Comunità di Sant'Egidio - Napoli 2007 - Per un mondo senza violenza - Religioni e Culture in dialogo Comunità di Sant'Egidio - Napoli 2007 - Per un mondo senza violenza - Religioni e Culture in dialogo
 

Bartholomaios I - Patriarca Ecumenico di Costantinopoli

Copyright � 2007
Comunit� di Sant'Egidio

21/10/2007 - 17:30 - Teatro S.Carlo e collegamento con la Piazza
Assemblea Plenaria

Bartholomaios I
Patriarca Ecumenico di Costantinopoli

Padri, fratelli e figli diletti della nostra Umile Persona,

Vorrei esprimere prima di tutto un ringraziamento alla Comunit� di Sant�Egidio, per questo importante, e come speriamo, anche utile Convegno. Auguriamo che Dio riccamente benedica la presente assemblea.

La nostra presenza all�inaugurazione del presente Convegno ci d� particolare gioia, perch�, oltre al tema del Convegno, che � importante e molto attuale, si offre l�occasione della comunicazione personale con tutti voi, Capi di Stato, Rappresentanti di religioni, e gli altri convegnisti. Occasione per scambiare alcuni pensieri ed esperienze, noi che siamo posseduti dal comune desiderio per l�abolizione della violenza, da ovunque provenga, e il dominio sulla terra della cos� tanto desiderata pace.

Questa � la domanda che sale dal tema del Convegno: quale il contributo delle religioni nel prevenire la violenza, o, purtroppo, nel provocarla?

Il nostro Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, e noi personalmente, negli anni abbiamo preso iniziative, analoghe alla presente, che mirano alla promozione del dialogo su temi simili. Tali iniziative sono significativamente rappresentate dal testo di un accordo pan-ortodosso con il titolo: �Il contributo della Chiesa Ortodossa alla realizzazione della pace, della giustizia, della libert� della fratellanza e dell�amore tra i popoli�.

Facendo riferimento al tema del Convegno �Per un mondo senza violenza. Religioni e culture in dialogo�, desideriamo sottolineare alcuni pensieri che, come crediamo, aiuteranno a focalizzare i parametri, necessari per la nostra discussione.

Tanta discussione si fa oggi circa il cosiddetto Conflitto delle civilt�, cui viene addebitata, almeno in parte, la violenza esercitata sotto tante forme e a diversi livelli. � innegabile che nel corso della Storia si sono create e manifestate diverse civilt�. Continua, di conseguenza, l�incontro delle civilt�. E continua con tanta velocit�, a causa della cresciuta mobilit� dei popoli e dell�allargamento dei mezzi di comunicazione. Le civilt�, come complessi sistemi di strutture, valori e modi di vita, si trovano continuamente in scontro e influenza reciproci, la cui conclusione finale pu� essere il completo assorbimento della civilt� pi� debole da parte della pi� forte. Questo inevitabile combattimento reciproco provoca paura e tensione. Non � per� necessario, n� utile, giungere anche all�uso della violenza. Perch� la violenza, in quanto disvalore, non pu� difendere i valori.

In vista dell�allargato incontro delle moderne civilt�, come abbiamo detto, � necessario un onesto e sereno dialogo. Bisogna al contempo avere coscienza del fatto che le civilt� non dialogano direttamente, ma con il tramite di persone portatori di tradizioni e valori culturali. Di conseguenza, � necessario parlare non di dialogo delle civilt�, ma di cultura del dialogo. Ci� che pu� fermare la violenza e facilitare la comprensione reciproca, � unicamente la convivenza pacifica dei singoli e dei popoli.

Se tutto ci� vale per le civilt�, ancora pi� deve valere per le religioni. Non ignoriamo n� sottovalutiamo le difficolt�: infatti, per lo pi�, le religioni si caratterizzano per una chiusura ancora pi� rigida di quella delle civilt�. Si caratterizzano per un assolutismo che difficilmente si piega. E avendo il loro riferimento al divino, si rifanno a misure, criteri e modi di relazioni diversi da quelli della compatibilit� mondana. Perci� anche nell�ambito delle religioni si osserva una cresciuta sensibilit�, che pu� alcune volte trascinare a estremismi e violenze. Ci� � pi� probabile l� dove l�assolutismo dogmatico scade in odio, fanatismo, aggressivit� fondamentalista.

Questa considerazione si riferisce tanto alle gratuite azioni di violenza da parte di uomini che credono di dimostrare con ci� la loro fedelt� alla propria religione e al proprio Dio, come anche all�uso della religione come strumento politico da parte degli amministratori del potere politico, militare, economico e tecnologico.

Questo pericolo avevamo in mente quando anni fa abbiamo proceduto alla Dichiarazione del Bosforo e abbiamo detto, insieme con rappresentanti dell�Ebraismo e dell�Islam, che la guerra nel nome della religione � guerra contro la religione.

A questo punto crediamo sia necessario sottolineare una particolare fonte di contrapposizioni e violenza, tanto pericolosa quanto trascurata o ignorata. Si tratta della catastrofe maniaca, la profanazione o la spoliazione di monumenti della civilt�, artistici o di altri molto importanti, come anche di santuari, di edifici e soggetti sacri religiosi.

E� evidente che nel senso della civilt� un posto molto importante occupa la religione, che si collega con la relazione dell�uomo con Dio e il suo prossimo. I monumenti della civilt�, che sono sparsi in tutto il mondo, si collegano inseparabilmente alle credenze religiose degli uomini. Se gli uomini rifiutano la religione e la metteranno ai margini della societ�, allora si cancella una gran parte della ricchezza culturale dell�umanit�.

Naturalmente, non ignoriamo che esistono religioni e religiosit� multiformi, distinguendo tra le religioni naturali e quelle rivelate. Una basilare conclusione della Scienza della Religione � che i poli del vissuto religioso sono due: la paura e l�amore.

