Comunità di Sant'Egidio - Napoli 2007 - Per un mondo senza violenza - Religioni e Culture in dialogo Comunità di Sant'Egidio - Napoli 2007 - Per un mondo senza violenza - Religioni e Culture in dialogo
 

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Comunit� di Sant'Egidio

22/10/2007 - 09:30 - Auditorium - Hotel Royal Continental
PANEL 1 - Un�anima per l�Europa

Jean-Arnold de Clermont
Presidente della Conferenza delle Chiese d�Europa (KEK)

Un anima per l�Europa

Non mi piace il titolo che � stato dato a questo panel: Un�anima per l�Europa. Non perch� non sappia da dove viene, e manchi di rispetto per Jacques Delors, persona che stimo profondamente, n� ho alcun problema con la mia anima. Questo concetto si collega ad una distinzione filosofica per cui l�anima, � lapalissiano, � ci� che anima mentre il corpo � qualcosa di inerte a cui manca qualcosa. Non vorrei che i cristiani avessero questa pretesa rispetto all�Europa, cio� di essere coloro che animano un cuore di un corpo inerte? D�altra parte sono profondamente convinto del ruolo che i cristiani debbono svolgere nella partecipazione alla costruzione e all�approfondimento dell�ideale europeo. E� proprio questo che ritroviamo nell�articolo 52 della Costituzione europea nel quale si parla di �mantenere un dialogo aperto, trasparente e continuo� con �le chiese, le associazioni o comunit� religiose� riconoscendo �la loro identit� e il loro contributi specifico�. Questo articolo � veramente notevole, per varie ragioni. Innanzitutto per il parallelismo con l�articolo 47 par.2 della Costituzione che parla delle associazioni rappresentative della societ� civile e che riconosce alle Chiese, alle associazioni e alle comunit� religiose un ruolo importante e un contributo specifico. Questo articolo apre una via che noi cristiani dobbiamo affermare. Poi dobbiamo anche ricordare alla Commissione, al Parlamento, al Consiglio d�Europa che noi vogliamo contribuire con le nostre specificit� alla costruzione e all�integrazione europea e alla missione dell�Europa nel mondo. Allora ci chiediamo: Ma perch� questa pretesa? Le chiesa,le comunit� hanno veramente un contributo diverso da offrire, non voglio dire migliore, ma diverso, specifico e l�Europa dovrebbe veramente poterne godere? Penso di si e invito tutti quanti noi ad affermare questo principio, ad affermarlo proprio da qui da questo incontro, come lo abbiamo fatto del resto a Sibiu nell�incontro ecumenico europeo di qualche settimana fa. Certamente i fondatori dell�Europa erano cristiani, cattolici convinti, Robert Shumann, Alcide De Gasperi, Konrad Ad�nauer, Charles De Gaulle. Rendevano la loro fede concreta attraverso le azioni e avevano soprattutto un progetto di riconciliazione e di pace. L�Unione Europea per i suoi fondatori eraun progetto di riconciliazione e di pace portato da cristiani. Per i suoi fondatori era necessario creare uno spazio di pace per le relazioni economiche e politiche che fossero talmente forti che nessun conflitto avrebbe pi� potuto essere scatenato e seminare morte come nel XIX e XX secolo. Questo � stato possibile solo con la riconciliazione di Francia e Germania e lo strumento di questa riconciliazione � stata la CECA e poi la Comunit� economica europea. Ma attenzione oggi � il progetto economico che rappresenta veramente il progetto spirituale e cio� l�instaurazione della pace. Oggi questa deve essere la testimonianza della Chiesa in Europa soprattutto quando la Chiesa � tentata di dimenticare il progetto spirituale a vantaggio del grande mercato.

