| 12 Novembre 2014 |
Solidarietà abitativa |
Il cohousing sia riconosciuto dalla legge |
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Ci ha fatto piacere l'ampio spazio e il rilievo positivo dato all'incontro sul cohousing all'Urban Center la sera del 5 novembre scorso.
Il messaggio nella sua semplicità, creare o ricreare un vicinato e un abitare solidale è talmente ovviamente condivisibile, in un'epoca di legami parentali allentati e di famiglie cosiddette mononucleari, eufemismo per dire persone sole, da richiedere una politica edificatoria adeguata che incoraggi e permetta questa solidarietà, senza molti altri argomenti. Alcune relatrici hanno usato la parola laico per riferirsi alla cultura del cohousing, non sono del tutto d'accordo, perché rinunciare al grande supporto della massima evangelica ama il prossimo tuo come te stesso? Vincenzo Paglia nel suo libro «Storia della povertà. La rivoluzione della carità dalle radici del Cristianesimo alla Chiesa di papa Francesco», a pag. 16 ricorda che prossimo è il superlativo di prope, vicino, significa il più vicino, e quindi si può interpretare alla lettera, come il vicino di casa.
E l'esigenza etica di una organizzazione, di una comunità allargata transfamiliare è così forte che in molti punti, nel Vangelo, è messa addirittura in contraddizione con la solidarietà familiare (chi ama il padre e la madre più di me...).
È parlando dell'esigenza e opportunità di dare un qualche riconoscimento giuridico alle comunità intenzionali, transfamiliari che ho fatto riferimento all'ente delle case popolari, all'Aler, citato nel vostro articolo. Vorrei ribadire (non perché la vostra relazione sia infedele, ma per timore che venga male interpretata, non vogliamo aprire una vertenza con l'Aler) che la mia era più una ipotesi in negativo, per dimostrare come essendo tutta la legislazione e la modalità di assegnazione delle case fino ad ora legata ai nuclei familiari (anche se mononucleari), risulterebbe impossibile per un gruppo che voglia costituirsi come gruppo di condominio solidale fare domanda assieme all'Aler. Da qui appunto la richiesta di un minimo di riconoscimento normativo che incoraggi eventualmente questo tipi di abitare, che era l'obiettivo principale del mio argomento.
Ricordo che in tal senso è stata depositata una proposta di legge d'iniziativa del deputato Melandri «Riconoscimento e disciplina delle comunità intenzionali», il 23 novembre 2010. Grazie per darci questa opportunità di parlare ancora del cohousing e per questa precisazione.
Sergio Facchetti
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