Comunità di Sant'Egidio - Napoli 2007 - Per un mondo senza violenza - Religioni e Culture in dialogo Comunità di Sant'Egidio - Napoli 2007 - Per un mondo senza violenza - Religioni e Culture in dialogo
 

Paola Germano - Comunità di Sant’Egidio

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Comunit� di Sant'Egidio

23/10/2007 - 09:30 - Auditorium - Hotel Royal Continental
PANEL 26 - L�AIDS: una sfida che si pu� vincere

Paola Germano
Comunit� di Sant�Egidio

La Comunit� di Sant�Egidio ha sempre creduto che combattere le differenti forme di povert� � combattere la violenza che questa genera e quindi creare le condizioni per la pace. Per questo ha raccolto la sfida a questa terribile pandemia alla fine degli anni 90 in un panorama internazionale piuttosto pessimista e ha creduto che fosse possibile vincere questa sfida in Africa.

E� in questo contesto che nasce il programma DREAM (Drug Resource Enhancement against AIDS and Malnutrition) disegnato e condotto dalla Comunit� di Sant�Egidio proprio per contrastare l�AIDS in territorio africano. DREAM si � proposto di impiantare e rendere possibile non solo la terapia antiretrovirale, ma anche tutto il complesso di misure e interventi che possono renderla possibile ed efficace: educazione alla salute dei pazienti, sostegno nutrizionale, diagnostica avanzata, formazione del personale. Vorrei evidenziare il fatto che � tutto il sistema che deve funzionare intorno al paziente perch� la cura abbia successo, per vincere la nostra battaglia contro la malattia. DREAM nasce nel 2002 in Mozambico, ma ad oggi � presente in dieci paesi africani, oltre il Mozambico, � in Malawi, Tanzania, Kenya, Repubblica di Guinea, Guinea-Bissau, Nigeria, Repubblica Democratica del Congo, Camerun e Angola. Circa 40mila sono le persone sieropositive assistite gratuitamente nei 24 day-hospital sparsi nei vari paesi. Sono 12 i laboratori di biologia molecolare impiantati, circa 4mila i bambini nati sani e senza AIDS da madre sieropositiva, 11 i corsi di formazione panafricani effettuati per circa 2500 professionisti della salute. Queste cifre dimostrano bene come l�AIDS non � invincibile. E� possibile batterlo. E� possibile far vincere la vita. Questi cinque anni d�impegno in questa battaglia ci hanno sempre pi� convinto che scorciatoie e riduzioni del golden standard della terapia e della diagnostica cos� come individuati in occidente, condurranno a reali problemi d�equit�, ridotta efficacia, sia in termini curativi che preventivi, ed elevato rischio d�insorgenza di resistenze. Trattare quanti pi� pazienti possibile e trattarli bene, appare ancora oggi la scelta pi� saggia e persino economicamente pi� proficua. Diffondere il trattamento genera ulteriori positivi effetti.

Siamo convinti che il diritto alla terapia, � un fondamentale diritto umano e non pu� e non deve subire sconti e riduzioni. Se non lo accettiamo nella sua integrit�, finiremo, di fatto, per respingerlo.

Quali i punti di forza di questo Programma? Uno su tutti, lavorare insieme, essere tanti. Persone del nord e del sud del mondo, specialisti e pazienti, laici e religiosi, volontari e professionisti, implementatori e donatori, governi e NGO. Questa unit� � la forza di DREAM: ognuno ha il suo posto e il suo lavoro da fare davanti a questa terribile pandemia. In questa drammatica battaglia contro il virus nessuno � inutile, nessuno � marginale. Le nostre parole chiave restano unit�, partecipazione, partnership, solidariet� e fiducia.

