| 25 Ottobre 2011 |
Una speranza di pace nello «spirito di Assisi» |
In un libro Sant'Egidio ripercorre i 25 anni dell'evento |
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Lo spirito di Assisi, ma «spirito» è con la minuscola: lo precisa sorridendo Andrea Riccardi, mentre mostra il volume che
ripercorre i 25 anni degli incontri di preghiera multireligiosa nella cittadella di San Francesco. Ha un sottotitolo: «Dalle religioni una speranza di pace». Questa speranza animerà il prossimo incontro, giovedì prossimo ad Assisi.
Per l'autore è indicata semplicemente la Comunità di Sant'Egidio, perché alla stesura hanno contribuito tutti, e il retro della copertina pure è insolito. Non riporta un sunto, ma una promessa: «Mi recherò pellegrino nella città di San Francesco...». E quella di Benedetto XVI che invita i fratelli cristiani e gli esponenti delle diverse confessioni a rinnovare l'impegno avivere la propria fede come servizio per la causa della pace.
Il libro, edito dalla San Paolo, è stato presentato dal cardinale Roger Etchegaray, dal ministro degli Esteri Franco Frattini, dal filosofo Giacomo Marramao e da José Rodriguez Carballo, ministro generale dell'Ordine Francescano dei Frati Minori nella basilica di San Bartolomeo all'Isola, che è a sua volta simbolo di dialogo. Lo spirito di Assisi, con la minuscola, dunque, è «un modo di vivere che esige un coinvolgimento personale nella preghiera, nella ricerca sincera della verità e nella passione per la pace», e Riccardi, il fondatore della Comunità, aggiunge di suo: «Giovanni Paolo II lo aveva legato in modo particolare al Vaticano II e alla Nostra Aetate, vedendolo come una realizzazione del Concilio. Aveva capito l'importanza e la forza della religione in un contesto storico in cui questo valore veniva negato o smmutto».
Questi incontri possono essere anche visti —lo dice il cardinale Etchegaray — come un modo di fare educazione dalla base: «Quell'incontro — aggiunge — fu un avvenimento per aprire nuove pagine nella storia dell'umanità».
Gli autori trasteverini tengono a precisare che quella preghiera, con le altre che poi sono seguite, non fu preghiera comune. «Al fine di evitare ogni equivoco — scrivono — il cardinale Ratzinger offrì un contributo molto chiaro sottolineando, appunto, che non si era trattato di una preghiera interreligiosa, bensì multireligiosa».
Come credente e come uomo di governo, Frattini precisa che questo spirito deve informare anche la diplomazia: «Come credente penso che occorre mettere in campo in favore della pace ciò che unisce gli uomini di fede; come uomo di governo, poi, ritengo che questo spirito sia un richiamo potente, perché la dimensione spirituale arricchisce il dialogo delle relazioni internazionali». La pace cui guardava Assisi — secondo il ministro — era la condizione di non guerra che, all'epoca, poteva
venire dal mondo in blocchi contrapposto. Il conflitto non c'è stato, ma secondo il ministro «l'obiettivo della pace si è allontanato ancora di più per gli ostacoli che ha incontrato negli ultimi anni. Oggi — aggiunge — il concetto di pace è più variegato ed è legato al riconoscimento dei diritti civili». Non è pace la fame, la miseria, il mancato riconoscimento di diritti della persona. E Frattini cita gli eccidi dei cristiani contro i quali uno Stato deve battersi sul piano laico prima ancora che confessionale.
Anche questi eccidi sono «abusi della religione», contro i quali, dice Marramao, vale il dialogo che resta l'unica via per superarli.
Ruggiero Giovanni
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