola da pellicola sovietica degli anni Trenta in cui una piccola tv ci rimanda il «grigio» dell'assenza di trasmissioni, «l'effigie del nulla...le immagini in fuga dalla realtà». Di sentimenti da scoprire o riscoprire ci racconta invece la scatola, più lieve, delle pittrice Maria Carla Mancinelli che in «Affioramenti poetici» ci accompagna attraverso la gioia, la paura, il piacere. Scatole nelle scatole in cui la scoperta è affidata alla poesia di Emily Dickinson o Wislava Zimborska, nascoste sul cartone bruno. Perché come recita il vecchio proverbio turco sull'esterno della scatola: «Chi non ha pane, ma compera fiori, è un poeta». Un invito da cogliere, soprattutto di questi tempi.
Gabriella Gallozzi
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