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3 Novembre 2017

A Lampedusa l'incontro organizzato da Taobuk con Pietro Bartolo e Maurizio Caserta

«La Sicilia mediatrice di integrazione nel Mediterraneo»

Dopo la strage del 3 ottobre 2013 sono aumentati i morti e i naufragi

 
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Recuperare la centralità che la Sicilia ha sempre avuto nel Mediterraneo. È il messaggio affidato all'incontro conclusivo della rassegna letteraria itinerante promossa nelle Isole Minori dall'assessore regionale al Turismo Anthony Barbagallo, e ideata e organizzata con vivo successo da Taobuk, il festival letterario fondato e diretto da Antonella Ferrara. Terza e ultima tappa Lampedusa, che con il patrocinio del Comune ha ospitato l'incontro "Sicilia, culla del Mediterraneo". «Occorre riconoscere all'intero arcipelago siciliano - sottolinea l'assessore Barbagallo - un ruolo centrale nel processo di integrazione».
Grazie alla collaborazione dell'Istituto "Luigi Pirandello", l'approfondimento di Lampedusa si è svolto in un'aula magna significativamente gremita di studenti, che hanno seguito con estremo interesse i due autorevoli relatori, il medico Pietro Bartolo e l'economista Maurizio Caserta. Un appuntamento di rilievo al quale sono intervenuti il vicesindaco Maria Dell'Imperio, la preside Rosanna Genco e Nino Taranto, presidente dell'Associazione Archivio Storico Lampedusa. Sia Bartolo che Caserta - su sollecitazione di Antonella Ferrara, nelle vesti di moderatrice - hanno fatto proprio l'appello lanciato in giugno a Taormina da Abraham Yehoshua nel corso della serata inaugurale di Taobuk. Di fronte a orrori annosi e mai risolti il grande scrittore israeliano auspica un Mediterraneo unito e individua nella Sicilia la regione deputata a mediare tra i contendenti, fino a farne una sorta di Bruxelles del Mare nostrum.
Per affrontare una tale prospettiva quale sede migliore di Lampedusa che raccoglie la sfida dell'accoglienza? Quale migliore testimone di Pietro Bartolo che da quasi trent'anni cura ed assiste i migranti, asciuga le loro "Lacrime di sale", come recita il titolo del suo libro. «All'inizio - confessa - non lo volevo scrivere. Mi sembrava di tradire la fiducia delle persone che aiutavo. Allora ho escogitato di scriverci dentro anche la mia di vita, per mettermi alla pari con loro. Quello che succede è vergognoso. Nel 2013 con l'operazione Mare Nostrum le nostre navi si sono messe a disposizione per evitare vittime e naufragi. Questo accadeva dopo la strage di Lampedusa del 3 ottobre con i suoi 360 morti. Da quell'azione di civiltà siamo però arrivati ad un paradosso. I trafficanti impiegano gommoni, non hanno più bisogno di barche di grandi dimensioni, e sono aumentati i naufraghi e i morti».
Come contrastare questo meccanismo perverso? «L'Europa deve fermarsi a riflettere. La strada giusta è creare dei corridoi umanitari. Ce lo ha insegnato la comunità di Sant'Egidio, c'è la testimonianza del Papa».
Per Maurizio Caserta «ognuno - afferma l'autore di "Mediterraneo Sicilia Europa" e anima dell'omonima associazione - dovrebbe chiedersi: perché sono nato qua e non altrove? Gli emigranti siciliani si sono spostati altrove, per noi è scontato avere un diritto a costruire la nostra vita laddove riteniamo più opportuno. Così è scritto anche nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo. Nella realtà, però, non a tutti è riconosciuta questa opportunità».


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