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Comunit� di Sant'Egidio

22/10/2007 - 09:30 - Sala Italia - Castel dell�Ovo
PANEL 4 - Europa, immigrazione, futuro

J�rn-Erik Gutheil
Chiesa Evangelica di Germania

Signore e Signori,

L�Europa stava celebrando la Pentecoste quando il giornale britannico �L�Indipendent� pubblic� una fotografia dal titolo �La vergogna dell�Europa� ed una storia quasi incredibile che � accaduta nel mare proprio al largo di Malta. 27 rifugiati vittime di un naufragio provenienti dal Ghana, Cameroon, Nigeria, Burkina Faso erano sopravvissuti per tre giorni e tre notti in mare aggrappati alle reti di una �Rete da tonno�. Una imbarcazione maltese, che aveva attraccato alla rete, rifiut� di prendere i rifugiati a bordo o di fornire loro acqua e cibo. N� la Libia n� Malta, in quanto paesi vicini responsabili, volevano compiere tentativi di salvataggio. Alla fine una nave Italiana ha salvato i rifugiati e li ha portati in un centro di accoglienza nell�isola di Lampedusa. A tutti � stato offerto soccorso umanitario in Italia, anche se su base temporanea (cfr.Il Manifesto 21/08/2007).

Mentre noi possiamo pensare all�Europa ed alle sue politiche migratorie circondati da un ambiente sicuro e confortevole, non possiamo essere certi che questi fatti, che hanno avuto risonanza mondiale nel giorno di Pentecoste di quest�anno, non stiano accadendo da qualche parte vicino a noi in questo momento. Comunque, se non sembrasse molto cinico, si potrebbe dire che le vittime del naufragio sono state piuttosto fortunate, visto che il Mediterraneo e l�Oceano Atlantico attorno alle Canarie sono da lungo tempo un cimitero che divora migliaia di persone all�anno, le quali pagano con la propria vita �il sogno europeo� ed il cui nome nessuno ricorda. Muoiono di sete, di fame o affogati.

Non passa nemmeno un giorno senza che la linea politica dell�Unione Europea (comprensiva di rifiuto collettivo e della richiesta di controlli ai confini per cercare di contenere l�immigrazione irregolare- annunciata da Pisano, Schily e Blunkett per la prima volta al summit di Sheffield in Luglio 2004) si debba confrontare con le immagini di rifugiati a Lampedusa o alle Canarie.

Non si dovrebbe cedere all�illusione che coloro che sono costretti a lasciare i propri paesi possano essere bloccati da muri costruiti in mare, dal rifiuto del diritto di asilo, dalla criminalizzazione dei loro soccorritori o con la violazione del diritto internazionale. Questa politica di deterrenza, sostenuta ancora dal Commissario Europeo Frattini, � volta ad assicurare l�uso permanente di operazioni FRONTEX ai confini esterni dell�Unione Europea e di aderire all�aumento di fondi da parte delle istituzioni europee. Queste strategie gettano una luce triste sull�argomento �fuga e migrazioni� nella prima decade del nuovo millennio.

A livello mondiale si stima esistano pi� di 190 milioni di persone che vivono al di fuori del paese di origine. La maggioranza vive legalmente al di fuori del proprio paese. Pi� o meno un quarto vive in Europa. Questa grande cifra comprende coloro che hanno lasciato il proprio paese a causa di persecuzioni religiose, politiche o etniche cosi come i rifugiati per guerre o guerre civili. Molti di loro non vivono nemmeno al di fuori del proprio paese.

Pensiamo al tentativo disperato dei rifugiati africani di superare i cancelli di sicurezza nelle enclave spagnole di Ceuta e Melilla nell�ottobre 2005. Pensiamo agli abitanti della capitale somala Mogadishu, che si sono trovati in mezzo agli scontri tra clan rivali, ed allora diventa chiaro come la fuga spesso si conclude alle frontiere ermeticamente chiuse dei paesi vicini.

Per me questo approccio � necessario in modo da mostrare come attualmente abbiamo a che fare con un cambiamento di prospettiva.

Mentre fino a qualche tempo l�argomento migrazioni, visto l�aumento dei numeri, era trattato sotto il titolo �asilo�, il dibattito si incentra adesso sul termine �migrazioni�, anche in relazione ai rifugiati. Bisogna sottolineare comunque come il termine fuga ed il termine immigrazione non siano la stessa cosa, anche se immigranti e rifugiati occasionalmente si trovano letteralmente nella stessa barca.

In Africa ci sono molte ragioni per le quali la gente prende l�iniziativa o � costretta a lasciare la propria casa. A parte la povert�, l�assenza di prospettive, i disastri naturali e l�inquinamento ambientale che minacciano la vita, ci sono anche conflitti che si sommano alla persecuzione, alla violenza sessuale ed a imponenti violazioni dei diritti umani. Quindi � un errore considerare l�emigrazione intercontinentale come un risultato della sola povert�.

