Comunità di Sant'Egidio - Napoli 2007 - Per un mondo senza violenza - Religioni e Culture in dialogo Comunità di Sant'Egidio - Napoli 2007 - Per un mondo senza violenza - Religioni e Culture in dialogo
 

Copyright � 2007
Comunit� di Sant'Egidio

22/10/2007 - 09:30 - Auditorium - Hotel Royal Continental
PANEL 1 - Un�anima per l�Europa

Adriano Giannola
Presidente Fondazione Banco di Napoli

Culture e economie mediterranee, � un tema stampo prettamente braudeliano, che, in omaggio a questa tradizione, guarda al Mediterraneo come ad una mesoregione in evoluzione, luogo di confronto, incontro e conflitto tra culture ed interessi la cui ricomposizione in prospettiva necessita di una profonda capacit� di analisi, filtrata da una saggia e robusta memoria storica, oggi pi� che mai necessaria per governare verso esiti positivi un percorso a dir poco accidentato.

A ben vedere il messaggio forte � proprio l�esigenza di costruire una mesoregione entro la quale sia possibile garantire e condividere una prospettiva di benessere. Ed altrettanto forte � la constatazione della fase difficile se non della drammatica involuzione che, da questo punto di vista, caratterizza gli anni pi� recenti.

Il richiamo alla costruzione di un�area di benessere condiviso che sembrava essere la scelta strategica dell�Unione Europea espressa nella dichiarazione di Barcellona nel 1995, si � � per cos� dire � venuta dileguando, declassata ad una �Politica Europea di Vicinato� con la quale l�Unione si accontenta di promuovere e curare buone relazioni bilaterali. Una strategia rinunciataria sul versante mediterraneo tanto pi� preoccupante se si considera quella ben pi� dinamica e fattiva che prospetta la strategia di integrazione dell�Unione verso le aree orientali.

Su questa difficolt� di fondo occorre promuovere misure di intervento volte a contenere la deriva disgregatrice che, quando non allontana, certo rende pi� problematici i rapporti tra le due sponde del Mediterraneo pregiudicando fin da ora la prospettiva della realizzazione dell�area di libero scambio alla quale si dovrebbe approdare nel 2010. Un appuntamento visto oggi dai Paesi della sponda Sud � non senza ragione � pi� come una minaccia che come vera opportunit� di sviluppo

Le ipotesi di intervento non possono prescindere dal fatto che una possibile reazione a questi aspetti critici pu� determinarsi grazie al mutato contesto logistico che proietta il Mediterraneo in posizione centrale nel quadro delle dinamiche di globalizzazione delle economie del pianeta una prospettiva che deve aprire un ruolo e uno spazio crescente a �buone pratiche� di un partenariato non di rapina ma solidale e lungimirante fatto di relazioni positive centrate sul trasferimento di conoscenze oltre che di risorse, cos� da porre le basi per contrastare l�emarginazione e favorire lo sviluppo delle aree pi� deboli.

Tutto ci� pone a carico dei potenziali partner della �sponda Nord� la promozione di una lungimirante azione tesa a creare identit� e complementarit� di interessi, condizione necessaria per dare solide basi alla strutturazione di una vera mesoregione.

Questa esigenza, e il realismo di questa prospettiva apre ad una riflessione �sul Mediterraneo� particolarmente urgente ed opportuna.

La visione del rapporto che punta alla creazione di una mesoregione ove realizzare un percorso di integrazione e di benessere condiviso non pu� essere disgiunta dalla considerazione del se e del come ci� sia reso possibile proprio in presenza della �ritrovata� centralit� dell�area mediterranea nella dinamica dei rapporti economici su scala globale.

Da questo punto di vista sembra evidente che due riflessioni sul Mediterraneo sono oggi in campo e, spesso, con scarsa capacit� di vedersi reciprocamente e di confrontarsi.

Schematicamente, alla visione �orizzontale� della costruzione di una mesoregione, si � venuta affiancando e sovrapponendo una �visione verticale�, oggi al centro dell�attenzione, che sottolinea appunto la recuperata centralit� logistica mediterranea, indotta dal tumultuoso affacciarsi di Cina ed India come protagonisti dell�economia globale. In questo quadro il Mediterraneo torna, dopo secoli, alla sua storica posizione di cerniera nei crocevia dell�economia globale. Dall�altro lato la riflessione sul Mediterraneo come mesoregione, complessa e decisiva per le dinamiche degli equilibri globali ci riporta - appunto l�ottica braudeliana - all�indicazione di una assoluta esigenza di sviluppo condiviso.

Nella �coscienza� e nell�azione dell�Unione Europea queste due visioni marciano su linee indipendenti con scarse intersezioni o capacit� di raccordarsi esplicitamente ad una sintesi che sembra, invece, assolutamente necessaria.

La costruzione della mesoregione non � evidentemente indifferente (nei suoi esiti e nelle sue determinazioni qualitative) all�impatto che la �verticalizzazione� logistica impone nel suo realizzarsi. A scala planetaria si potrebbe dire che il localismo mediterraneo viene radicalmente condizionato dal rilievo dell�evento esogeno, esterno, che via estremo oriente interviene; e che questo evento esogeno � tutto da gestire ai fini di determinarne esiti che possono essere di apertura ma anche di chiusura all�ipotesi di un� area nella quale si realizzi uno sviluppo condiviso.

