Comunità di Sant'Egidio - Napoli 2007 - Per un mondo senza violenza - Religioni e Culture in dialogo Comunità di Sant'Egidio - Napoli 2007 - Per un mondo senza violenza - Religioni e Culture in dialogo
 

Lluis Martinez Sistach - Arcivescovo di Barcellona, Spagna

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Comunit� di Sant'Egidio

22/10/2007 - 16:30 - Sala Dione - Stazione Marittima
PANEL 12 - Lo spazio di Dio nella citt�

Lluis Martinez Sistach
Arcivescovo di Barcellona, Spagna

VIVERE LA FEDE NELLA CITT�

Introduzione: la �polis� e la fede

Il tema che mi � stato assegnato sembra, a prima vista, problematico. �Vivere la fede nella citt��. � possibile questo? Non � la citt� moderna la �Babilonia della miscredenza�, il simbolo dei peccatori? Eppure il profeta Giona riusc� a convertire gli abitanti di Ninive, �la grande citt��, la citt� enorme, �di tre giorni di cammino� � come in un prototipo biblico delle attuali metropoli -, e i Niniviti si convertirono, �credettero a Dio, ordinarono un digiuno, si vestirono di sacco dal pi� grande al pi� piccolo� (Gn 3, 5 ss.). La Parola di Dio pu� risuonare nel cuore della citt�. Desidero che questa convinzione sia alla base delle riflessioni che seguono.

D�altra parte, il cristianesimo primitivo � le lettere di Paolo ne sono una valida testimonianza - si consolid� prima nelle zone urbane, nelle citt� � nella �polis� greca � che non nelle zone rurali, o nei campi, nei �pagos�, che continuarono rimanendo �pagani� per molto tempo. Le prime grandi sedi episcopali furono sedi urbane.

Stiamo allora davanti a uno dei paradossi della fede cristiana: la �citt�� � nello stesso tempo ostacolo e spazio per il vissuto della fede. La grande citt� moderna, allora, � Gerusalemme o Babilonia, Ninive o Sodoma e Gomorra?

In tutta la nostra societ� � e maggiormente nelle citt� � si constata che l�odierna societ� civile � sempre pi� plurale, sia dal punto di vista morale che religioso e culturale. Lo spazio pubblico della modernit� � o della post-modernit� � � caratterizza da una confluenza di dottrine, tradizioni, religioni, concezioni della vita, in mezzo alle quali convivono credenti e non.

La fede cristiana, di fronte a questa realt�, si sente superata. Un segno di questo fenomeno sono le parrocchie urbane con i loro campanili silenziosi e come �soffocati� in mezzo ai grandi edifici � molto pi� alti e spettacolari � pieni di appartamenti, negozi ed uffici. Questi sono come le cattedrali di quella che Harvey Cox defin� come �la citt� secolare�.

A noi manca una pedagogia per convivere con la citt� e la sua pluralit�. Argomenti storici potrebbero � forse � spiegare questo nostro smarrimento. Dobbiamo rifare un tirocinio accellerato per saper vivere e riaffermare la nostra identit�, in un clima di convivenza e di tolleranza, che si fa patente in tutta la societ� attuale, specialmente nella societ� urbana.

I paradossi della citt� e la fede

Permettetemi un ricordo del catechismo della nostra infanzia. Chi non ricorda, durante quelle sessioni di catechesi la contrapposizione tra i peccati e le virt� capitali? Prima ci spiegavano i sette peccati capitali, - che imparavamo a memoria � per� ci� che pi� rimaneva impresso nella nostra testa era che �contro questi sette vizi ci sono sette virt��, e imparammo questo:

Contro la superbia, l�umilt�; contro l�avarizia, la liberalit�. Contro la lussuria, la castit�. Contro l�ira, la pazienza. Contro la gola, la temperanza. Contro l�invidia, la carit�. E contro la pigrizia, la diligenza.

Ebbene, la citt� ha i suoi �peccati�. Pongo la parola tra virgolette, perch� in questo caso il termine �peccato� deve essere usato in senso molto analogico: si tratta, credo, pi� che di mancanze morali, di caratteristiche della citt� o, se preferiscono, della cultura urbana.