Un�altra dimensione di questo progetto europeo � di esprimere spesso in termini quasi ecumenici o quanto meno familiari per gli adepti del processo ecumenico, �l�unit� nella diversit��. C�� una visione dell�Europa che rispetta le diversit� culturali , come per esempio le variet� linguistiche, ma tutto questo non ci fa dimenticare la volont� di costruire un continente unito. Questa consonanza tra gli obiettivi dei fondatori dell�Unione Europea e i valori profondamente spirituali, addirittura cristiani, merita l�attenzione da parte dei cristiani stessi. Non sono soltanto dei cittadini, sono molto di pi�, sono i responsabili dell�eredit� dei loro padri nella fede; c�� chi semina il Vangelo come messaggio di perdono, di riconciliazione e di pace deve essere attivato, bisogna richiamare all�unit� al rispetto di ogni essere umano la cui dignit� � prova dell�amore di Dio. I cristiani devono vivere questi concetti nel contesto geopolitica, senza confondersi e senza accettare compromessi. Nell�ambito delle loro istituzioni, delle loro chiese, associazioni, comunit� religiose non portano una responsabilit� politica, ma hanno il dovere di parlare rispetto alle istituzioni politiche, un dovere di parlare e di agire devono continuamente ricordare ai politici qual � il cammino di fedelt� al messaggio evangelico. Facciamo un esempio. La Turchia deve entrare nell�unione europea? E� una domanda molto pesante. Integrare la Turchia significa integrare un paese molto pi� popoloso dei grandi paesi europei! Significa anche integrare un paese a maggioranza musulmana! Questo ci porta a porci un duplice problema. Innanzitutto istituzionale per il peso dei rappresentanti della Turchia e poi anche culturale. I partigiani di questo progetto sostengono che significa aprire un grande mercato e significa anche fornire un�area di pace per le frontiere asiatiche dell�Europa. Ma noi cristiani possiamo entrare in questo dibattito con argomenti specifici? Noi non abbiamo competenze particolari che ci rendano capaci di scegliere tra un�integrazione piena e un partenariato privilegiato. Ci sono partener privilegiati con i quali possiamo riflettere di questo punto e dei quali possiamo essere portavoce. Sicuramente il Patriarca Ecumenico, le Chiese cattolica, armena, e evangelica per quanto possano essere minoritarie. Cosa ci dicono? Desiderano che la Turchia sia collegata in modo solido all�Europa per due ragioni fondamentali legati ad alcuni presupposti della UE: il rispetto dei diritti dell�uomo e il rispetto delle minoranze religiose. Solo la UE, l�Europa politica pu� imporre una evoluzione cos� necessaria alla Turchia. C�� una responsabilit� della Chiesa in Europa: � quello di ricordare questo aspetto con forza. Sappiamo per� che una tale integrazione, qualsiasi forma prenda, avverr� soltanto con un lavoro approfondito, lungo e perseverante di riconciliazione, soprattutto con le vittime dell�Impero Ottomano e dei Giovani Turchi. Qui le Chiese non devono soltanto ricordare con forza questo aspetto ai responsabili politici ma anche devono offrire la loro capacit� di incontro, di dialogo e far fruttare i �loro talenti�. Il dialogo interreligioso � uno di questi talenti e l�Europa ne ha un grande bisogno. Non � indifferente per le Chiese il fatto che l�Unoine Europea accorda sempre pi� significato al dialogo tra le culture, le dimensioni culturali dell�integrazione europea sono fondamentali e la partecipazione della Chiesa � necessaria. Voglio ripeterlo affinch� non ci sia alcuna ambiguit�: non sono le competenze economiche, sociali o politiche dei cristiani, anche se certamente i cristiani hanno queste capacit� e devono utilizzarle ma si tratta soprattutto di sottolineare l�importanza dell�apporto spirituale che � quello che viene dalla tradizione della Chiesa universale, che viene dalle letture delle Sacre Scritture, dell�ascolto attento dello Spirito Santo. I cristiani aspirano a condividere lo sguardo di Dio sull�umanit� sofferente ed � questo sguardo che vogliono offrire a coloro che vestono l�abito della responsabilit� politica.. In conclusione vorrei ricordare quello che � per me la specificit� dell�apporto della Chiesa nella costruzione dell�integrazione europea. Vorrei lanciare quattro piccoli slogan.

Innanzitutto vorrei ricordare una cosa: L�europa � molto pi� vasta dell�Unione Europea!. La Conferenza delle Chiese Europee, per esempio, include la Russia, l�Armenia, la Turchia, come il Consiglio d�Europa del resto. Giustamente questo ci spinge a porci domande geografiche e culturali. La Russia comprende anche la Siberia, Istambul � a cavallo sul Bosforo tra una riva europea e l�altra asiatica, l�Armenia � evidentemente asiatica ma culturalmente europea. Quindi quali sono i criteri fondamentali per definire l�Europa? La Conferenza delle Chiese Europee si � costruita attorno agli anni �50 sull�idea del legame tra est ed ovest dell�Europa malgrado la cortina di ferro. Include il Patriarcato Ecumenico con sede a Istambul, il Patriarcato di Mosca e il Catolicosato Apostolico Armeno con sede a Echmiadzine; tutte queste considerazioni sono di natura culturale o confessionale, vanno bene al di l� della geografia. La stessa cosa deve essere per l�Europa politica, che � fondata sui diritti dell�Uomo, che � fondata sulla riconciliazione e la pace e sul grande mercato economico. Il grande progetto politico va bene al di l� delle frontiere geografiche. Soprattutto queste dimensioni culturali e spirituali devono essere valorizzate.

L�Europa che noi vogliamo � un�Europa umana. Voglio ricordare alcune dimensioni che spesso ricordano le Chiese ai politici: � necessario ascoltare la voce del popolo, � necessario ascoltare la voce di coloro che mentre si dibatteva della Costituzione dicevano che si insisteva troppo sugli obiettivi militari a scapito di quelli sociali; bisogna dare all�Europa la capacit� di adottare decisioni pi� efficaci e trasparenti sulla base di un accordo politico che sia pi� vincolante e basato sulla visione di un�Europa giusta, sostenibile e partecipativa. Ma soprattutto porre al cuore del progetto politico la lotta contro la povert� e per la giustizia sociale e il futuro dell�ambiente. In altre parole l�essere umano nella pienezza del suo rapporto con i suoi simili deve essere il cuore della nostra azione.

L�Europa non si costruir� senza le religioni. Senza i cristiani, ovviamente e ho ricordato il loro ruolo. Ma soprattutto nell�ambito del dialogo interreligioso dobbiamo affermare la dimensione spirituale dell�essere umano e di ogni progetto che possa coinvolgerlo. Questo dialogo, troppo spesso, � vissuto come un rapporto di forza. Deve invece diventare sempre di pi� una leva verso un�attenzione maggiore agli esseri umani.

Infine, l�Europa deve sentirsi responsabile rispetto al resto del mondo. Deve portare il suo messaggio di riconciliazione e di pace, deve viverci l�unit� nella diversit�. In questo senso l�apertura al mondo Mediterraneo, che � l�altra faccia delle religioni monoteiste, la solidariet� con il continente Africano che � cos� vicino, il rispetto delle popolazioni migranti e l�attenzione ai rifugiati, sono elementi che devono risiedere nel cuore del progetto europeo. Le Chiese hanno la responsabilit� di ricordare incessantemente tutto questo. Spero che questo possa essere detto nel modo pi� concreto possibile lanciando un messaggio di rinnovamento e di unit� per il nostro continente.