Comunità di Sant'Egidio - Napoli 2007 - Per un mondo senza violenza - Religioni e Culture in dialogo Comunità di Sant'Egidio - Napoli 2007 - Per un mondo senza violenza - Religioni e Culture in dialogo
 

Copyright � 2007
Comunit� di Sant'Egidio

22/10/2007 - 16:30 - Sala Agave - Stazione Marittima
PANEL 15 - La terra e l�uomo: religioni e culture a confronto

Franco Pasquali
Segretario Generale della Coldiretti, Italia

Ogni secolo ha una fisionomia che lo contrassegna.

Quello in cui viviamo oltre ad essere caratterizzato dall�influenza dello sviluppo scientifico e tecnologico, risulta scandito da profondi cambiamenti, che mettono anzitutto in discussione la nostra capacit� di costruire forme pi� eque di convivenza.

1. Regole unitarie contro sfide globali

Siamo profondamente immersi nel cambiamento che si esprime con grandi sfide e gravi problemi, il mutamento climatico sta dettando le nuove agende:

� la possibilit� di utilizzare le colture agricole per produrre alternative energetiche al petrolio ha aperto un dibattito fuorviante tra Food e No Food, tra cibo e carburanti;

� i nuovi Paesi acquirenti di beni alimentari sul mercato mondiale come la Cina e l�India;

� le biotecnologie con la loro carica ideologica ed omologante;

� le nuove tensioni dei flussi migratori (inurbamento, migrazione�).

Il mutamento dei rapporti di forza con la natura (e i cambiamenti climatici, le siccit�, le alluvioni ne sono l�esempio pi� attuale) accentua la necessit� di riconsiderare accordi globali per dare regole �unitarie� a temi globali. Alcuni tentativi sono partiti.

Gli stessi obiettivi posti dall�adesione degli Stati al protocollo di Kyoto sono destinati ad incidere pesantemente sugli automatismi della produzione.

2. Finito il fordismo, i territori e le comunit� sono la strada

Aperti i mercati, abbattute le barriere, uniformate le condizioni di investimento, ne consegue che il posizionamento competitivo delle imprese non sia pi� ottenibile attraverso l�efficienza produttiva, riducendo i costi ed esaurendo i fattori su cui finora si � basata la crescita. N� si rinviene pi� alcuna formula di organizzazione dei processi produttivi e di scambio che vada ugualmente bene per Paesi con culture, istituzioni e risorse differenziate. Oggi i fatturati non confliggono pi� con le idee.

Dobbiamo, dunque, cogliere le opportunit� che seguono alle nuove strategie in grado di mobilitare le risorse che si trovano nei contesti di produzione e di investire in conoscenza, allungando le reti e i punti di accesso al mercato.

Da questo punto di vista, se il commercio globale ha avuto un merito � quello di aver riscoperto e aiutato a cogliere le differenze, a sottolineare le identit�, a valorizzare la complessit�.

Il �racconto� del fordismo � davvero finito: quel modo di intendere la modernit� come progresso lineare, quantitativamente misurabile, � spazzato via dai fatti.

Straordinarie opportunit� vengono, invece, filtrate dalle molteplici forze che sostengono i territori e che, rovesciando le impressionanti conseguenze omologanti, innovano il bisogno di vivere in un ambiente salubre, assumendo i rischi che conseguono a progetti di investimento ed infrastrutture energetiche, recuperando chi viene marginalizzato nel lavoro, rigenerando stili di vita.

La globalizzazione unipolare � figlia del vecchio modello industriale fordista che penalizza il Sud del mondo. Noi puntiamo sulla globalizzazione multipolare che significa somma di tante storie condivise.

Alla base di una nuova economia che si rivolge al �basso� c�� sempre, infatti, un punto di incontro che sta alla base della convivenza di tanti soggetti che esprimono interessi e valori plurali.

Territorio, riconoscibilit� e comunit� sono la strada da ricercare per l�uomo a tutto tondo la cui dignit� viene promossa ed esaltata dalla partecipazione e dalla responsabilit�.

