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Daniela Pompei - Comunità di Sant

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Comunit� di Sant'Egidio

22/10/2007 - 09:30 - Sala Italia - Castel dell�Ovo
PANEL 4 - Europa, immigrazione, futuro

Daniela Pompei
Comunit� di Sant'Egidio

Un recente articolo di Arrigo Levi apparso su La Stampa, titolava �Io sto con i romeni�. � difficile non ritrovarsi nelle argomentazioni di Arrigo Levi e soprattutto nel suo disagio e nella sua preoccupazione per il modo con il quale, almeno in Italia, il tema dell�immigrazione � affrontato. �Grazie ai romeni� insiste Arrigo Levi; la sua � una reazione di fronte alla campagna di vero e proprio disprezzo nei confronti degli immigrati. Cito all�inizio della mia riflessione le sue osservazioni -nelle quali mi ritrovo - per cominciare dalla parte pi� difficile, per non eluderla e darne le giuste proporzioni. Mi riferisco al tema della sicurezza.

Al tema dell�immigrazione, infatti, � spesso associato quello della legalit� e della sicurezza. L�approccio prevalente dei media tende a mettere in luce gli aspetti problematici, negativi della presenza degli stranieri nei paesi europei. Citt� divenute insicure per colpa degli stranieri sono il luogo comune che emerge da molti organi di stampa. E in Italia, negli ultimi tempi, i romeni sono additati come responsabili dei molti mali che affliggono le nostre citt�. D�altra parte la questione immigrazione sembra essere ad un punto di stallo. Sono sul tappeto due posizioni inconciliabili- cos� sembra-: da una parte il bisogno di nuovi ingressi di immigrati, per garantire la crescita economica e lo sviluppo, dall�altra una paura sempre pi� diffusa nell�opinione pubblica dei paesi europei. La paura di essere espropriati del proprio benessere da una �invasione� incontrollata di �stranieri�. Benessere che, come sappiamo, � minacciato � al contrario- proprio da una decrescita demografica che affligge i paesi europei da diversi anni. Non a caso, il libro di verde, del 2005 della Commissione Europea lanciava un allarme � forse un po� deconsiderato �l�Europa non ha pi� un motore demografico!�. Nel periodo 1995-2000 i paesi dell�Europa Occidentale hanno �perso� 4,4 milioni di abitanti, �rimpiazzati� da 5 milioni di immigrati. Per il futuro si prevede sar� pi� arduo mantenere positivo il saldo demografico: la diminuzione dei cittadini europei non potr� essere colmata se non parzialmente da nuovi ingressi di immigrati. Infatti sostiene l�Onu che l�Unione Europea per far fronte all�invecchiamento progressivo della popolazione dovrebbe far entrare ogni anno per i prossimi 50 anni 13 milioni di immigrati . Questo � impensabile per le attuali politiche europee.

Se � vero che l�Europa � afflitta da una crisi, da un declino demografico e da uno �svuotamento identitario� come sostiene Andrea Riccardi nel suo testo Convivere, l�insicurezza percepita dai suoi cittadini � un sintomo importante da interpretare. Bisogna fare attenzione per� ad additarne come causa l�immigrazione, che invece potrebbe essere, almeno in parte, il suo rimedio. La domanda di sicurezza � una richiesta di protezione, di futuro, di vivibilit�, di giustizia e molto altro. In definitiva � una domanda complessa, che non merita di essere ridotta alle politiche di ordine pubblico e liquidata con risposte semplificate. Nella giornata mondiale dell�habitat il 1 ottobre di quest�anno l�ONU ha lanciato uno slogan significativo sul tema della criminalit� e sulla violenza urbana: �una citt� sicura � una citt� giusta�. Come, allora, non vedere con preoccupazione le misure e le azioni di polizia che si stanno mettendo in atto, negli ultimi tempi nelle grandi citt� italiane? I poveri stanno diventando il capro espiatorio di tutti i mali. � difficile immaginare che le persone che lavano i vetri ai semafori o che vivono in baracca rappresentino una emergenza di pubblica sicurezza. Segnalano � questo s�- un problema di emergenza abitativa, di emergenza sociale; sono coloro che prima di tutti pagano per lo squilibrio ingiusto dei nostri sistemi di vita.

