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Квітень 22 2017

Roma, la preghiera di Francesco per i martiri del nostro tempo

Oggi la visita al memoriale nella Basilica di San Bartolomeo

 
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Il Papa dell'«ecumenismo del sangue» e dell'"abbraccio" ai martiri contemporanei, «più numerosi di quelli dei primi secoli della Chiesa» come egli stesso ha più volte sottolineato, sosterà questo pomeriggio alle 17 in preghiera nella Basilica romana di San Bartolomeo all'isola Tiberina. Lì, nel memoriale voluto da san Giovanni Paolo II per ricordare quanti al nostro tempo hanno dato la vita per Cristo, proprio accanto alle reliquie di molti di essi, Francesco celebrerà la liturgia della Parola con la Comunità di Sant'Egidio, in memoria dei "nuovi martiri" del XX e XXI secolo. Un momento estremamente significativo che giunge a due settimane dalla dolorosa strage dei copti in Egitto, nella domenica delle Palme, e pochi giorni prima del viaggio che proprio in Egitto papa Bergoglio compirà il 28 e 29 aprile prossimi.
Nell'antica Basilica sull'isola Tiberina, giusto nel cuore di Roma, si trova come una sorta di compendio del magistero dispiegato dal Papa in merito alle persecuzioni nei confronti dei cristiani e alla testimonianza estrema resa da migliaia di essi fino al dono della vita. Vi è innanzitutto la dimensione territoriale, perché tutti e cinque i continenti sono rappresentati. Francesco finora ha reso omaggio con i suoi viaggi ai martiri della Corea, dell'Albania, dell'Uganda e in chiave ecumenica dell'Armenia. E se avesse potuto, si sarebbe recato volentieri anche in altre nazioni (il martoriato Iraq, ad esempio) dove le persecuzioni sono ancora in atto. Sotto il suo pontificato, inoltre, sono stati beatificati diversi gruppi di martiri e soprattutto il vescovo Romero, la cui causa era rimasta a lungo ferma. Davvero dunque un'attenzione a 360 gradi, che ricomprende il mondo intero.
Francesco, infatti, dopo la sua omelia, renderà omaggio alle sei cappelle laterali della Basilica che conservano le reliquie dei martiri di Europa, Africa, America, Asia, del comunismo e del nazismo. Nel corso della liturgia saranno accese alcune candele per accompagnare ogni preghiera che verrà pronunciata in memoria dei testimoni della fede del XX secolo fino ai giorni nostri: dagli armeni e gli altri cristiani delle Chiese vittime dei massacri compiuti durante la prima guerra mondiale ai martiri della pace e del dialogo, come i monaci trappisti di Notre Dame de l'Atlas in Algeria e don Andrea 
Santoro in Turchia; da chi è stato ucciso dalla mafia, come don Pino Puglisi, fino ai tanti missionari morti per il Vangelo. Si pregherà anche per i vescovi Mar Gregorios Ibrahim, Paul Yazigi e padre Paolo Dall'Oglio, sequestrati ormai da tempo in Siria, di cui non si hanno notizie. Alla fine della preghiera papa Francesco incontrerà, nei locali accanto alla Basilica, un gruppo di profughi giunti in Italia con i corridoi umanitari, insieme a donne vittime della tratta e ad alcuni minori non accompagnati.
C'è poi la dimensione ecumenica, dato che a San Bartolomeo non vi sono solo reliquie di martiri cattolici. L'«ecumenismo del sangue» che Francesco ha ricordato tante volte è qui plasticamente rappresentato. Ed è premessa di quell'unità che il Pontefice non si stanca di promuovere in tutti i modi, sia nei rapporti con l'ortodossia (incontro con Kirill, presenza al suo fianco di Bartolomeo in molte occasioni, come avverrà anche al Cairo), sia nei contatti con le altre confessioni cristiane.

La visita di oggi è un ulteriore abbraccio ai martiri del nostro tempo. Francesco lo ha fatto fisicamente per ben due volte: a Tirana quando si commosse di fronte alle parole di don Er
nest Simoni, sacerdote con 28 anni di lavori forzati alle spalle poi elevato a cardinale. E a Sarajevo, quando incontrò alcuni consacrati torturati durante la guerra. L'abbraccio di oggi sarà spirituale. Ma non meno intenso.


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