Questi �peccati� o caratteristiche della citt� attuale sarebbero: l�anonimato, il laicismo, il mercantilismo, il predominio della ragione strumentale, la competitivit�, la spersonalizzazione e la frammentazione.

Il cristiano e la comunit� cristiana �urbana� � ma anche la rurale � devono avere anche, e come contrappeso ai loro �peccati� le rispettive virt� capitali.

Le enumero e in seguito suggerisco qualche considerazione su ciascuna di esse:

1. Di fronte all�anonimato, la prossimit�.

2. Di fronte al laicismo, la trascendenza.

3. Di fronte alla mercantilizzazione, la gratuit�.

4. Di fronte alla razionalit� strumentale, la contemplazione.

5. Di fronte alla competitivit�, la comunione.

6. Di fronte alla spersonalizzazione, lo stimolo dell�umanesimo cristiano.

7. Di fronte alla frammentazione, l�integrazione e il senso della totalit�.

1. Anonimato e prossimit�

Nell�anonimato urbano, il credente scopre alcuni valori come la libert�, la piet�, la compassione, la gratuit�, il rispetto, la diversit�, l�amore all�uguaglianza, la socialit�, il senso della convivenza democratica. E soprattutto il senso fraterno della comunit� cristiana. La secolarizzazione mette il credente in un �deserto� di solitudine, di distacco �sociale�. Per� Dio educ� il suo popolo nel �deserto�. Nella Bibbia, deserto e citt� si contrappongono: Dio chiama il suo popolo nel deserto; oggi forse Dio chiama soprattutto il suo popolo in mezzo al �deserto urbano�, in ci� che si riferisce alla fede. Il contrappeso deve essere allora la prossimit� della famiglia e della comunit� cristiana.

2. Laicismo e trascendenza di Dio e della persona

Una volta terminati i grandi sistemi o le utopie di salvezza intramondane, il cristianesimo costituisce il messaggio in grado di superare i pericoli dell�irrazionalismo e del nihilismo. I cristiani hanno un�alternativa meravigliosa che devono saper offrire alla nostra societ�: il Vangelo di Ges�.

Dinanzi il laicismo imperante in alcuni paesi, dobbiamo riaffermare l�autentica laicit� della societ� e dello Stato (Benedetto XVI). Per la Chiesa la laicit� deve essere intesa come l�autonomia della sfera civile e politica rispetto a quella religiosa ed ecclesiastica - ma non alla sfera etica e morale -. E questo � un valore con cui il Cristianesimo ha arricchito la nostra civilt�. E tuttavia la laicit� non deve condurre ad un laicismo. Il laicismo nega la rilevanza culturale della fede cristiana ed emargina i cristiani cercando di relegare la fede nell�ambito del privato, richiudendola nelle coscienze e nelle sacristie. (Mons. Llu�s Mart�nez Sistach. Omelia nella festa della Madonna della Mercede 24/09/2004).

Non possiamo privare il messaggio di Ges� della sua innegabile proiezione sociale. Non � nemmeno giusto invocare la pluralit� e la tolleranza per impedire ai cristiani di agire come tali nello spazio pubblico della societ� ( il caso delle radici cristiane dell�Europa...).

La Chiesa e le comunit� cristiane devono apportare alla �citt� secolare� (Harvey Cox), la trascendenza di Dio e quella della persona umana, creata ad immagine e somiglianza di Dio.

3. Mercantilismo e gratuit�

La religione in generale e specialmente la fede cristiana � chiamata a proteggere la societ� dall�invasione tecnico-amministrativa con esperienze di senso e di comunione. Contro l�invasione del mercantilismo e del conseguente consumismo, che per esempio, nel campo dell�informazione e del divertimento mette la persona al limite della saturazione e dell�alienazione squilibrando il proprio io, senza dargli la capacit� di captare e di giudicare criticamente il senso di ci� di cui viene informato o che gli viene offerto come �diversione�, la fede cristiana � chiamata, specialmente oggi, ad affrontare l�assenza del giudizio, il collasso della solidariet�, la marginalit� dei poveri e dei deboli. �I nemici veri e reali dei valori umanistici sono oggi la mercantilizzazione dei valori, l�invasione tecnologica e la dittatura burocratica�.