Non si pu� pensare di prescindere nella progettazione dei nuovi interventi sul piano economico dalle ricadute sulle comunit� locali e nei diversi territori.

Il locale non pu� dissolversi nell�omologazione. Sono necessarie, quindi, nuove relazioni locale-globale.

Il dialogo globale va ridisegnato partendo da questi presupposti.

In questa direzione, la costruzione dello sviluppo � �condivisa� e richiede una efficiente cooperazione tra istituzioni, imprese e societ� come garanzia di valori collettivi. La sovranit� alimentare oggi � garantita da originalit� e distintivit�.

3. Omologazione, nuovo nome della colonizzazione

Tra Nord e Sud del mondo emerge un dialogo comune sulla multifunzionalit� come patrimonio dell�agricoltura e come grande opportunit� dalla quale possono scaturire nuove funzioni per le imprese agricole.

� una grande chance che va giocata a tutto campo per le implicazioni economiche positive e i ruoli nuovi che possono scaturire per gli agricoltori in una logica di sviluppo globale della societ�.

Queste strade vanno percorse con convinzione per contrastare logiche perverse che se un tempo interpretavano il colonialismo nel senso dello sfruttamento delle risorse dei Paesi del Sud del Mondo, oggi lo sono con programmi che tendono a rendere questi paesi e i popoli che vi vivono i nuovi destinatari di produzioni realizzate in altre parte della terra o di stili di vita che non gli appartengono.

L�omologazione � il nome di una nuova colonizzazione non meno grave di quella dei secoli scorsi perch� tende a fagocitare e ad annullare le culture locali.

Si sono spesso privilegiate produzioni destinate all�esportazioni prescindendo dai bisogni delle popolazioni locali. C�� stato uno scollegamento. Uno strappo che occorre ricucire.

In questo ambito si apre il capitolo della necessit� di aprire una nuova stagione anche negli aiuti alimentari che vanno governati per evitare di innescare processi negativi, come nel caso della sostituzione del miglio autoctono con il grano degli aiuti. Servono aiuti funzionali alle esigenze dei territori.

Le realt� produttive territoriali anche nei paesi poveri del Pianeta sono in secondo piano nella logica che precede l�organizzazione delle risorse economiche e degli aiuti. Il rischio che si corre in questo senso � l�omologazione dei cibi, ma soprattutto lo sradicamento delle culture locali, delle stesse tradizioni produttive e la scomparsa di coltivazioni legate ai territori, se non addirittura delle comunit� di vita a queste legate.

Un rischio che pu� comportare conseguenze gravissime e che pu� dare il via a nuovi processi di desertificazione di grandi fasce di territori del Sud del pianeta, con le dinamiche dei flussi migratori che amaramente coinvolgono campagna e metropoli.

Non � delocalizzando e omologando che si cresce. Modernit� e futuro si realizzano coniugando sostenibilit� e multifunzionalit�.

4. Le nuove energie rinnovabili tra food e no food

Lo sviluppo sostenibile comporta la scelta di energie rinnovabili fondata su microimpianti sul territorio che integrano l�economia dell�impresa e producono ricchezza aggiuntiva.

Questi nuovi modelli di produzione di energia sono vincenti rispetto ai grandi impianti per bio masse che richiedono �monoculture estese� (vedi etanolo in Brasile) e anche forti importazioni.

Le macro centrali sono antagoniste rispetto a un modello sostenibile di reale crescita economica del territorio e, anche rispetto alla situazione italiana, non sarebbero sopportabili. Bisogna, quindi, cominciare a compiere le scelte opportune anche per superare ogni titubanza riguardo questa opzione.

La scelta favorevole per il micro impianto � favorita dall�importanza del collegamento territoriale che pu� favorire un sistema di energia diffusa. In Italia si pu� gi� predisporre di oltre tremila micro impianti capaci di produrre attorno al 7-8 per cento dell'energia necessaria al Paese. Per farci una piccola idea, sono le stesse cifre della percentuale mondiale che d� la scelta del nucleare.