Quando in una religione domina pi� la paura, allora il sentimento religioso si trova in una zona inferiore, mentre quando domina di pi� l�amore, che deve essere espresso senza scopi e che rifiuta la paura, allora si vive la forma superiore del sentimento religioso. Scopo della religione, come anche la parola nella lingua greca manifesta, proveniente dal verbo, che significa salire, � di elevare l�uomo a Dio o al divino.

Certamente, non ignoriamo che, sebbene lo scopo della religione sia la comunione dell�uomo con Dio e con il suo prossimo, in alcuni casi si esprime in modo tale da creare turbamenti sociali, anzich� unione. Ci� � dovuto da una parte al fondamentalismo di alcuni seguaci delle religioni, e dall�altra all�intervento della politica nella sfera delle religioni, visto che esistono alcuni che credono che la religione � un forte �strumento di politica�. Ambedue questi casi non esprimono il vero scopo della religione, ma costituiscono falsificazione del vero spirito religioso. Questa falsificazione incontriamo anche nei diversi movimenti parareligiosi e nelle pericolose sette, che per� non esprimono il vero spirito della religione e nella realt� sovvertono il cosiddetto sentimento religioso e dominano la persona umana.

Molte volte parliamo della violenza che domina nelle nostre societ�. Sicuramente, la violenza non proviene dall�autentico spirito delle religioni, ma dalle sue falsificazioni. In ogni caso, bisogna riconoscere che la violenza proviene anche da altre direzioni, non solo dalla religione e dalle persone religiose, ma principalmente dalle passioni degli uomini.

San Giacomo, il fratello del Signore, come si legge nella sua Epistola Cattolica, scrive: �Da dove guerre e da dove battaglie tra voi? Non forse dalle vostre passioni che combattono nelle vostre membra?� (Giac 4,1).

In ogni modo, la violenza si esprime nei nostri giorni verso la societ�, verso gli uomini, ma anche verso la creazione.

Si deve dare particolare attenzione a questa ultima forma di violenza, perch� oggi, pi� di ogni altro tempo, si violenta la natura, e sicuramente la sua violazione ha conseguenze verso l�uomo stesso, perch� la natura violentata si vendica dell�uomo suo violatore.

D�altra parte, la violenza che si osserva nelle nostre societ� proviene anche da diverse ideologie, da molteplici poteri, ma anche da molti interessi provenienti da diverse parti, al di fuori delle religioni.

Come appartenenti alla Chiesa Ortodossa, sappiamo che il Cristianesimo, malgrado possieda elementi religiosi, supera per� di fatto la forma religiosa ed � vissuto come Chiesa. Nella lingua greca la parola Ecclesia si riferisce all�assemblea dei greci antichi, cio� alla Ecclesia del Demos per discutere diversi questioni che preoccupavano il Demos.

Pertanto il cristianesimo si riferisce meglio al senso della Chiesa come famiglia spirituale, che supera la comunione del sangue e della nazione e come ospedale spirituale, che cura le malattie psichiche e i traumi che provengono dal vuoto esistenziale degli uomini.

Il Patriarcato Ecumenico coltiva fortemente questo scopo della Chiesa, come comunione tra Dio e gli uomini e come superamento delle differenze biologiche ed etniche. Le sue Metropoli sono sparse in tutto il mondo, comprendono membri di ogni nazione e stirpe, e offrono la vera libert� e la vera pace.

Cos� dal Patriarcato Ecumenico portiamo a tutto il mondo e anche alla presente Assemblea il ramo di ulivo, cio� un ramo di pace e riconciliazione, e lavoriamo notte e giorno verso questo indirizzo, cio� la coltivazione della persona umana e il miglioramento delle condizioni sociali, visto che la persona sana cura le istituzioni sociali, mentre la persona malata corrompe anche le istituzioni sane.

Concludendo sottolineiamo la responsabilit� delle Chiese e in genere delle Religioni, nel contribuire al rasserenamento delle passioni umane, che molte volte muovono a guerre e discordie e forme di violenza che uccidono gli uomini. Ripetiamo ci� che scrive in merito San Giacomo, il fratello del Signore: �Da dove guerre e da dove battaglie tra voi? Non forse dalle vostre passioni che si agitano nelle vostre membra? Voi bramate e non avete; voi uccidete e invidiate e non potete ottenere; voi litigate e fate la guerra; non avete, perch� non domandate� (Giac 4,1-2). La violenza terminer� quando ognuno di noi coltiver� una santa e benedetta violenza nei confronti del proprio io e delle proprie passioni, che auguriamo di tutto il cuore.

Che il Signore Dio benedica la presente Assemblea e tutti gli sforzi per il bene di quegli uomini che sono servitori della pace, in modo che �l�amata pace, la dolce sia di nome che nella realt� � il mio pensiero e ornamento� il bene che tutti elogiano, ma pochi conservano, la cui presenza magnifico e la cui assenza rimpiango con tante lacrime e lamenti�, come diceva il nostro predecessore San Gregorio il Teologo, regni nel mondo e domini ovunque. D�altronde questa pace hanno cantato gli angeli alla Nascita di Cristo con l�inno: �Gloria a Dio nel pi� alto dei cieli e pace in terra agli uomini della sua benevolenza� (Lc 2,14).

La violenza nelle societ� finir� quando ognuno di noi coltiver� una santa e benedetta violenza verso noi stessi e le nostre passioni, che auguriamo di tutto il cuore.

Perci�, �gloria, onore e pace a Chiunque opera il bene� (Rom 2,10). �Il Signore della pace dia a voi pace in ogni tempo e in ogni modo� (2 Tess 3,16). Amen.