Ma permettetemi anche di dire che il segreto del successo di DREAM � nel fatto di essere un programma con una sua anima. DREAM � radicato in valori spirituali ed umani. La prospettiva di DREAM � strettamente legata a quella di Sant�Egidio, lavorare per un nuovo mondo e per il nostro tempo, sentendo la responsabilit� di costruire con audacia e pazienza nuove strade di collaborazione, partnership, che rappresentino una risposta concreta e fattibile ad un problema grande. E�quest� anima, che ha permesso al Programma DREAM di diventare un modello per altri, di essere replicato in vari paesi. Vorrei provare a comunicarvi l�anima di questo programma.

L� uomo al centro. �Chi � il mio prossimo?� L�antica domanda posta al Signore richiede anche oggi, nel quadro complesso della globalizzazione, una rinnovata risposta. Questa risposta non pu� non essere rivolta anche all��uomo mezzo morto�, perch� malato d�AIDS, quell�uomo che � possibile incontrare lungo le strade africane, nelle periferie delle metropoli sub-sahariane, nei sentieri dell�Africa rurale e profonda. Come il Buon Samaritano, la comunit� cristiana sente l�urgenza di dedicare a quest�uomo, ferito nel corpo e nello spirito, tutte le cure di cui necessita. Questo fondamentale punto di partenza inizia un�azione � dal basso�, cio� dal paziente e si concentra sull�intero spettro delle sue necessit�. Partire dall�uomo e non dalle istituzioni ha condotto il programma DREAM ad una serie di scelte originali che possono essere cos� sintetizzate:

Non esistono pazienti di serie A e di serie B, nel senso che la disponibilit� di cure efficaci solo per meno del 20% della popolazione infettata dal virus dell�HIV rappresenta un�inaccettabile contraddizione, quando al restante 80% tale accesso � negato. DREAM nasce per questo, per consentire la somministrazione della terapia anche a chi � nel sud del mondo. Si tratta di riconoscere all�uomo la sua dignit� tutta intera ovunque sia nato, qualunque sia la sua appartenenza e nazionalit�. Soprattutto per il cristiano si tratta del �prossimo� davanti a cui fermarsi provvedendo alle sue necessit� immediate ed anche a quelle a lungo termine. La locanda che il Buon Samaritano sceglie come immediato ricovero per quell�uomo mezzo morto �, al tempo stesso, luogo di cura e di recupero della propria autonomia.

Si motiva cos� la scelta di DREAM per un sistema d�eccellenza della cura, fatto questo che, soprattutto nei primi anni del programma, ha rappresentato un forte elemento di contraddizione rispetto alle scelte della comunit� internazionale, caratterizzate da un certo �minimalismo�. E� sembrato naturale adottare anche in Africa la stessa diagnostica e le procedure assistenziali che rappresentano lo standard del nord del mondo. A distanza d�anni, si osserva una nuova convergenza con le agenzie internazionali, dovuta anche al fatto che strategie minimaliste non hanno dato i frutti sperati. E� per noi materia di fede, ma anche quotidiana conferma nella realt� che � tutto concorre al bene� in questo sforzo di cura e di sviluppo. Questo approccio �cristiano� ha una sua profonda validit�: motiva il personale, ottiene grande collaborazione dal paziente e dalla sua famiglia, � una testimonianza del potere terapeutico della Comunit� cristiana.

Approccio olistico ha voluto dire tener conto di tutte le caratteristiche del paziente africano: si tratta in genere di una donna, o in ogni modo di una persona ad alto rischio d�insicurezza alimentare, di limitata cultura e dalle scarse difese sociali, afflitta da altre condizioni morbose, quali malaria e tubercolosi. Si tratta di un bambino, cui spesso � negato anche il diritto al nome ed al riconoscimento anagrafico, o l�accesso all�istruzione. DREAM affronta tutto l�insieme di queste condizioni realizzando una globalit� delle cure che parte dal basso, senza contraddire l�opposta direzione d�azione dei piani nazionali e istituzionali.

