Comunità di Sant'Egidio - Napoli 2007 - Per un mondo senza violenza - Religioni e Culture in dialogo Comunità di Sant'Egidio - Napoli 2007 - Per un mondo senza violenza - Religioni e Culture in dialogo
 

Din Syamsuddin - Presidente del Consiglio Centrale del Muhammadiyah, Indonesia

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Comunit� di Sant'Egidio

22/10/2007 - 09:30 - Sala Galatea, Stazione Marittima
PANEL 2 - Religioni in dialogo per un mondo senza violenza

Din Syamsuddin
Presidente del Consiglio Centrale del Muhammadiyah, Indonesia

Signore e Signori,

innanzitutto vorrei ringraziare l�organizzazione per essere stato invitato a partecipare a questo prestigioso evento. Per me, prendere parte a questo tipo di dialogo tra religioni e civilt� � sempre stato uno stimolo a ricordare che una cooperazione ed una relazione pacifica tra persone di religione diversa non � solo auspicabile ma anche possibile. E questo veramente mi d� un nuova base per essere ottimista circa il futuro del nostro mondo.

Nonostante il persistere della violenza a cui assistiamo oggi, continuo a perseverare nel mio credo e nella convinzione che noi, come uomini di religione, non dovremmo mai abbandonare la nostra lotta nell�essere guida alla creazione di un mondo senza violenza. Non dovremmo mai abbandonare lo scopo di sradicare la violenza nonostante le difficolt� che ci� pu� comportare. Dovremmo perseverare nel ricordare al mondo che la violenza non potr� mai risolvere i problemi. Questa infatti alimenter� solo altra violenza. In altre parole, la violenza non diventa mai una soluzione.

� infatti scoraggiante vedere come i conflitti e l�uso della violenza rimangono una caratteristica che ancora definisce il mondo di oggi. Quando guardiamo al mondo oggi, l�assenza di pace continua ad essere una caratteristica della maggior parte delle nazioni sia nel mondo sviluppato che sottosviluppato. � proprio questa parte del mondo densamente popolata il luogo in cui si pu� trovare ogni tipo di conflitto. Conflitti interni � che possono prendere la forma di violenza distrettuale, conflitti per l�autodeterminazione dei popoli, genocidi o conflitti separatisti - sono per lo pi� combattuti all�interno di paesi sottosviluppati o in via di sviluppo dell�Asia Africa e America Latina. Tra la fine della Guerra Fredda e il 2004 ci sono stati 118 conflitti armati di una certa rilevanza in 80 diversi luoghi. La maggior parte di questi erano guerre civili. Solo nel corso della anno 2003, 19 conflitti armati importanti sono avvenuti in 18 sedi in tutto il mondo.

Tuttavia dovremmo anche notare che l�utilizzo della violenza come strumento che porta alla soluzione di problemi oppure al raggiungimento di obiettivi politici non � stato monopolio solo di nazioni sottosviluppate o in via di sviluppo. Continuiamo ad essere testimoni dell�ostentazione da parte delle principali potenze di una capacit� acquisita in campo militare che viene fatta valere come strumento di soluzione ai problemi. L�Afghanistan e l�Iraq, che sono affondati in conflitti dovuti alle azioni intraprese dagli Strati Uniti, ne sono solo l�esempio pi� recente. In merito a questo, l�uso della guerra come strumento politico in Iraq - che � la forma pi� estrema di violenza- ha solo portato maggiore violenza.

Signore e Signori,

data questa urgente situazione del nostro mondo attuale, la domanda principale � questa: come possono le religioni e i leader religiosi contribuire alla creazione di un mondo senza violenza? C�� un ruolo che possiamo rivestire affinch� il peso dell�utilizzo della violenza come uno strumento di risoluzione dei problemi (problem-solving) possa diminuire se non addirittura diventare obsoleto?

Credo fermamente che la risposta a questi problemi risieda nel continuo sforzo da parte di chi tra noi crede nell�imperativo di un mondo senza violenza per perseverare nella ricerca di un dialogo genuino tra religioni e civilt�. Dovremmo continuare a perseguire il nostro comune sogno di una nuova civilt� mondiale basata su giustizia sociale, uguaglianza, armonia e prosperit�.