� ben conosciuta la globalizzazione mercantilista o economicista e la necessit� di quella �globalizzazione della solidariet��, di cui ci parl� Papa Giovanni Paolo II. Di fronte ad una �civitas� dominata dalla tecnica senz�anima e dalla burocrazia senza cuore, la fede cristiana � chiamata ad immettere un �supplemento di spirito�, ad universalizzare i valori dell�uguaglianza, della giustizia, della tolleranza, del rispetto della diversit�, della solidariet�, della piet�, della compassione; tutti questi sono valori che affondano le loro radici nel Vangelo.

4. Razionalit� strumentale e contemplazione

Davanti al predominio della ragione strumentale, che tende a ridurre l�altro ad un mero mezzo o strumento ed, in definitiva, ad un oggetto, il personalismo cristiano deve testimoniare nella vita urbana, per mezzo di persone e comunit� che, partendo dal principio della soggettivit� della persona e del principio cristiano e illuminista che �la persona umana � un fine e mai deve essere trattata come un mezzo� (Emmanuel Kant), si apre alla ragione etica, estetica e religiosa. In altre parole, si apre alla contemplazione della realt�. Nella contemplazione non si nega la razionalit�, ma al contrario, si ribadisce che essa respira, si trascende e si giustifica nella ragione etica, nella ragione estetica e nella ragione o vissuto religioso.

5. Competitivit� e comunione

In un mondo in cui ci� che conta � la competizione e l�efficacia giuridica di fronte ai conflitti, c�� bisogno di vivere dei valori, nelle sfere sociali delle relazioni personali e solidarie, che superino la mera logica del diritto e dell�istituzione (lo Stato e le istituzioni intermedie). La creazione di questi spazi di incontro e di comunicazione in cui si sperimenta la gratuit�, il disinteresse e la prossimit�, non ha solo un grande valore dal punto di vista pedagogico, ma si accredita anche come luogo di socializzazione e di fede vissuta. Tali luoghi diventano uno spazio in cui si formano buoni cittadini, e ci� non � poca cosa. In questo modo la semplice razionalit� giuridica � il cittadino e i suoi diritti � si lascia fecondare da una tradizione di compassione che deve meritare l�appoggio delle �comunit� di senso� (la famiglia, le Chiese, le comunit� ecclesiali, i movimenti...), riconoscendo che non tutto si esaurisce con la condizione giuridica del cittadino. N� nel giustizionalismo dei problemi della vita, come se da ci� potessero venir fuori le soluzioni di fondo.

Giovanni Paolo II ci lasci� una sfida per il nuovo millennio: fare della Chiesa (ovvero di ogni comunit� cristiana, parrocchia, associazione o movimento di istituzioni religiose o di laici cristiani), una �casa e una scuola di comunione�.

6. Spersonalizzazione e umanesimo

I valori, nella loro versione religiosa o laica, non ammettono l�imposizione, ma la seduzione; non la semplice imposizione per via autoritaria, ma attraverso la scoperta; non il proselitismo, ma la ricerca ragionevole. � per questo che le grandi tradizioni religiose li collocano nell�avventura della scoperta, della nascita e dell�illuminazione.

Il vissuto della fede nella citt� di oggi deve essere lontano dall�imposizione, dall�utilizzazione del potere per il mero addottrinamento e per il proselitismo.

Come afferma Andrea Riccardi, la comunit� cristiana deve essere il luogo in cui si vive l�avventura di essere per gli altri e di convivere con loro. La comunit� cristiana � il luogo in cui si pratica il riconoscimento, la cordialit� o la tenerezza, che sono le condizioni per sperimentare i valori. La comunit� cristiana deve offrire soprattutto spiritualit�, una �cultura del cuore� (la stessa che hanno proposto tutti i grandi pedagoghi cristiani).

La fede vissuta nella citt� � chiamata ad uno sforzo per evitare �che si perpetui una civilt� impegnata a separare la ragione dagli affetti, le conoscenze dalla cordialit�, il materiale dallo spirituale, le realt� superiori dalle inferiori. Una civilt� che � servita pi� per riempire di oggetti la vita del bambino � e dell�uomo e della donna -, che per farlo felice� (J. Garc�a Roca, �L�educazione nel cambio del millennio. Sfide e opportunit� della tradizione cristiana�. Sal terrae, 1998).

