Comunità di Sant'Egidio - Napoli 2007 - Per un mondo senza violenza - Religioni e Culture in dialogo Comunità di Sant'Egidio - Napoli 2007 - Per un mondo senza violenza - Religioni e Culture in dialogo
 

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Comunit� di Sant'Egidio

23/10/2007 - 09:30 - Sala Dione - Stazione Marittima
PANEL 30 - Religioni tra guerra e pace

Jonas Jonson
Vescovo luterano, Svezia

Le religioni e la guerra

1. In un mondo sotto costante minaccia della guerra nucleare e della distruzione di massa, qualsiasi giustificazione teologica della guerra, sulla scia delle tradizionali teorie della �guerra giusta� devono essere seriamente messe in discussione. Nel 1983 il Consiglio mondiale delle Chiese dichiar�:

�Siamo convinti che � arrivato il tempo in cui le Chiese devono dichiarare inequivocabilmente che la produzione e la dislocazione, come anche l�uso di armi nucleari sono un crimine contro l�umanit� e che tali attivit� devono essere condannate su basi etiche e teologiche .

Questa � la posizione della maggior parte delle Chiese. Non ci pu� essere nessuna circostanza in cui l�uso di armi nucleari pu� essere sostenuto da argomentazioni religiose.

2. Durante gli anni della lotta per l�indipendenza nazionale, contro l�apartheid ed in favore della democrazia in paesi soggetti a dittature militari ed ideologiche, le teorie tradizionali sulla guerra giusta furono modificate per includere il diritto di ribellione contro l�oppressione. Dato che la tipologia delle guerre � cambiata con il tempo, � diventato quasi impossibile distinguere questo tipo di violenza dal terrorismo e dal crimine. Le teorie sulla guerra giusta semplicemente non possono essere applicate a queste situazioni.

3. Un conflitto armato pu� essere definito come �un contesto di incompatibilit�, che riguarda un governo e/o un territorio, in cui l�uso di forze armate tra due parti, in cui almeno una � il governo di uno stato, che ha come conseguenza almeno 25 morti in battaglia all�anno�. In base a questa definizione il numero di conflitti armati attorno al mondo � diminuito di pi� del 40% dai primi anni �90. Tra il 2002 ed il 2005 il numero di conflitti armati � sceso da 65 a 56. La diminuzione pi� significativa si � avuta nell�Africa sub-sahariana. Come � stato con la fine del colonialismo, la fine della guerra fredda ha scatenato una serie rilevante di conflitti armati. Il numero di morti risultanti da violenza politica � diminuito in tutte le regioni eccetto per il Medio Oriente, dove la guerra in Irak � stata causa di un aumento drammatico di morti. E� un dato di fatto che il mondo non � mai stato tanto pacificato come oggi dalla fine della seconda guerra mondiale.

4. Le guerre hanno una nuova faccia. Dobbiamo distinguere tra guerre �vecchie� e guerre �nuove�, che si sono sviluppate particolarmente nei Balcani ed in Africa. Conflitti a bassa intensit� dalle dimensioni politica, etnica ed economica, che coinvolgono cambiamenti di alleanza, eserciti privati e affari economici legati alla sicurezza, a volte anche bambini soldato, e che fanno uso della repressione, del genocidio e del terrorismo sono chiamate guerre �nuove�. Dimensioni culturali e religiose aggiungono intensit� ai conflitti.

5. Il rinnovato trasversale interesse per la religione ha portato con s� una proliferazione di conflitti di matrice religiosa. Comunemente ci si aspetta che espressioni pi� radicali della religione portino a maggiori spargimenti di sangue. La religione, comunque, pu� anche prevenire la violenza e contribuire alla risoluzione dei conflitti. La religione, come ogni realt� umana, contiene elementi costruttivi e distruttivi e gli attori sulla scena religiosa possono scegliere gli uni come gli altri. Considerando l�autorit� morale di cui godono all�interno di molte comunit�, le religioni potrebbero promuovere una cultura della prevenzione mettendo in evidenza la comune umanit� di tutte le parti in un conflitto e rifiutando di identificarsi con una singola parte. Ci sono molti esempi di questo modo di agire. La Comunit� di Sant�Egidio ne � uno. Una grande diversit� di religioni mondiali cercano oggi attivamente delle strade per le quali una conversazione tollerante, rispettosa e impegnata tra credenti in modo diverso possono contribuire a realizzare un contesto pi� sicuro per tutta la famiglia umana.