L�esistenza o l�acquisizione di mezzi finanziari appropriati � di fondamentale importanza nella scelta personale di lasciare la propria casa. Un�altra considerazione riguarda la necessit� di fornire un sostegno sufficiente ed appropriato alla famiglia che ci si � lasciati alle spalle.

Di conseguenza sono in genere persone singole, giovani che rischiano tutto per intraprendere il cammino cosi spesso incerto della fuga. Recentemente c�� stato un aumento continuo di ragazze e donne. Infine, la presenza della famiglia o di compatrioti nel paese di destinazione gioca un ruolo importante per la stabilizzazione delle proprie prospettive � specialmente quando si � appena arrivati nel paese.

Sono in genere persone che non appartengono ai poveri tra i poveri nel loro paese. Quello che pi� manca loro � la prospettiva di un futuro e della sicurezza nel loro paese, a causa dell�assenza di lavoro. A rischio della propria vita cercano quindi di raggiungere l�Europa, con l�aiuto di trafficanti ed attraverso mezzi che non possono nemmeno essere chiamate barche. I viaggi durano di pi� e sempre di pi� ed i profitti dei trafficanti aumentano ad ogni inasprimento delle misure di sicurezza ai confini.

Se guardiamo alla storia della nostra stessa Europa, possiamo vedere come coloro che adesso vivono �il sogno europeo� dentro di loro hanno le stesse speranze che una volta avevano gli Italiani, gli Irlandesi, gli Spagnoli, i Tedeschi e gli Scandinavi verso quello che era una volta �il nuovo mondo� in modo da sfuggire all�assenza di prospettive in Europa.

Come sfondo alle notizie allarmanti che ci raggiungono ogni giorno dalle coste meridionali dell�Europa, le regole fondamentali della civilt� �come salvare la vita umana in mare- sono diventate vuote, e vecchi �stati canaglia� che non hanno firmato la Convenzione di Ginevra n� conoscono il diritto di asilo, sono diventati alleati per azioni che non rispettano la legge internazionale.

Comunque l�obiettivo dovrebbe essere quello di cercare soluzioni durature per perone che sono gi� fuggite in Europa o che ancora sperano di arrivarci.

Se guardiamo alla possibilit� di essere sopraffatti da gente che ha posto la sua intera speranza in una vita in Europa, cosi come alle sfide per coloro che in Europa sono responsabili delle �migrazioni e protezione dei rifugiati�, allora un approccio che consideri solo gli interessi dei paesi Europei potr� portare solo al diffondersi del modello �fortezza Europa�.

Comunque questo concentrarsi solo sull�aumento della sicurezza non avr� successo, come si � visto in Germania, quando per decenni il fatto che la Germania fosse �un paese di immigrazione� veniva negato. Solo con l�inizio del nuovo millennio si � raggiunto un consenso sociale per regolare l�immigrazione e l�integrazione mediante leggi adeguate.

L�Europa si giocher� le sue prospettive future se non inizier� a cercare una cooperazione multilaterale con i paesi di origine e con i paesi dove i rifugiati e gli immigrati transitano. Prevalentemente, al momento attuale, i paesi della UE cercano di liberarsi della responsabilit� verso gli immigrati e i rifugiati mediante trasferimento di denaro ai paesi vicini o mediante misure repressive �come si � visto di recente a Siviglia.

D�altro canto � stato approvato in Ottobre 2006 al summit G6 a Stratford-upon-Avon, un documento che crea un sistema di �immigrazione a lavoro temporaneo� da paesi non UE verso la UE. In questo documento, funzionari provenienti da Italia, Francia, Gran Bretagna, Germania, Portogallo e Spagna suggeriscono di ripensare le politiche migratorie europee, per cooperare di pi� e per meglio coordinarsi in aree quali la lotta all�immigrazione illegale, la cooperazione nelle politiche di sviluppo con i paesi di origine, cos� come il diritto all�asilo e la coordinazione dell�immigrazione legale in tutta l�UE. I funzionari presenti a Stratford-upon-Avon hanno affermato che un approccio olistico, globale alla politica migratoria Europea � necessario.

L�inclinazione ad essere d�accordo sul minimo comune denominatore nella politica europea sull�asilo � diventata prioritaria negli ultimi anni cos� come il tentativo di subordinare qualsiasi discussione sui cambiamenti nella politica migratoria non legati al controllo dei confini. Dobbiamo quindi sperare che le affermazioni dei funzionari del G6 abbiano effetto e portino finalmente ad una politica migratoria dell�Unione Europea che unisca migrazione, educazione e cooperazione in una politica efficace di sviluppo.

L�autore austriaco Alfred Polgar, sulla base della sua esperienza di rifugiato, descrive come segue le possibili conseguenze del prevalere della sicurezza sulle altre considerazioni:

�Un essere umano � afferrato da dietro e gettato in un fiume. Sta per affogare. Gente su entrambi i lati del fiume guarda con preoccupazione crescente i suoi disperati tentativi di nuotare pensando: speriamo che non ce la faccia ad arrivare alla nostra riva�.

Grazie dell�attenzione!