Fu, in tutti i sensi e per molti aspetti, una svolta. A segnare, in quel febbraio del 1974, il cambio di un'epoca, di un'idea di società e di convivenza, e a marcare uno «spartiacque nel modo di concepire e di vivere l'esperienza della Chiesa, un momento forte di presa di coscienza della Chiesa di Roma dal punto di vista pastorale». Così, quarant'anni dopo, il cardinale vicario di Roma Agostino Vallini ha ricordato il convegno ecclesiale su "La responsabilità dei cristiani di fronte alle attese di carità e di giustizia nella diocesi di Roma", molto più semplicemente definito, dopo, il convegno "sui mali di Roma", convocato dal suo predecessore Ugo Poletti. Lo ha fatto portando il saluto, nella sala della Protomoteca in Campidoglio, all'incontro di riflessione organizzato in questo anniversario dalla Comunità di Sant'Egidio e dal Censis, con i contributi di Giuseppe De Rita, che fu uno dei relatori con monsignor Clemente Riva, Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant'Egidio e il suo presidente Marco Impagliazzo, e due altri protagonisti di quella «esaltante» stagione ecclesiale, monsignor Pietro Sigurani e suor Lorenzina Colosi, che fu uno degli inarrestabili motori del rinnovamento del Vicariato.
Davvero un momento speciale, come proprio le testimonianze dei presenti hanno messo in evidenza, determinante nella presa di coscienza da parte della diocesi del Papa, in tutte le sue componenti, delle proprie responsabilità di fronte alla storia e alla società. E se per Sant'Egidio, come ha ricordato Riccardi, la partecipazione al convegno fu «un momento in cui mettere a fuoco la connessione vitale tra spiritualità e solidarietà», per la Chiesa di Roma «fu l'evento natale della sua esistenza contemporanea come soggetto», tanto più vitale oggi in quanto «la Chiesa resta una risorsa importante non più però in una Roma dai tanti soggetti sociali, ma nel vuoto di un'atomizzazione accentuata».
Naturale, nel ricostruire il percorso di avvicinamento, lo svolgersi e le conseguenze di quel convegno, il collegamento con papa Francesco, e alla sua attenzione alle "periferie" del mondo, che ben si adatta anche a una città come Roma, dove «si è realizzato un processo di complessiva periferizzazione dei quartieri, privi di riferimenti aggregativi, in una città periferizzata rispetto ai poteri reali, vieppiù invisibili e imprendibili».
Sui protagonisti di quella stagione, dal cardinale Poletti a monsignor Riva e a monsignor Luigi di Liegro, fondatore della Caritas diocesana, s'è appuntata la riflessione di De Rita, che ha in particolare messo in rilievo la duplice ispirazione del convegno, ovvero il riconoscimento della libertà di coscienza e della responsabilità dei singoli nella costruzione della società. E, ciò, in quella che Impagliazzo ha definito la transizione fra il modello di «città sacra» e quello di una «città malata» che iniziava a conoscere i fenomeni di un dissenso che non risparmiava la Chiesa.
SALVATORE MAZZA
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