6. Ci sono alcuni casi limitati a cui siamo portati a pensare, in cui le religioni in quanto tali sono la causa immediata di un conflitto. La Nigeria � pi� un eccezione che una regola. In essa invettive come �mangiatori di maiali� hanno causato scontri violenti, e �crociate� aggressive hanno contribuito a creare tensioni locali. Comunque, � pi� comune che un governo, come nel Sudan, aggravi le tensioni tra comunit� imponendo la legislazione mussulmana su tutta la popolazione, o, come in Etiopia, mantenga una posizione privilegiata per la comunit� cristiana mentre altre comunit� stanno cercando di allargare il loro spazio nella societ�. In molti conflitti importanti la religione ha un ruolo importante e negativo, ma prevalentemente indiretto. Questo � stato decisamente il caso nell�ex Jugoslavia. La religione spesso ha un ruolo nel formare le identit� in conflitto tra di loro, contribuisce spesso alla tensione ed al conflitto. Diventano parte dell�incompatibilit� tra le parti, e partecipano al processo di mobilitazione in quanto sostengono una parte del conflitto.

7. Le religioni possono perci� avere un ruolo importante nella prevenzione dei conflitti, nel restringere i conflitti e nel mantenere l�integrit� morale durante di essi, e contribuendo attivamente alla loro risoluzione. Secondo la percezione comune, non vi pu� essere risoluzione per i conflitti di matrice religiosa. Ci sono tuttavia diversi esempi in cui belligeranti sono riusciti a giungere ad un accordo su questioni religiose in conflitto tra loro, sia casi in cui le parti erano separate da identit� religiose diverse, e casi in cui le parti avevano richieste di tipo religioso. Ci sono meccanismi di risoluzione di conflitti che possono essere applicati per regolare questioni di tipo religioso. Un analisi di accordi di pace che abbracciano una serie di questioni, come quelli in Sudan, le Filippine, l�Afghanistan, il Guatemala o il Mozambico, mostrano che vanno applicati meccanismi diversificati. L�attuale ricerca sulla risoluzione dei conflitti ha molto da insegnare alle comunit� religiose che sono coinvolte nei conflitti e nel lavoro per la pace.

8. Le comunit� religiose hanno una notevole responsabilit� nel rafforzare la pace operando la riconciliazione tra le parti belligeranti quando il conflitto � terminato. La Commissione per la Verit� e la Riconciliazione nel Sud Africa, presieduta dall�Arcivescovo Desmond Tutu, ha avuto molta notoriet�. Il ruolo delle chiese nel periodo dopo il genocidio in Ruanda � meno conosciuto. Potrebbero essere citati molti altri esempi.

9. Se da una parte ci rallegriamo del fatto che il numero dei conflitti armati ed il numero di morti in combattimento sembrano diminuire, e siamo consci del fatto che la religione in quanto tale raramente � causa di conflitti aperti, dobbiamo renderci conto che in un mondo di guerre �nuove� le comunit� religiose hanno acquistato una nuova responsabilit�, che si estende in vari momenti: nel prevenire il conflitto armato, nel non partecipare alla violenza, nel mantenere l�integrit� morale, nel ricercare la risoluzione dei conflitti, e nel costruire comunit� pacificate. Avendo uno sguardo ed un impegno che si estende sul lungo termine, con le loro conoscenze linguistiche e culturali, la loro esperienza ravvicinata delle interrelazioni umane complesse, e con la condivisione di identit� transnazionali, le religioni in generale e i leader religiosi in particolare assumono un ruolo di vitale importanza nel mantenere e costruire la pace insieme alla giustizia. Radunati di nuovo insieme da un operatore di pace come Sant�Egidio, dobbiamo impegnarci di nuovo a condurre le nostre comunit� sulla via della pace.