A questo proposito le religioni parlano molto chiaramente il linguaggio della pace. Non dovremmo mai arrenderci anche se le sconfitte ai nostri sforzi per divulgare il messaggio di pace si stanno facendo sempre pi� difficili. Infatti il proliferare del dialogo tra le civilt� sembra non aver completamente rimosso il pericolo. Infatti il fiorire di dialoghi interreligiosi, sia di quelli promossi dallo stato che dalla societ� sembra abbia generato scarso successo nella rimozione dei pregiudizi, malintesi ed equivoci tra persone di religioni diverse soprattutto tra Islam e l�occidente cristiano. Il sospetto reciproco continua a caratterizzare le esistenti relazioni tra Musulmani e Occidente. Questo dato di fatto indica chiaramente che l�imperativo � non solo quello di fare di pi� ma anche di farlo bene. Gi� molto � stato fatto per considerare questo problema. Ma i progressi non sono stati completamente soddisfacenti. Tuttavia, sarebbe fuorviante sostenere anche che le iniziative in corso sul dialogo interreligioso e il dialogo tra civilt� non siano altro che esercizi senza senso. Questi dialoghi creano effettivamente uno spazio pi� largo per un processo di mutua conoscenza. Espandono il confine della reciproca comprensione tra persone appartenenti a religioni diverse e a diversi contesti culturali. Creano un imperativo di una potenziata interazione tra persone di fede differente. I dialoghi hanno anche aperto maggiori opportunit� per una pi� vicina cooperazione tra organizzazioni religiose e comunit� per considerare i problemi dell�umanit� e per il miglioramento della societ� stessa.

Varie iniziative in questo campo hanno anche ricordato agli Stati che le religioni e i leader religiosi rivestono un ruolo positivo nelle relazioni internazionali. La religione pu� cos� servire effettivamente come fonte di valori e norme che possono fornire una guida per sane relazioni tra gli Stati basate sulla reciproca comprensione, il mutuo rispetto e l�uguaglianza. Questi dialoghi hanno lo scopo anche di essere luogo per i leader religiosi per articolare le loro aspirazioni per un mondo giusto e di pace. A livello locale i dialoghi interreligiosi possono fornire le basi per la pace tra comunit� di religione diversa. I dialoghi potrebbero rimuovere sospetti reciproci che spesso derivano dall�ignoranza, dalla mancanza di conoscenza gli uni degli altri e dall�assenza di mutuo rispetto .

Tuttavia i problemi rimangono numerosi rispetto agli attuali dialoghi interreligiosi e di civilt�. L�ostacolo chiave nell�utilizzare dialoghi interreligiosi come strumento per portare l�attenzione sul problema tra il mondo musulmano e l�occidente � la disparit� tra il mondo ideale di protagonisti religiosi da un lato e il mondo crudele di politici dall�altro. I dialoghi interreligiosi sono spesso stati limitati dalla disparit� tra societ� e stato. Quando uomini di religione lavorano sodo per creare un mondo migliore basato sulla comprensione reciproca e sul rispetto tra differenti fedi, i politici tendono a sabotarlo intenzionalmente oppure no. Quando gli uomini di religione vogliono porre l�accento sulla spiritualit� nazionale o globale i politici tendono a sottolineare l�importanza della sicurezza nazionale e globale.

Signore e Signori,

Per far fronte al problema qui sopra trattato ci sono quattro passi che dobbiamo fare:

Per prima cosa, c�� da cambiare il nostro atteggiamento abituale e il nostro modo di pensare. Qui � necessario un cambiamento pragmatico. Invece di guardare al problema attraverso la struttura di �scontro di civilt�� dobbiamo sostenere la struttura di �alleanza di civilt��. Attraverso questo paradigma un modo di pensare che contrappone Islam e Occidente diventa un esercizio irrilevante. Islam e l�occidente non dovrebbero essere visti come un�opposizione binaria. L�islam e l�occidente dovrebbero essere visti come pilastri di una comune civilt� globale. Dovrebbero essere trattati come due forze complementari l�una all�altra che assicurano e preservano il futuro dell�umanit�. L�islam e l�occidente dovrebbero essere visti come compagni in una lotta comune per preservare la santit� della religione come fonte di valori per l�uomo. L�islam e l�occidente dovrebbero collaborare per evitare che l�uso della religione possa essere uno strumento politico per la ricerca della supremazia tra le nazioni. In realt� la ricerca di supremazia tra le nazioni dovrebbe essere rimossa da ogni agenda nazionale.

