Patriarca Ecumenico di Costantinopoli
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Onorevoli e carissimi amici,
è con grande gioia che noi salutiamo ciascuno di voi, riuniti assieme a Tirana, dove noi siamo stati presenti di persona poco più di un anno fa. Durante quell’occasione, unica nel suo genere - era il giugno del 2014 - abbiamo presieduto la cerimonia della consacrazione e dedicazione della nuova Cattedrale della Resurrezione di Cristo, appena costruita, assieme alle Beatitudini i Patriarchi Teofilo di Gerusalemme, Ireneo di Serbia e Daniele della Romania; gli Arcivescovi, Crisostomo di Cipro, Geronimo di Atene, Sawa di Varsavia e naturalmente, Anastasio di Tirana, assieme anche ad altri rappresentanti delle gerarchie e segnatamente dei patriarcati di Alessandria e Antiochia, Mosca, Bulgaria e Georgia.
Per noi che ci siamo trovati a Tirana in quel momento, e ugualmente per i nostri fedeli ortodossi cristiani sparsi ovunque nel mondo, consideriamo tali occasioni – nelle quali agiamo con un cuore solo, parliamo con una sola voce, e pensiamo con una sola mente – come testimonianze vive del bisogno di una pace più grande nel nostro tempo e nella nostra era, e ancor di più come l’opportunità per una maggiore comunicazione, collaborazione, dialogo. Dato che ci si prospettano più opportunità di incontro, cooperazione e comprensione, oggi, come forse mai fin d’ora, ciò che rimane prioritario è il bisogno di agire di più.
Circa l’instaurarsi della pace, cari amici, concordiamo certamente tutti, assieme all’apostolo Pietro, che operare la pace non è solo desiderarla, ma anche cercarla e seguirla (1 Pt 3,11). Tuttavia è nostra opinione personale che se le comunità religiose del nostro mondo non cercano e non seguono la via dell’essere esse stesse operatrici di pace – e non solo per il bene delle loro rispettive comunità ma con l’obiettivo di raggiungere la pace in tutto il mondo – non potremmo mai aspettarci di raggiungere un mondo privo di intolleranza e violenza. Se vogliamo sperare di vedere la pace e la riconciliazione tra i popoli e le civiltà del nostro mondo, ciò dovrà prima avvenire tra le religioni.
Pertanto, nel congratularci con la Comunità di Sant’Egidio per essere in prima fila nel dimostrare che la pace sia davvero possibile, specialmente quando le religioni e le culture perseguono il dialogo, siamo grati per l’invito a salutare tutti voi, riuniti in questo giorno, e a dispensare le nostre preghiere e auguri più sentiti. Possiamo sempre camminare in pace come la Comunità di Sant’Egidio ha dimostrato lungo i decenni attraverso il suo amore per la preghiera, il Vangelo e i poveri.
Nel ringraziarvi vivamente e congratularci ancora una volta con voi, invochiamo su di voi e i vostri cari l’amore e la misericordia del Dio onnipotente, nel perdurante amore e onore.
Fatto, al Partiarcato Ecumenico, l’8 settembre 2015
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