Storico, fondatore della Comunità di Sant’Egidio
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Carissimi amici,
al termine di questo incontro nello spirito di Assisi, rivolgo un vivo ringraziamento alle autorità, agli amici albanesi che, in ogni modo, lo hanno favorito con accoglienza e simpatia. L’incontro è stato realizzato non solo dalla Comunità di Sant’Egidio, ma dalla Chiesa ortodossa albanese, dalla Chiesa cattolica, assieme alla comunità musulmana e a quella bektashì. Un bel segno del lavorare insieme.
Siamo al ventinovesimo incontro nello spirito di Assisi: questo spirito è ospitalità –come ha detto il rabbino Rosen- umana e spirituale dell’altro: ospitalità dei problemi del mondo, che genera invocazione e azione per realizzare la pace. Uno spirito che non invecchia, che sgorga dalla sua antica sorgente sul colle di Assisi, ed è avanti a noi.
Dall’Albania, da questa parte d’Europa, dai leader religiosi riuniti, giunge un messaggio chiaro e meditato: le religioni considerano santa la pace; per essa pregano e operano. Innanzi tutto lo fanno rivolte al cuore umano. Sanno –lo ha detto il caro arcivescovo Anastasio- che il contrario della pace non è la guerra, ma è l’egocentrismo, una forma di violenza. Credono che bisogna parlare al cuore dell’uomo, per trasformarlo dal di dentro, per liberarlo dal dominio dell’io, dal culto dell’onnipotenza o dalla prigionia della rassegnazione. Il cambiamento comincia da se stessi e nessuno può impedirlo. Le religioni ricordano che, senza cambiamento del cuore, non è possibile un mondo diverso, altrimenti un mondo nuovo diventa subito il peggiore dei mondi. Senza la conversione dei cuori e dei comportamenti, non si rispetta il creato.
Quante guerre per costruire un mondo nuovo o per difendere il proprio interesse particolare. Ma quali effetti! Donne schiavizzate. Famiglie senza casa e senza patria. Bambini costretti a viaggi inumani. E morti. Tante morti. Quale spreco di vite umane! Troppo ci siamo abituati a questo spreco, alle morti in guerra e a quelle nei lunghi viaggi della disperazione!
Da Tirana, sorge una domanda a tutti: che nasca, rinasca, un grande movimento di cuori, di menti, di volontà per la pace! Sì, un nuovo movimento per la pace! La domanda sorge dal profondo delle religioni. Scaturisce dall’orrore per la guerra. Dal grido di tanti sofferenti. Un movimento di pace ispirato dalle religioni, che non si rassegni alla guerra e al dolore di tanti. Tenace come una preghiera che non si stanca, come un sogno che non finisce.
Occorre far emergere la volontà di pace e di bene che c’è nei popoli: non è inutile bussare, chiedere, protestare, invocare, perché la pace è sempre possibile. I popoli europei, nonostante le loro paure, hanno mostrato un volto piuttosto ospitale verso i rifugiati. Ci siamo troppo rassegnati a che non esistano energie buone nel cuore dei popoli. Bisogna chiamarle alla luce: sono una forza profonda e nascosta. Noi vogliamo continuare a mostrare un ideale semplice ma decisivo, che è quello dello spirito di Assisi. Lo esprimo con le parole di papa Francesco: “vivere la comune passione per la crescita della convivenza pacifica tra tutti i popoli della terra”.
Diceva un saggio, nato ai confini meridionali dell’Albania in tempi di guerre nazionali, il patriarca Atenagora: “tutti i popoli sono buoni… tutti hanno bisogno di amore. Se sono cattivi, forse è perché non hanno conosciuto il vero amore, quello che… irradia luce e vita”. Missione delle religioni è far conoscere l’amore che irradia luce e vita, che fa recuperare la voglia di pace, di ospitalità, di bene.
Ci sono energie umane e spirituali per un mondo migliore. Per vincere la guerra. Per realizzare un mondo più felice. Ce ne siamo dimenticati? Le religioni lo ricordano a un’umanità smemorata e spaventata. E con tutti gli uomini e le donne di buona volontà, testimoniano che la pace è sempre possibile. Questa è una forte convinzione e una grande speranza con cui guardare anche verso gli orizzonti bui e bellicosi. Sempre possibile è la pace. Bisogna cercarla senza paura.
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