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8 Maggio 2014

Masslo, in fuga dal Sudafrica per morire a Villa Literno

 
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Jerry Essan Masslo fu ucciso la notte del 25 agosto 1989 da tre colpi di pistola calibro 7,65. Quando fu raggiunto dagli spari era in piedi davanti ai propri assassini, e si rifiutava di consegnare loro il denaro che i rapinatori pretendevano da lui come dagli altri ventisette immigrati africani che vivevano assiepati in un capannone di via Gallinella. A Villa Literno Masslo ci veniva per la stagione della raccolta dei pomodori. Arrivava da Roma, dove viveva con l'aiuto di una struttura d'assistenza appartenente alla Comunità di Sant'Egidio e prima ancora dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, il cui intervento era stato decisivo al suo arrivo in Italia.

È il marzo del 1988. Jerry Masslo è appena atterrato a Roma dalla Nigeria, dopo aver venduto tutto ciò che ha per comprare un biglietto. È un attivista dei movimenti di massa per la black consciousness e la lotta all'apartheid, ed è in fuga dal Sudafrica, più precisamente dal bantustan del Tranksei. Un bantustan è un'area che il governo (bianco) sudafricano assegna alle etnie (nere) locali, fino alla fine della segregazione nel '94 e al reintegro di tutti territori sotto la giurisdizione repubblicana. Nel 1987, però, il Tranksei è protagonista di un golpe militare, e per Masslo, che aveva perso un padre (mai più tornato a casa dopo un interrogatorio della polizia) e una figlia (colpita a sette anni da un proiettile vagante sparato sempre dalla polizia) per vicende politiche, è meglio cambiare aria. Così parte verso l'Italia, dove lo "accoglie" una legge che gli nega lo status di rifugiato politico, previsto in quegli anni solo per i cittadini dell'Europa dell'est. Mentre aspetta lo sblocco della situazione, e il riconoscimento da parte del suo nuovo paese (non) ospitante, il giovane fa la spola tra Roma e le campagne già non più felix della cosiddetta Terra di lavoro. Morirà lì, a Villa Literno, ucciso da tre colpi di pistola. A venticinque anni dalla sua scomparsa, la Comunità di Sant'Egidio e due atenei napoletani (L'Orientale e Federico II) organizzano una commemorazione di Jerry Masslo, proprio tra Napoli e Villa Literno.

Il primo passo delle celebrazioni sarà un ricordo pubblico al cimitero del piccolo comune casertano, questa mattina alle 11, dove sarà depositata sulla tomba del sudafricano una corona di fiori. Nel pomeriggio dello stesso giorno e in quello di domani, a Napoli, presso il complesso di Santa Maria la Nova e la chiesa di San Pietro Martire, avranno luogo invece due giornate di studio per approfondire le tematiche dei viaggi, dei diritti, dell'integrazione dei "nuovi cittadini europei", in Italia e in Campania. «Si tratta di due sessioni di lavoro differenti ma che si intersecano tra loro», spiega Francesco Dandolo, professore di storia economica e storia dell'agricoltura alla facoltà di Economia della Federico II, che interverrà proprio per tracciare un profilo storico dell'immigrazione nella nostra regione. «La prima  analizzerà le tendenze della situazione nazionale, mentre la seconda parlerà di una terra come la Campania che diventa, per i migranti, sempre più una terra ospitante, stanziale, e non più di transito come era stato fino a qualche anno fa». Nel corso della due giorni ai lavorio parteciperanno il presidente della Comunità Marco Impagliazzo, esponenti istituzionali come il prefetto Compagnucci, del Dipartimento libertà civili e immigrazione del Ministero dell'Interno, ma soprattutto docenti ed esperti in materia immigrazione come i professori Triulzi e Amato dell'Orientale e la professoressa Angela Giustino della Federico II.

La vicenda di Masslo, d'altronde, è esemplare del cammino fatto nell'ambito dei diritti dei migranti del nostro paese. L'uccisione del militante sudafricano fu infatti l'evento che impedì alla società e alla politica nazionale di continuare a chiudere gli occhi davanti a un fenomeno che cominciava ad assumere dimensioni importanti. A salutare il giovane Masslo, il giorno del suo funerale, ci fu tantissima gente, cittadini napoletani e casertani, membri di associazioni, militanti, esponenti del sindacato e della politica, non solo locale. Qualche settimana dopo, a Roma, fu organizzata la prima manifestazione antirazzista della storia del paese, apripista per la legge del 1990 che estendeva la possibilità di concedere lo status di rifugiato  anche ai cittadini extraeuropei.

Ma la storia di Masslo, arrivato in Italia attraverso un percorso lungo e laborioso, tanto dal punto di vista personale quanto "istituzionale" è un riferimento valido anche per affrontare quelli che sono i problemi irrisolti delle politiche peri migranti degli ultimi anni. «L'obiettivo del convegno è quello di fare il punto sull'evoluzione dell'immigrazione in Italia in questi venticinque anni, durante i quali i migranti hanno contribuito in maniera importante all'evoluzione del tessuto sociale e produttivo del paese». Un paese che dopo gli scempi della gestione Bossi-Fini dei flussi migratori e gli scandali dello scorso inverno  - con la scioccante immagine degli immigrati dalle bocche cucite rinchiusi all'interno dei Cie - ha assoluta necessità di voltare pagina, ed elaborare politiche per i migranti che ripristino quello stato diritto troppe volte calpestato quando si parla di questa delicata materia.


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