7. Frammentazione e senso della totalit�

Arriviamo all�ultima contrapposizione. Di fronte alla frammentazione della cultura attuale, si tende alla ricerca del senso della totalit�, ovvero della visione del senso di tutta la realt� (olismo). Nella vita di fede e nella vita cristiana (personale e comunitaria), si impone lo sforzo di superare le contrapposizioni che non sono �educative�, come la contrapposizione tra teoria e pratica, tra ragione ed emozione, tra coscienze e valori. Tutto questo tende a distruggere ci� che, nella persona, � nato integrato e frammenta ci� che era nato unitario. Perci� proponiamo che, contro la frammentazione della scienza e della vita urbana in generale, non si rinunci all�ideale dell�integrazione che d� senso alla esistenza umana.

Lo spirito umano non aspira - nell�ambito della fede � a frammentazioni, ma ad integrazioni; non vuole scissioni, ma unicit� e senso della totalit�. Si tratta, insomma, di evitare il dualismo razionalista, sia laico o religioso, che troviamo alla base della nostra societ�, e che Papa Benedetto XVI ci invita a superare nello sfondo, cos� unitario, della sua enciclica �Deus caritas est� che, come si � sottolineato con perspicacia, non � assolutamente dualista, ma integratore.

Conclusione

Se la citt� � una realt� profondamente umana (perch� � unita all�essenza dell�uomo e alla sua condizione di essere sociale), in essa i cristiani possono � e devono � farsi presenti, tanto personalmente come comunitariamente. Ma come? Possiamo riassumerlo in due parole: umanizzando la citt� e, nello stesso tempo cristianizzandola. Lo possono fare se ci sono comunit� vive che apportano un messaggio di speranza per mezzo della fraternit� vissuta nel seno della citt� e che vivano quelle virt� che vincono i peccati di cui sopra.

La Chiesa e i cristiani non sono fuori ma dentro la citt�. Per questo devono essere � secondo la metafora evangelica cos� tanto sviluppata dalla spiritualit� e dai carismi del nostro tempo � come il lievito nella massa e come il sale negli alimenti. Non devono essere invisibili, ma la cosa pi� importante � que siano presenti e attivi.

Termino con una menzione alla visione che ebbe San Paolo nell�Asia Minore, quando con i suoi compagni scese a Troade. �Durante la notte Paolo ebbe una visione: gli stava davanti un Mac�done e lo supplicava: �Passa in Macedonia e aiutaci! �Dopo che ebbe avuto questa visone � si legge negli Atti degli Apostoli - subito cercammo di partire per la Macedonia, ritenendo che Dio ci aveva chiamati per evangelizzarli� (At 16, 9-10). Paolo, in quel momento, � alle porte dell�Europa e ascolta la chiamata ad annunziare il vangelo precisamente in citt� come Filippi (At 16, 12), citt� del primo distretto della provincia di Macedonia, divenuta colonia romana e che era una citt� essenzialmente latina, poich� la sua amministrazione ricalcava quella di Roma. L� una donna di nome Lidia, commerciante di porpora e, pertanto, donna ricca che possiamo anche definire �urbana�, e tuttavia donna �timorata di Dio�, a cui �Dio le apr� il cuore per aderire alle parole di Paolo� (At 16, 14) si fece battezzare insieme con la sua famiglia da Paolo nella stessa citt� di Filippi.

Alle porte delle grandi citt� moderne, come Paolo a Troade, anche noi, oggi, dobbiamo ascoltare la voce degli attuali e dei futuri cristiani che ci dicono: �passa nella nostra citt� e aiutaci!�. Con piena fiducia nella forza del vangelo di Ges� e del suo Spirito, nonostante tutte le difficolt�, siamo chiamati a vivere e a testimoniare Ges� Cristo in mezzo alla citt� moderna, con la speranza che anche Dio continuer� ad �aprire il cuore� di molti cittadini alla sua Parola nel presente e nel futuro.

Grazie per la vostra attenzione.