Una strategia per la vita. Da questi presupposti si � fatta evidente la necessit� di condurre un�azione che coniuga la prevenzione con la terapia. Negli ultimi dieci anni il drammatico ritmo d�espansione della popolazione infetta non ha subito correzioni di rotta significative e ci si � dovuti confrontare con decine di milioni di veri e propri �condannati a morte�. E� parso non solo giusto ma anche ragionevole affiancare la terapia al complesso d�azioni tese a scongiurare il verificarsi di nuove infezioni. In fondo la cura rappresenta un ulteriore elemento di prevenzione com�� possibile verificare nel caso della trasmissione madre bambino: l�aver adottato l�uso della triplice terapia ( strategia peraltro universalmente diffusa nel nord del mondo, con un quasi totale successo e azzeramento dei nuovi infetti) non solo ha dimostrato la medesima efficacia, ma � diventata una vera e propria terapia anche per le madri ed un grande aiuto per la loro effettiva aderenza.

Una strategia d�equit�. A DREAM tutti possono accedere perch� tutte le cure, le procedure assistenziali e la diagnostica sono completamente gratuite. In un continente africano segnato dalla presenza di centinaia di milioni di persone che vivono sotto la soglia della povert� assoluta, questa scelta � sembrata obbligata. All�indubitabile incapacit� di spesa dei nostri pazienti si deve aggiungere un�altra osservazione: la terapia � per la vita, almeno per il momento, ed � necessaria una fedelt� del paziente ad essa. Ora, la complessit� delle procedure assistenziali, che si sostanzia in un elevato numero d�appuntamenti per il controllo delle condizioni di salute, la consegna dei farmaci e l�esecuzione delle analisi, ha in ogni modo per il paziente un costo. Moltissimi, infatti, devono sobbarcarsi un lungo percorso a piedi e dedicare molte ore della settimana a tali attivit�. Equit� vuol dire anche consentire al paziente non solo di prendere farmaci ma di sopravvivere alla sua cronica insicurezza alimentare. Per questo un�integrazione nutrizionale � prevista per tutti i casi in cui se ne ravvisa la necessit�. Il cibo donato al paziente per se stesso e tutta la famiglia, lo aiuta poi con efficacia a ritrovare un ruolo ed una dignit�. Egli, infatti, finisce per contribuire al bilancio familiare in modo significativo.

Una strategia di sviluppo. Se da una parte l�AIDS rappresenta un evento catastrofico per l�Africa, dall�altra esso � divenuto motivo di un rinnovato impegno umanitario: gli attuali investimenti non hanno precedenti storici significativi. L�impegno di DREAM si sostanzia in una proposta di training ed aggiornamento, o di vera e propria formazione per numerosissimi operatori sanitari: a loro � dedicata una costante attenzione attraverso la realizzazione di corsi e staging teorico pratici. DREAM ha inoltre introdotto nuove tecnologie, in primis una rete satellitare di comunicazioni ed una gestione interamente informatizzata, che sono parse una risposta adatta all�Africa, alle sue difficolt� di comunicazione e gestione.

Dall�uomo alla societ�. L�approccio inclusivo, la partecipazione del paziente alle cure, la realizzazione di movimenti d�opinione, l�educazione sanitaria hanno rappresentato una vera risposta per entrare nel mondo della percezione della salute dell�uomo e della donna africani e intervenire in modo efficace. Resta fondamentale nella nostra esperienza, l�aver coinvolto i pazienti in processi educativi e di cura. Sono ormai centinaia gli attivisti riuniti in un�associazione � Mulheres para DREAM � donne per un sogno, ma ci sono anche tanti uomini! che collaborano nell�accogliere i nuovi pazienti o nel rintracciare quelli che manifestano difficolt�. O che portano avanti concrete iniziative per la prevenzione. Mi sembra di poter affermare che il percorso terapeutico deve coincidere con un altro itinerario: si parte dalla malattia ma anche dall�emarginazione e dall�abbandono, dall�impossibilit� di lavorare ed accudire la famiglia e dal senso di colpa. Si deve giungere ad una riconquista della salute ed insieme ad un riscatto sociale e culturale. Un riscatto perfino sul piano del lavoro: i nostri attivisti ricevono anch�essi un adeguato training e sono regolarmente assunti e salariati. . Molte delle nostre pazienti, ritrovate le forze, si fanno madri di tanti bambini, non solo dei propri figli, ma per altri bambini malati che affluiscono ai nostri centri. Spesso bambini che hanno gi� perduto i genitori a causa dell�AIDS e che per questo sono affidati a poveri nonni o a vicini distratti, che non sono in grado di aiutarli a curarsi. Le nostre donne malate diventano come madri, passano nelle loro case pi� volte il giorno, gli somministrano le medicine, gli preparano da mangiare, si preoccupano di loro, con il senso che anche questi bambini fanno parte integrante della loro famiglia. E�, direi, la famiglia di Dio.

