| 19 Novembre 2015 |
Roma. L'arte sia un territorio aperto all'altro, la sfida del brasiliano Meneghetti |
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Scatti, videoinstallazioni e installazioni sonore che raccontano il confronto intenso fra un artista visivo brasiliano e circa 200 persone con disabilità fisiche o mentali, coinvolte nei Laboratori d'arte della Comunità di Sant'Egidio. Opere inedite esposte da domani al 17 gennaio 2016 nella Sala Carlo Scarpa del Maxxi di Roma, nella mostra César Meneghetti. I\0_ Io è un altro, a cura di Simonetta Lux. Il progetto ha mosso i primi passi in ambito espositivo due anni fa, in occasione della Biennale d'Arte di Venezia, ma è iniziato a Roma nel 2010, dislocato nelle periferie: «Un lavoro multidisciplinare fondato sull'incontro delle differenze e sul superamento delle barriere sociali e culturali», spiegano i responsabili della Comunità di Sant'Egidio.
«La cosa che mi premeva di più era cercare nuovi punti di vista, forse nuove riflessioni che noi pseudo normali non riusciamo più a vedere», spiega Meneghetti, che rimarca: «L'arte non può raggiungere il suo obiettivo se preclude qualcosa o qualcuno: nessuno deve essere escluso e relegato in una terra di silenzio e isolamento». Per questo ritrae uomini e donne con disabilità in un dialogo capace di coinvolgere anche lo spettatore, scalzando pregiudizi e svelando inediti punti di vista. «Da subito, nel contesto della creazione, mi sono identificato con loro e loro con me. L'arte si è confermata terreno privilegiato di scambio di esperienze, idee, ricerca di nuovi significati sia per il progetto artistico ma soprattutto per l'evoluzione dell'essere», aggiunge l'artista, granitico nella possibilità di «produrre spazi, visioni e logiche alternative cercando là dove molti credono di non poter trovare nulla, nemmeno il pensiero».
«Siamo convinti che sia necessario rendere fruibile l'arte a tutti i pubblici, incoraggiando la partecipazione degli immigrati, delle persone con diverse forme di disabilità e di coloro che spesso sono relegati ai margini della società», sottolinea Giovanna Melandri, presidente della Fondazione Maxxi, che aggiunge: «Il museo che vogliamo deve essere aperto a tutti e non può prescindere dall'integrazione e dall'accettazione delle diversità. Attraverso le video-installazioni i visitatori scopriranno un universo di voci, corpi, immagini, pensieri, speranze, riflessioni, senza barriere e preconcetti. Perché l'arte libera e unisce».
Maxxi, nel catalogo a corredo dell'esposizione, mette in luce «l'empatia, il coraggio e l'umanità racchiusi nel progetto di César Meneghetti». Che ricuce la dicotomia e «ricorre alle più avanzate tecnologie audio-video e tecnologie digitali per incoraggiare e facilitare le persone disabili nell'espressione di sé in pubblico, per poi trasformare ulteriormente le loro espressioni in opere d'arte. Davanti ai nostri occhi si apre dunque un mondo completamente nuovo di immaginazione e rappresentazione del sé autentico, della bellezza, del desiderio e della spiritualità, spesso ignoti a molti di noi». Senza dimenticare che lo stesso artista è «immigrato dopo una lunga traiettoria attraverso continenti e culture. Questa esperienza rende il suo lavoro ancor più rilevante, perché il suo orientamento artistico è parte integrante della sua storia. Ed è irriducibile».
Laura Badaracchi
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