| 12 Maggio 2015 |
A Roma |
Sgomberato campo visitato dal Papa. Via anche i rifugiati |
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E' avvenuto in un clima di tensione, ieri, lo sgombero dell'insediamento di Ponte Mammolo, alla periferia di Roma. All'interno circa 200 persone, tra cui molti eritrei rifugiati in fuga dal loro Paese, oltre a rom, bengalesi, ucraini, indiani, ecuadoregni e altri migranti nordafricani. I vigili urbani sono entrati alle prime luci dell'alba per dirottare le persone verso alcuni centri di accoglienza. I residenti, ai quali sembra fossero stati promessi dei "buoni affitto", si sono opposti alzando delle vere e proprie barricate. Ferita una vigilessa: ha riportato un taglio profondo ad una gamba. I tafferugli tra forze di polizia e occupanti hanno portato al fermo di un cittadino africano per resistenza.
L'insediamento di Ponte Mammolo, conosciuto anche come "Comunità della Pace", è nato spontaneamente nel 2003. Nel tempo all'interno sono state edificate piccole costruzioni in muratura, legno, cartongesso e baracche in lamiera. Nelle strutture in muratura vivevano soprattutto famiglie dell'Ecuador, tutte in regola, con 4 bambini che vanno regolarmente a scuola e frequentano la parrocchia. A questi nuclei ha fatto visita Papa Francesco in un recente incontro.
L'Alto Commissariato Onu (Acnur) per i Rifugiati ha espresso «preoccupazione» chiedendo soluzioni urgenti. Anche perché, per i residenti della baraccopoli, era stato aperto da tempo in Regione Lazio un tavolo tra istituzioni e associazioni di tutela dei migranti e rifugiati. «Sorprende - ha commentato l'Acnur - che il Comune abbia deciso di interrompere questo percorso di concertazione con la società civile e con gli abitanti dell'insediamento informale e che sia stato deciso di eseguire uno sgombero coatto prima che fosse pianificata una soluzione alloggiativa alternativa e stabile».
Perplessità sulle modalità dello sgombero anche dalla Comunità di Sant'Egidio. Il luogo, del resto, «è divenuto simbolico, tanto che Papa Francesco è venuto a visitarlo a sorpresa alcune settimane fa... Ci si chiede con amarezza - ha evidenziato Sant'Egidio - perché non si sia fatto un trasferimento concordato con gli abitanti». Mentre l'Europa «si interroga su come far crescere la solidarietà nei confronti di profughi e migranti, perché non promuovere anche a Roma nuove politiche di solidarietà, senza inutili umiliazioni verso persone che hanno già sofferto abbastanza?», ha chiesto la Comunità.
V. Sal.
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