Comunità di Sant'Egidio - Napoli 2007 - Per un mondo senza violenza - Religioni e Culture in dialogo Comunità di Sant'Egidio - Napoli 2007 - Per un mondo senza violenza - Religioni e Culture in dialogo
 

Magid Noorjehan Abdul - Programma DREAM, Mozambico

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Comunit� di Sant'Egidio

23/10/2007 - 09:30 - Auditorium - Hotel Royal Continental
PANEL 26 - L�AIDS: una sfida che si pu� vincere

Magid Noorjehan Abdul
Programma DREAM, Mozambico

Ringrazio la Comunit� di Sant�Egidio, l�Arcidiocesi di Napoli e tutte le personalit� presenti, per avermi concesso l�onore di poter dire alcune parole in quest�occasione cos� importante per tutti noi.

Io, Noorjehan Abdul Magid, mozambicana, di origine indiana, musulmana, medico di professione dal 1999, vorrei dare testimonianza su quello che vuol dire per me curare l�AIDS nel mio paese.

Lavoro con la Comunit� di Sant�Egidio nel centro DREAM di Machava, una localit� vicina a Maputo, fin dagli inizi. Sono molto orgogliosa di dirvi che sono stato il primo medico mozambicano a lavorare con la Comunit�, e la prima ad utilizzare la terapia antiretrovirale nel mio Paese. In verit�, Machava � il primo centro DREAM in Africa ad introdurre la terapia antiretrovirale.

Prima di conoscere la Comunit� di Sant�Egidio lavoravo nell�Ospedale nazionale di riferimento per la tubercolosi, era gi� medico, formato da oltre due anni, e con grande frustrazione e disappunto vedevo molti malati morire, nel mio reparto al ritmo di circa cinque decessi al giorno, tutti malati di TBC con il virus HIV. Non riuscivo a farli riprendere� morivano in poco tempo. Facevo tutto quello che era possibile fare, ma non avevamo i medicinali per curare l�AIDS. A quei tempi finivo addirittura per dire che come medico non ero capace, che la mia medicina non serviva a nulla, che serviva appena per certificare i decessi. Non � facile assistere all�agonia di un malato, anche per un professionista della salute, vi garantisco che ci sentivamo impediti, senza poter fare nulla di pi�� allora mi chiedevo �quando finir� quest�agonia?�. Fino a quando? Non c�� davvero null�altro che posso fare per questo malato?�.

Pregavo Dio che mi indicasse una soluzione per questa malattia, a quel tempo nel mio paese non c�era cura, se non per pochi ricchi. Poi nel 2002 le cose sono cambiate, Dio ha ascoltato le mie preghiere, ho conosciuto la Comunit� di Sant�Egidio, fu un miracolo� gi� cominciavo a intravedere una speranza per i miei malati.

Accanto all�Ospedale Generale di Machava, dove lavoravo, c�era un piccolo centro: � l� che abbiamo iniziato. Quella piccola costruzione venne ristrutturata e adattata per essere accogliente. All�inizio non � stato facile, visto che eravamo i pionieri della terapia antiretrovirale. Arrivavano al centro malati gi� in fase terminale, e molto gravi. Vista la gravit� della situazione, era molto difficile credere che quei malati potevano riprendersi. Mi ricordo di una paziente che era molto malata, a cui veniva praticata l�assistenza medica a casa, pensavo che avrei certificato il suo decesso quel giorno o certamente l�indomani. Perch� era una di quelle malate con le identiche caratteristiche dei malati che io vedevo morire all�Ospedale. Ma ogni volta che passavo, era un giorno in pi� che lei guadagnava alla vita. Non potete immaginare la mia gioia... la previsione di decesso era errata. Cominci� a respirare, e a migliorare. Gi� veniva al centro senza alcun aiuto da parte nostra� come medico e come donna di fede stavo assistendo a un miracolo di vita� oggi questa donna lavora come attivista nel programma DREAM, e aiuta gli altri pazienti attraverso l�assistenza domiciliare, avvalendosi della sua esperienza personale per incoraggiarli.

Il nostro centro si � cos� trasformato in un centro di riferimento per i malati sieropositivi, accogliamo malati da varie parti del Paese e a volta anche di alcuni paesi confinanti come il Sudafrica e lo Swaziland, perch� vedere persone che tornano in vita ha dato speranza ad altri, e gli ha infuso il coraggio di venirci a cercare.

Machava � un centro piccolo ma con capacit� di accogliere grandi numeri, se devo descriverlo com�� oggi � s� un centro di salute dove vengono dispensate cure basate su standard di eccellenza, ma � anche una casa, un luogo dove regna un clima familiare. Vengono a Machava famiglie intere, bambini orfani accompagnati dai nonni che ne portano la responsabilit�, prigionieri delle carceri vicine.

Oggi ho pi� di 2000 pazienti in cura, dei quali 400 sono bambini, e di questi l�80 per cento � orfano. Abbiamo organizzato per loro uno spazio nel giardino dove possono giocare, disegnare e ascoltare le storie raccontate dai nostri attivisti e quando vedo un sorriso nel volto di questi bambini che vengono da noi, e passano una parte della giornata in questo giardino d�infanzia, senza accorgersi di essere in un ospedale, mi sento felice e realizzata. I bambini non hanno paura di venire al centro, non hanno timore di parlare con il personale sanitario� Si sentono a casa.

