L'Azione | 13 Ottobre 2017 |
La pace è unità |
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Mentre scrivo è il 4 ottobre. Venticinque anni fa a Roma, era domenica, presso la Comunità di Sant'Egidio si firmò la pace per il Mozambico. Era previsto per il sabato 3, ma dall'albergo non vennero. Restammo ad aspettarli tutta la notte. Poi all'alba del 4 - era il giorno di san Francesco - arrivarono e firmarono: una grande festa.
Era finita una guerra cominciata sedici anni prima: un milione di morti, quasi altrettanti rifugiati all'estero, quattro milioni di sfollati all'interno. Avevamo lavorato negli anni '80, portando in Mozambico aiuti e soccorsi alle due parti. La guerra fagocitava tutto. Poi nel luglio del '90 sia il governo del Frelimo che i ribelli della Renamo, chiesero alla Comunità di Sant'Egidio di ospitare i negoziati di pace.
Tante le difficoltà. La guerriglia non riconosceva il governo e si considerava un governo in esilio, controllando parte del territorio. Il governo non voleva concedere nulla alla Renamo. L'8 luglio del '90 per la prima volta le due parti si sedettero a quel tavolo negoziale a Sant'Egidio, ognuna rivendicando giustizia. E ognuno, di giustizia, aveva la sua idea. La storia divide: il ricordo dei torti, delle morti, delle violenze è un abisso che separa. Era necessario trovare un orizzonte comune, una "unità che prevalesse sul conflitto".
Andrea Riccardi all'inizio di quella prima sessione disse: "Ricordiamo l'espressione e il metodo di lavoro di papa Giovanni XXIII: 'Preoccupiamoci di cercare quello che unisce piuttosto che quello che divide': Ci troviamo oggi innanzi a due fratelli, parte della stessa famiglia, che hanno fatto esperienze differenti, che hanno lottato tra loro; eppure si resta fratelli, nonostante tutte le esperienze dolorose. Questo è quello che unisce, l`essere fratelli mozambicani, parte di una stessa famiglia".
Papa Francesco nell'Evangelii Gaudium ci ricorda: "Il conflitto non può essere ignorato [...] ma se rimaniamo intrappolati in esso, perdiamo la prospettiva, gli orizzonti si limitano e la realtà stessa resta frammentata [...] occorre trasformare il conflitto in un anello di collegamento di un nuovo processo [...] considerando gli altri nella loro dignità più profonda [...]: l'unità è superiore al conflitto".
Si dice che "non c'è pace senza giustizia". Sembra necessario realizzare la giustizia per cominciare a costruire la pace. Ma c'è conflitto tra le idee di giustizia. La pace invece è unità: il bene comune per tutti. La pace è la prima giustizia, senza vincitori né sconfitti. La pace, davvero, rende tutti vittoriosi: l'unità prevale sul conflitto.
Alberto Quattrucci
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