Come secondo punto, per fare in modo che prevalga la comprensione reciproca, � necessario condurre un dialogo in condizione di uguaglianza. I dialoghi dovrebbero derivare dalla presenza del mutuo desiderio di apprendere e di capirsi gli uni con gli altri. I dialoghi promossi dalla societ�, specialmente tra gli stessi leader religiosi, sono solo fino a un certo punto riusciti a condurre dei dialoghi interreligiosi su queste basi. Tuttavia c�� sempre ancora la domanda dell�autenticit� rispetto ai dialoghi promossi dallo stato. I politici stanno davvero tentando di raggiungere una mutua comprensione e rispetto reciproco tra civilt� diverse? Quando la disparit� tra intenzioni dichiarate e le politiche attuate rimane ampio l�utilit� di dialoghi interreligiosi potrebbe essere gradualmente messa indubbio. Se questo accade � allora difficile sostenere il progresso raggiunto fino a quel punto attraverso iniziative di dialogo interreligioso.

Terzo, il problema delle relazioni tra mondo musulmano e occidente potrebbe essere risolto se vi � uno sforzo parallelo sia da parte dei leader politici che dei leader religiosi. I leader religiosi dovrebbero creare un�atmosfera di spiritualit� per meglio capirsi e comprendersi reciprocamente mentre i politici dovrebbero lavorare per eliminare le ingiustizie globali. I leader religiosi dovrebbero sostenere un�adesione genuine ai principi e alle norme religiose mentre i politici dovrebbero evitare di utilizzare doppi standard nel perseguimento della loro politica. Non dovrebbe esservi disparit� tra parole e fatti. Infatti le cause all�origine della tensione tra il mondo musulmano e l�occidente pu� essere trovato tra l�altro nella persistente ingiustizia globale. Dovremmo lavorare assieme per eliminare questa ingiustizia globale che � causa fondante alla tensione globale. L�occidente � in una posizione migliore per affrontare il problema.

Infine l�eliminazione dell�ingiustizia globale da sola non pu� garantire la nascita di un mondo libero da ogni tensione e conflitto tra mondo musulmano e mondo occidentale..Il mondo musulmano vive anche una sua difficile situazione. Molti musulmani, di fatto la maggioranza di essi continua a vivere entro un controllo di regime dispotico e stati autoritari. Questa caratteristica della maggior parte del mondo musulmano dev�essere presa in considerazione sia dalla popolazione musulmana che dai suoi governanti. Il rispetto per i diritti umani e un ordine politico democratico sono il cammino che tutti dovremmo intraprendere. La Libert� � un essenza dell�insegnamento islamico. L�islam insegna e predica che l�essere umano dovrebbe essere liberato dallo sfruttamento da parte di altri esseri umani. La creazione di un ordine politico che assicuri il rispetto della dignit� umana dovrebbe essere resa priorit� dai governatori musulmani. Una vera tolleranza e un senso di fiducia in se stessi tra la popolazione possono solo prevalere in un vero ordine democratico.

Infatti un mondo migliore richiede cambiamenti sia nel mondo occidentale che in quello musulmano. Questi cambiamenti non devono essere parte di un processo separato. Sia il mondo musulmano che quello occidentale dovrebbero e possono lavorare assieme nel trovare e rimuovere gli ostacoli al progresso tra entrambe le civilt�. Ci� richiede solo mente aperta e sforzo genuino. Il problema � che una mente aperta e uno sforzo genuino sono ancora difficili da attuarsi. Tuttavia ci � proibito perdere la speranza. � questa speranza che assicurer� l�utilit� di ogni singolo passo che stiamo facendo per gettare un ponte tra occidente e mondo musulmano: � attraverso questo perseverare nella speranza che la vita continua ad avere un significato.

Grazie.