Una nonna mi ha raccontato che un suo nipote orfano ha parlato di me agli altri fratellini come della sua �mamma dottoressa�. Nel caso qualcuno gli faccia del male, lui ha una madre dottoressa che lo difende!!! Vi racconto questa storia per farvi capire il clima che esiste a Machava.

Ma Machava � anche uno dei centri DREAM che riceve pi� visite in assoluto, essendosi diventato un centro-modello. Abbiamo ricevuto visite di diverse organizzazioni, istituzioni, governi di diversi paesi. A mo� di esempio abbiamo ricevuto: la first-lady tedesca, i rappresentanti dell�Organizzazione Mondiale della Sanit�, il Dott. Mario Soares, Stephen Lewis (inviato speciale dell�ONU per l�AIDS).

Cosa vengono a vedere? � come lavoriamo? che tipo di prestazioni sanitarie offriamo? Di certo no, perch� gi� sanno cosa facciamo. Vengono per capire le ragioni del nostro successo. Che � fatto di un modo nuovo di farsi vicini ai malati, che considerano Machava la loro seconda casa, per non dire la prima. Vedono un rapporto di amicizia, familiarit� e aiuto. Restano ammirati per la nostra organizzazione e il nostro modo di lavorare. Molti dicono �allora � davvero possibile curare persone con l�AIDS in paesi a risorse limitate!!!�.

Oggi il centro di Machava pu� definirsi un santuario per chi cerca le cure, e per chi ci visita, perch� � un esempio di speranza per vincere contro l�AIDS.

Molti mi chiedono, in verit� � una domanda che mi viene rivolta molto spesso: come posso io, musulmana praticante, lavorare con la Comunit� di Sant�Egidio che � cattolica, senza alcuna divergenza di tipo religioso?� E ogni volta resto sorpresa con questa domanda, perch� per me questo non � mai stato un problema�. Mai

Tra persone di fede, anche se di religioni diverse, troviamo una sintonia profonda e comune� l�amore per il prossimo, che ci porta a condividere la stessa via e a lavorare con persone di fede. Questo mi d� la forza e il coraggio di accettare nuove sfide. Gli stessi pazienti che vengono al centro sono di religioni differenti: musulmani, protestanti, ortodossi, cattolici� ma non c�� divisione o discordia. Tutti noi rispettiamo religione dell�altro, e riconosciamo di essere figlio di un unico Dio.

All�inizio non mi capacitavo su cosa fosse la Comunit� di Sant�Egidio, sapevo che era una comunit� cattolica, pensavo che era una grande struttura ospedaliera ben organizzata, sebbene sapessi del compito importante da essa rivestito nella pace in Mozambico. Quando poi ho visitato Roma ho visto che non si trattava di una ospedale, ma che aveva un�identit� ecclesiale. Questo mi ha sorpreso, e ho conosciuto meglio la comunit� e il suo spirito di dialogo, di passione per la pace e di amore verso i poveri.

Ho scoperto che la Comunit� lavora in unit�, dove ognuno conosce il compito che svolge dentro di essa, cio�, � come un grande puzzle composto da molte tessere e molti colori, onde ogni tessera � una persona e ogni colore � un compito, ma � l�insieme che tutti formano un vero mosaico, bello e armonioso, che senza una tessera o un colore sarebbe incompleto. Questo mi ha fatto identificare e mi ha legato ancor di pi� alla comunit� in un rapporto profondo di rispetto e di amicizia. Perch� mi ha mostrato una via nella lotta contro questa terribile malattia che � l�AIDS.

Ora sono io a farmi la domanda. Essendo una musulmana praticante, NON DOVENDO in teoria lavorare con la Comunit� di Sant�Egidio che � cattolica, ma PERCHE� DOVREI AVERE attriti religiosi, visto che abbiamo gli stessi obiettivi?

Nella mia religione c�� una parola per descrivere le opere di carit� che un musulmano pu� fare, � sadaqa, ovvero la possibilit� di fare del bene volontariamente al prossimo, sapendo che � un motivo di gioia per chi lo fa e per chi lo riceve.

L�AIDS � una grande sfida. Guarire l�AIDS non � la stessa cosa che curarlo. Si cura con le medicine, ma si guarisce con l�affetto, l�amore, la fiducia e la carit�. Per lottare contro l�AIDS c�� bisogno che ognuno di noi, di qualunque religione, razza o colore, che tutti i credenti possano unirsi in una sfida che si pu� vincere� tutti noi, uomini e fede� musulmani, ebrei, cristiani e� tutti i credenti uniti assieme� come piccole tessere di un grande mosaico possiamo costruire un bel quadro d�insieme� dove l�AIDS verr� sconfitto.

Concludendo.

Tutto questo lo dico per dire che se siamo credenti, se abbiamo fede e la forza di cambiare qualcosa, Dio sempre verr� con delle risposte per noi. La risposta di Dio � sempre per il bene. Se la Comunit� di Sant�Egidio non avesse introdotto la cura dell�AIDS nel mio Paese, quante persone avremmo perso? Senza dire dei bambini sieropositivi che sarebbero nati. Alla fine di tutto, qual � il compito affidatoci sin da quando siamo venuti al mondo? Alleviare il dolore del prossimo! Questa � una responsabilit� del credente e io, come donna di fede, sento questa responsabilit�, come medico questo � scritto anche nel mio giuramento. E con DREAM sono felice di poter tener fede al mio giuramento e alla mia volont� di aiutare il prossimo, e vi invito ad unirvi a questo spirito di Sant�Egidio, in questa lotta all�AIDS, perch� � possibile vincere.

Vi ringrazio.