5. Cibo a �chilometri zero� difende ambiente e promuove sviluppo

Favorire la produzione ed il consumo di alimenti locali non � un valore solo per i Paesi ricchi. La nuova globalizzazione richiede infatti soprattutto la circolarit� delle conoscenze e dei saperi, pi� che dei prodotti.

La Coldiretti sta lavorando con organizzazioni agricole africane su un progetto che si chiama �L�Africa pu� nutrire se stessa�. L�obiettivo � offrire un supporto su come trasferire conoscenze, su come parlare alle Istituzioni e ai cittadini.

C'� un numero crescente di consumatori su scala mondiale che vuole acquistare prodotti freschi, naturali, del territorio, che non devono percorrere grandi distanze con mezzi inquinanti e subire i lunghi tempi di trasporto prima di giungere sulle tavole. Una domanda alla quale la Coldiretti intende rispondere con il progetto �chilometri zero� per differenziare le formule di vendita e favorire la conoscenza della provenienza degli alimenti.

Favorire il consumo di prodotti locali rappresenta anche per noi un impegno per la salvaguardia dell�ambiente e il risparmio energetico.

Ad esempio, per trasportare con l'aereo a Roma un chilo di mele dal Cile per una distanza di 13mila km si liberano 18,3 kg di CO2 e si consumano 5,8 chili di petrolio, mentre per un kg di kiwi dalla Nuova Zelanda nel viaggio di 18mila chilometri si emettono 24,7 kg di CO2 e si perdono 7,9 chili di petrolio e, infine, per gli arrivi di ogni kg di limoni dall'Argentina si producono 16,2 kg di CO2 e si consumano 5,4 chili di petrolio.

6. L�ogm nel cibo non genera progresso

L�omologazione uccide lo sviluppo. E questo vale anche per la manipolazione genetica dei cibi che rompe gli equilibri naturali esistenti e non genera progresso, ma apre strade inquietanti come il recente via libera negli Stati uniti alla vendita di prodotti, dal latte alla carne, derivati da animali clonati.

La precauzione che deve guidare scelte cos� importanti non deve essere confusa con l�oscurantismo.

Il biotech nell�agroalimentare va semplicemente in una direzione opposta alla necessit� di valorizzare le produzioni legate al territorio e di difenderle dalla omologazione e dalla delocalizzazione.

La contaminazione da Ogm � irreversibile nell�ambiente e pone interrogativi su quale futuro stiamo preparando per i nostri figli.

7. Superare le contraddizioni e scegliere le priorit�

L�uomo comprende, ormai, di essere sempre pi� chiaramente legato ad un unico destino e nelle sue strategie opportunistiche � pur all�interno di una storia millenaria di reciproca ostilit� � tende a superare differenze generazionali, a promuovere integrazioni di costumi, a dialogare tra soggetti riconosciuti.

Questa esigenza di agire su scala globale marcia di pari passo con l�aspettativa di acquisire coscienza e di scegliere le proprie priorit� a livello domestico.

Dice Amartya Sen : � L�identit� richiede il riconoscimento della diversit� delle affiliazioni e della storia umana ed esige la libert� di scegliere come uno voglia condurre la propria vita, secondo le proprie decisioni, senza essere rinchiuso in una piccola casella da altri che vogliono semplificare il mondo, e ci fanno fare molte cose che avremmo buone ragioni di non voler fare��.

Guardando all�agricoltura � che � il tema che pi� da vicino ci compete � non si pu� fare a meno di riflettere su una serie di inesorabili contraddizioni rispetto alla questione fondamentale posta:

1. quelle che attendono alla prevalenza del libero scambio e che, perci�, tendono ad omologare le differenze che costituiscono, invece, una ricchezza economica, sociale e culturale;

2. quelle che codificano il riconoscimento di forme monopolistiche di appropriazione privata (brevetti) e che, perci�, tendono ad escludere la conoscenza accumulata nel patrimonio comune della societ�;

3. quelle che affrancano le nuove tecnologie della vita per potenziare la produzione di commodities e che, perci�, provocano una pi� iniqua distribuzione dei benefici tra le economie sviluppate del Nord e quelle marginali del Sud;