Questa anima, questa filosofia nei confronti dell�AIDS, ci hanno portato ad un�assunzione di responsabilit�, spesso condivisa con altri uomini e donne di fede che abbiamo incontrato in questi anni nel nostro cammino per le vie d�Africa. Penso alle tante congregazioni religiose, missionari e clero locale con i quali condividiamo l�anima e il progetto di amore di Dio sul mondo. Anche se in posti diversi, lavoriamo insieme, con lo stesso spirito per il sogno di un�Africa senza AIDS. La rapida espansione di DREAM in questi quasi sei anni � dovuta infatti, non solo ad una presenza capillare della comunit� in tanti paesi africani, ma anche alla volont� di tante congregazioni religiose, ONG, laici, persone di buona volont� di affiancarci in questa strategia di lotta al virus. Questa sinergia ci permette di aumentare ogni giorno il numero dei malati africani che si possono raggiungere. E� un contagio positivo tra quanti hanno la possibilit� di moltiplicare l�efficacia di questa battaglia decisiva per il futuro dell�Africa.

Ma penso anche ad altre comunit� di fede, per esempio le comunit� mussulmane.

Il giorno dell�inaugurazione del centro DREAM a Conakry nella repubblica di Guinea, l�imam della Grande Moschea , insieme a tutti gli altri invitati, alle autorit� ufficiali, all�arcivescovo, � venuto come invitato d�onore per inaugurare il centro DREAM ed � stato particolarmente colpito. Ci ha detto: �Oggi crediamo alla vostra sincerit�, avevamo un gran problema a causa dell�AIDS e voi - e la Chiesa - siete stati la risposta�. Ci ha detto che noi abbiamo capito che se tutti i credenti si uniscono, allora possono fare pi� d�ogni altro stato al mondo; e ha aggiunto che lui pensava che noi cristiani e loro, i musulmani, insieme siamo pi� ascoltati di tutti i presidenti del mondo. E se questo � vero ci basterebbe poco per cambiare il nostro mondo. Ancora, in Malawi collaboriamo con la piccola comunit� indu per convincere i loro fedeli malati a curarsi. Questa collaborazione e accoglienza a credenti di altre religioni � per noi il segno di un ecumenismo della carit� in cui gi� i credenti si ritrovano tutti figli dello stesso Dio.

Siamo convinti che la vittoria contro l�AIDS � possibile, ma solo attraverso una grande unit� d�intenti e in uno sforzo comune, sintonico ma anche insieme vorrei dire polifonico, in grado di riunire le molte voci e partecipazioni che la lotta all�AIDS richiede: la sfida dell�AIDS pu� essere vinta soprattutto se sapremo lavorare insieme, se sapremo cio� accettare una collaborazione globale, nella piena consapevolezza che le reciproche dipendenze non possono e non devono rappresentare un motivo di sfiducia ma al contrario la chance di un�unit� d�intenti davvero utile allo sviluppo comune.

In questo concerto globale, ne siamo certi, l�obiettivo di un Africa libera dall�AIDS non � un miraggio, ma una realt� possibile.