Forse sono proprio i pi� poveri quelli che pagano di pi� le conseguenze di una mancanza di sicurezza. �I poveri sono le principali vittime di atti criminali e di violenza� sostiene autorevolmente l�ONU nel documento che ho prima citato; i cittadini poveri sono pi� esposti a delle situazioni pericolose che non i cittadini ricchi. Permettetemi qui un inciso, quando si parla di sicurezza, � necessario ribadire che chiunque commette reati deve essere perseguito ai sensi delle leggi dello stato (la singola persona e non tutte quelle appartenenti ad una data nazionalit�!). Ci� vale per tutti sia per gli immigrati che per i cittadini.

Il 13 settembre il vice presidente della commissione europea Franco Frattini diceva testualmente �Auspico l�ingresso in Europa, in 20 anni, di 20 milioni di immigrati!. Bisogna cambiare in fretta cultura e mentalit� nei confronti degli immigrati, che vanno considerati pi� un arricchimento che una minaccia�. Fine della citazione.

Molte altre voci autorevoli e ben documentate come ad esempio le agenzie internazionali dicono una cosa sola: l�immigrazione � una delle leve principali dello sviluppo, economico oltre che umano e sociale, dei paesi ospitanti e dei paesi di partenza.

Per i paesi a sviluppo avanzato e in particolare per l�Europa, l�immigrazione rappresenta una chance irrinunciabile e un sicuro arricchimento: limita la diminuzione della popolazione, permette di mantenere i livelli economico- sociali raggiunti, mantiene un livello di competitivit� e di crescita economica.

Eppure secondo una ricerca dell�Eurobarometro solo 4 cittadini europei su dieci sono disposti a riconoscere che �gli immigrati contribuiscono molto al bene del proprio paese�. Ci troviamo davanti ad un paradosso: abbiamo bisogno degli immigrati, ma non li vogliamo tanto. Scoraggiamo il loro ingresso, non ci attrezziamo per la loro accoglienza, misconosciamo il loro contributo, rendiamo difficile il riconoscimento dei diritti di cittadinanza.

Le politiche europee sono in un certo senso dominate dalla paura di aprire troppo. I paesi dell�Unione europea stanno ancora discutendo se aprire all�immigrazione di tipo economico, se e come aprire, eventualmente, solo a quella altamente qualificata.

C�� come � se posso usare una espressione forte ma sintetica - una forma di ipocrisia generalizzata sul tema dell�immigrazione che non guarda alla realt� dei paesi e alle prospettive future dell�Europa. Infatti, basterebbe analizzare i dati dei paesi che da anni attuano una parziale programmazione degli ingressi (come l�Italia, la Spagna, il Portogallo etc), per rendersi conto che accanto al bisogno relativamente basso di lavoratori altamente specializzati, ci sia invece una notevole necessit� di altri tipi di lavoratori, particolarmente di quelli poco qualificati. C�� bisogno certo di programmatori, in alcuni paesi di medici, di infermieri etc. ma c�� anche bisogno, e tanto, di operai, di donne per l�assistenza alle famiglie (colf � baby-sitter), assistenti per gli anziani, lavoratori per l�agricoltura. I lavoratori con mansioni generiche sono talmente richiesti che iniziano a scarseggiare. Attualmente ad esempio, in Italia, con difficolt� si trovano badanti che lavorino a tempo pieno. Si parla di invasione dei romeni, ma dai dati relativi ai centri di accoglienza della Comunit� di Sant�Egidio, si rileva una drastica diminuzione di nuovi arrivi dal 1 gennaio ad oggi. Che questa sia pi� di una sensazione � confermato anche da Ferruccio Pastore del Cespi che nota un netto calo negli arrivi dalla Romania in Italia.

Se l�immigrazione � un arricchimento per i paesi ospitanti lo � certamente anche per i paesi di origine, sotto vari aspetti. Il pi� importante � quello delle rimesse che i lavoratori inviano ai loro paesi di origine. Questa � una voce determinante nelle economie di tali paesi. Secondo le elaborazioni della Banca Mondiale, le rimesse superano di molto gli aiuti pubblici esteri (aiuti allo sviluppo) dei 22 governi pi� ricchi del mondo.

Credo anche, che quando si ragiona di immigrazione, sia utile andare oltre una logica economico-utilitaristica e operare delle scelte lungimiranti e solidali nelle politiche di ingresso.

Penso alla costituzione di �quote di solidariet��, che la Comunit� di Sant�Egidio ha proposto al Governo italiano per la modifica dell�attuale legge sull�immigrazione in merito alla programmazione dei flussi di ingresso. E� opportuno partire da una diversa concezione dei rapporti bilaterali tra i paesi, fondata sulla solidariet�. Nella definizione dei criteri delle quote annuali, una parte potrebbe essere specificamente riservata a quei paesi in cui pi� pesantemente si manifestano condizioni drammatiche a causa di conflitti, eventi climatici calamitosi, condizioni precarie di vita determinate da carestie o altro. Si pensi ai rifugiati ambientali.