4. quelle che oscurano la trasparenza delle informazioni al consumatore - in particolare sulla natura e sull�origine dei prodotti - e che riducono, perci�, l�ambito della sua libert� di scelta consapevole;

5. quelle che mettono in discussione la dignit� del cibo attraverso l�ingresso di cloni, transgeni, ormoni e che, perci�, attentano alla molteplicit� nutrizionale oltre che alla variabilit� genetica;

6. quelle che legittimano strumenti politici destinati a promuovere libert� ed economia dei singoli agricoltori e delle comunit� di villaggio all�interno della pi� vasta arena globale senza alcun coinvolgimento nelle responsabilit� e che accrescono, perci�, la povert� e il disagio sociale.

Il discorso sarebbe molto lungo e tale da coinvolgere pi� complessi problemi di relazione dei doveri di solidariet� sociale da adempiere al fine di consentire a ciascuno di uscire dalla alienazione (cibo), dall�invivibilit� (ambiente), dall�egoismo (cultura).

8. Dalla rappresentanza corporativa al patto con i consumatori

Il tentativo di svolgere un filo conduttore in grado di fornire una concreta soluzione ci riconduce, ancora una volta, alla realt� dei territori e al tessuto delle relazioni ivi intrecciato: non solo lo spazio fisico definito come unit� di misura geograficamente rilevante, ma quello spazio di educazione, di cultura, di tradizioni in cui facciamo la nostra esperienza come persone (imprenditori, cittadini, consumatori) e che trasmettiamo ai nostri figli.

Ad una organizzazione di rappresentanza delle imprese compete, dunque, una particolare tensione a conseguire le ragioni di efficienza del mercato in modo non dissociato dalle responsabilit� per la gestione dei beni comuni.

Gran parte del nostro lavoro negli ultimi anni, guardando alla complessa articolazione della realt� sociale, � stato motivato da un salto di qualit� di ordine culturale con un continuo adattamento al nuovo che avanza e al desiderio di progettare un percorso di sviluppo che sia capace di rispondere alla qualit� della vita dei cittadini consumatori, ai bisogni di sicurezza alimentare o al grado di tutela assicurato all�ambiente naturale che ci circonda.

Alcuni esempi ci possono aiutare.

L�acqua non pu� essere sfruttata come un bene economico, ma il suo utilizzo dev�essere ordinato a criteri di equit� e razionalmente distribuita in base a precise priorit� che tengono conto delle scelte di consumo.

Sulla base di criteri di cooperazione, abbiamo, cos�, dato voce alle forze rappresentative locali per mettere al riparo l�accesso delle risorse da interessi di appropriazione privata, assicurando la diffusione di servizi, la continuit� delle fornitura, l�uguaglianza di trattamento degli utenti, la salvaguardia degli approvvigionamenti di falda e di deflusso minimo vitale.

Pi� in generale, dal punto di vista della salvaguardia dell�ambiente, messo a rischio dalle tante forme di aggressione, la nostra azione ha voluto fortemente rappresentare il senso dei comportamenti delle imprese agricole in funzione delle opportunit� di sviluppo sostenibile.

Cos�, sostituire l�uso di materiale plastico di origine fossile nella composizione di molteplici beni di consumo con quello derivante da polimeri naturali (amidi di mais) offre la possibilit� di una notevole riduzione dei costi di emissione di anidride carbonica � agente responsabile, come sappiamo, dell�aumento di temperatura � sollecitando il progresso di tecnologie applicate a nuove filiere territorialmente localizzate oltre a valorizzare scelte pi� consapevoli dei consumatori nei comportamenti di acquisto di utensili, giochi, imballaggi ecc..

Va detto, anzi, che con il cittadino consumatore � stato sottoscritto un vero e proprio �patto� a seguito del quale abbiamo dismesso l�abito corporativo, scelto la strada del confronto con la societ� e, volendo misurarsi con le istituzioni, la concertazione come strumento vitale di una democrazia partecipata.

Anche nei paesi in via di sviluppo l�alleanza tra agricoltori e consumatori inizia ad affacciarsi e ad esprimere un modo nuovo di intendere le relazioni sociali basate su autentici patti che mettono al centro le identit� dei territori e la qualit� e la sicurezza dei cibi. Si afferma cos� a livello globale un modo di intendere relazioni sociali in cui a prevalere sono le reali esigenze dei cittadini rispetto alle multinazionali che fanno dei territori del Sud del mondo terra di conquista.

9. La prospettiva della rigenerazione

Aver lavorato in questa prospettiva di �rigenerazione�, facendola diventare la cifra che caratterizza la nostra azione di forza sociale, ha portato Coldiretti a guardare al processo di estensione su scala globale degli scambi commerciali, mettendo in luce e criticando la formazione e l�aumento delle disuguaglianze tra Paesi in via di sviluppo e quelli pi� avanzati.

La cooperazione instaurata con alcune reti ed organizzazioni rappresentative di specificit� locali e di diversit� culturali nel quadro dello sviluppo economico - soprattutto, dell�Africa (ROPPA) - ha consolidato la nostra attenzione a collegare le basi reali dell�economia, in qualsiasi contesto territoriale, ai benefici o alle eventuali conseguenze negative nella comunit� internazionale.

Le sette edizioni del �Forum internazionale dell�agricoltura e dell�alimentazione�, organizzate a Cernobbio hanno definito una proposta chiara di sviluppo integrato e solidale capace di guardare ad una rete di relazioni intrecciate in una dimensione planetaria, senza tuttavia dimenticare l�urgenza di far crescere la seriet� del confronto sulla base di nuove regole (dall�abbattimento dei dazi per liberalizzare il commercio e far cadere aiuti ed assistenza, alle etichette per eliminare distorsioni di concorrenza e premiare le iniziative economiche di qualit�).

Un�economia della responsabilit� sociale che ci insegna a promuovere anche il benessere altrui, a far crescere le conoscenze, a promuovere iniziative con il consenso dei cittadini-consumatori, riducendo gli effetti indesiderati sull�ambiente, ci fa percepire, tuttavia, l�onere � che sicuramente questo incontro ha arricchito di significati � di mettere in relazione e allargare la consapevolezza dell�inclusione anche di costumi, credenze culturali e pratiche religiose, che sono la manifestazione pi� chiara delle libert� umane.

10. Per uno sviluppo con regole condivise

Ci ha insegnato Paolo VI che �lo sviluppo dei popoli � il nuovo nome della pace� (Populorum Progressio); non dobbiamo lasciare che questo anelito venga vanificato da una logica cinica di smodato pseudo-progresso e di crescita senza regole che tende ad asservire ogni elemento e ancor di pi� la natura.

La centralit� assoluta dell�essere umano nell�universo quale fine non pu� essere da una parte l�alibi di nuovi integralismi ambientalisti e tantomeno di uno sfruttamento miope delle risorse della natura.

E� in questo senso che ancora di pi� va superato all�inizio del Terzo Millennio il contrasto tra il Nord sempre pi� ricco e il Sud sempre pi� povero.

Si tratta di una illogica e troppe volte disperata realt� che attraverso lo sfruttamento indiscriminato delle risorse pu� portare alla distruzione del creato rischiando di rendere povere le nazioni in vari modi e non solo per mancanza di cibo, �ma anche per mancanza di libert� e altri diritti umani� come effetto conseguente e non ultimo delle logiche di sfruttamento indiscriminato.

Un giorno queste Nazioni �giudicheranno quei popoli che gli portano via questi beni, arrogandosi il monopolio imperialistico dell�economia e della supremazia politica alle spese degli altri� (Giovanni Paolo II, viaggio in Canada, 1984).

L�uomo ha ricevuto la terra in affidamento da Dio. I padri la ricevono in prestito dai figli e hanno il compito, guardando al futuro e di restituirgliela integra, perch� a loro volta la governino. � questa la missione che ciascuno deve interpretare con nuovo senso di responsabilit� e nuova coscienza.