Va anche considerato, a tale proposito, che la possibilit� offerta a questi gruppi di popolazione di arrivare regolarmente in Europa, oggi � assolutamente impedita da molteplici fattori, mentre costituirebbe l�alternativa pi� seria ed incisiva all�unica strada praticata, quella del traffico illecito e della criminalit� organizzata. Potrebbe essere una scelta che caratterizza in modo originale la politica dell�Europa per l�immigrazione e porrebbe le basi per un nuovo patto tra l�Europa e l�Africa.

Non posso non ricordare il dramma dei tanti migranti che sono �morti di speranza� in un viaggio senza ritorno nelle acque del Mediterraneo nel tentativo estremo di entrare in Europa attraverso paesi come la Spagna e l�Italia.

E� necessario oggi per i responsabili dei governi europei non inseguire le paure, ma impegnarsi per far s� che la convivenza necessaria, non sia subita malvolentieri ma diventi un�occasione di contentezza. Ormai � noto agli studiosi quanto gli immigrati siano una ricchezza e una necessit�. Non � etico alimentare ipocritamente l�idea che siamo �invasi� e che alcuni gruppi di immigrati minacciano la sicurezza delle nostre societ�. Si potrebbe iniziare a dire la verit� parlando bene degli immigrati. Poco, infatti, ancora si fa per le politiche di integrazione, non si pensa a come formare dei nuovi cittadini europei. Scarsamente ci si impegna sulla strada dell�integrazione su come insegnare la lingua, la cultura, la storia dell�Europa. Non ci si impegna per includere. E�quindi giusto e necessario spendere energie e fondi per integrare quegli uomini e quelle donne che ci aiutano a vivere bene, che aiutano le nostre famiglie, i nostri figli e i nostri genitori e che oggi, sempre di pi�, sono nostri vicini, quando trovano una casa. Lavorare per l�integrazione, � oggi una delle vie pi� importanti per avere un rapporto non spaventato con l�immigrazione. Conoscere e integrare come fa da anni la Comunit� di Sant�Egidio, ci fa scoprire ad esempio che gli immigrati hanno un grande desiderio di inserirsi, di appartenere all�Italia e di esserne considerati parte integrante. Desiderano divenire cittadini a pieno titolo. Posso qui testimoniare come molti immigrati sono veri amanti dell�Italia, per usare una parola desueta, patrioti, che sentono l�Italia come il loro paese. Oggi � necessario far comprendere ai cittadini europei quanto l�immigrazione � bella. Bisogna educare e aiutare a vivere insieme, ad essere contenti per la presenza degli immigrati perch� i figli degli immigrati sono il futuro dell�Europa. E� preoccupante, che in alcune scuole elementari ci siano genitori italiani che tolgono i loro figli dalla scuola perch� i compagni di classe sono stranieri o zingari.

Ci possono essere tanti modi di affrontare la novit� e la bellezza di una societ� plurale e meticcia. L�esperienza della Comunit� di Sant�Egidio, in questo senso, rappresenta una via non spaventata ma equilibrata e percorribile di una convivenza possibile, necessaria ma anche- lasciatemelo dire- bella e appagante. .

La scuola d�italiano della comunit� di Sant�Egidio quest�anno compie 25 anni, ed � stata frequentata da circa 55 mila cittadini stranieri. Raccoglie in modo evidente e palpabile l�aspettativa di vita e di futuro che viene da una parte consistente del mondo degli immigrati. Mi chiedo se � proprio inevitabile deludere e umiliare questa aspettativa.

In conclusione. Come sar� il futuro dell� Europa? Credo bello se sapremo integrare, comprendere, sviluppare e far crescere la ricchezza di tanti uomini e donne diversi che sono un dono per l�Europa.

Andrea Riccardi nella sua riflessione sul convivere e sulla sfide del vivere insieme delinea un forte ruolo dell�Europa: �un�Europa segnata dalla stratificazione culturale e dallo scambio, � dice Andrea Riccardi - non pu� essere un continente di uomini e donne svuotati. (�) �bisogna negoziare e allargare un patto per vivere insieme, l�Europa pu� avere un ruolo importante in questo processo. Questa Europa senza impero, se forte di una solidariet� plurinazionale pu� essere uno spazio di pace nel mondo contemporaneo�.