Se questo � il quadro generale, ne derivano quasi meccanicamente alcune opportune qualificazioni che ci riguardano da vicino come sistema paese con particolare attinenza al nostro storico problema di un costruttivo rapporto Nord � Sud. Perch� se l�esigenza dello sviluppo condiviso � una chiave di lettura dei destini del Mediterraneo, essa lo � ancor di pi� � e con estrema urgenza - per i destini del sistema Italia.

Dalle parti nostre il riferimento al rapporto tra Mediterraneo e Mezzogiorno non � certo una novit�; esso � un richiamo costante ma troppo spesso rituale che, per non restare tale, deve essere riempito di possibili contenuti effettivi.

A questo proposito il caso del Mezzogiorno � un esempio delle potenziali complementarit� tra l�ottica �verticale� e quella �orizzontale� sopra richiamate.

L�irrompere dell�evento esogeno fa si che il Mediterraneo vada oggi inteso in senso diverso rispetto a pochi anni fa quando la prospettiva si esauriva nella realizzazione della zona di libero scambio tra le due sponde. Una prospettiva interessante ma non decisiva, lenta e problematica a realizzarsi come stanno a dimostrare fatti e aspettative; una prospettiva che potrebbe invece trovare oggi effettivo impulso proprio grazie al �nuovo� ruolo che globalmente e non su scala regionale sta assumendo il Mediterraneo negli interessi che muovono i nuovi protagonisti del mercato globale.

Come si � detto, India e Cina in testa hanno la necessit� e quindi la convenienza di battere questa strada con l�implicita disponibilit� a renderla praticabile ed a valorizzarla impegnando risorse sempre pi� ingenti. Noi possiamo partecipare a questo tumultuosa evoluzione non solo come luogo di transito, ma attrezzandoci a svolgere un ruolo di partner di un processo di integrazione che rappresenta l�aspetto pi� dinamico e progressivo della globalizzazione dei mercati.

Occorre ragionare allora su come questa ipotesi possa essere tradotta in pratica e a tal fine il ragionamento interessa ogni partner e non pu� che connettere due piani: quello di una definizione di una strategia di partenariato, condivisa almeno per grandi linee e � al contempo � garantire che a questa strategia corrisponda da parte di ciascuno un� azione rigidamente coerente. E ci� si applica con tanto pi� rilievo a chi � come l�Italia � mentre aspira ad essere non un partner tra gli altri, ma un� influente testa di serie, al contempo da sempre vive (e con pi� intensit� negli ultimissimi anni) il suo dualismo Nord � Sud come un conflitto, latente con evidenti rischi di disgregazione.

Le condizioni per una effettiva adesione italiana all�opzione mediterranea non sono affatto garantite, per il semplice motivo che non vi � affatto concorde convinzione sulla possibilit� di un vero recupero funzionale del Sud allo sviluppo generale tale che i tratti sistematici di debolezza e di divaricazione possano trasformarsi in fattori di ripresa e dinamismo del sistema. Proprio da questo punto di vista l�opzione Mediterraneo nella sua immediatezza ed urgenza �verticale� va colta con prontezza per dare una risposta al rischio di progressivo declino nazionale ed alla riproposizione di un destino �marginale e dipendente� del Mezzogiorno. Ed � il successo di questo aggancio all�evento �esogeno� che viene dall�estremo oriente ad aprire a sua volta le porte alla costruzione �orizzontale� di uno sviluppo condiviso della mesoregione mediterranea.

E� un discorso che coinvolge solidalmente le regioni meridionali, lo Stato centrale, l�Unione Europea, su molti piani.

Ed � evidente che c�� un ben specifico ruolo del Mezzogiorno in una tale azione politica tesa alla costruzione dell�opzione Mediterraneo che non pu� esaurirsi in un �contenitore� idoneo a catturare l�opportunit� logistica, ma deve proporsi di realizzare il massimo sviluppo di un� area mediterranea coerente alla logica �orizzontale�. Molti sono i passaggi e le qualificazioni di contenuto che ogni partner deve individuare ed esplorare; qui ed ora citiamo solo due che ci riguardano da vicino: una politica per le citt� e una adeguata fiscalit� di vantaggio come strumento a supporto di questa strategia.

Vi � un drammatico problema urbano e un conseguente acuto disagio sociale che va affrontato e trasformato in volano di sviluppo ridando fiato alle tante competenze e risorse umane delle aree metropolitane. Napoli e la Campania sono da questo punto di vista una eloquente testimonianza delle difficolt� ma rappresentano al contempo una responsabilit� che il sistema paese deve assumere per trasformare il problema e realizzare le enormi potenzialit� che esistono per dare slancio ad un progetto Mediterraneo. Ridare funzioni e ruoli a Napoli come centro metropolitano del Sud � una missione strategica che dovrebbe contrastare la storia degli ultimi 15 anni che hanno visto il progressivo svuotarsi dei suoi centri produttivi, direzionali ed operativi.

Quanto alla fiscalit� di vantaggio, essa allude a molteplici livelli, non escluso quello istituzionale specie se proiettato in una prospettiva di recuperare un ruolo effettivo all�area di libero scambio.

Fiscalit� di vantaggio � un termine tanto citato ed invocato quanto finora privo di contenuti significativi e sempre discusso entro un orizzonte molto provinciale che nel nostro caso fa riferimento al difficile equilibrio interno Nord - Sud.

L�obiettivo che un simile intervento dovrebbe porsi � invece quello di farne uno strumento decisivo per promuovere in un� ottica di integrazione l�area di una mesoregione mediterranea inglobando nel �vantaggio� fiscale alla sponda Sud anche il Sud del Nord di cui � appunto un macroscopico esempio il Mezzogiorno.

Su questo tema la Commissione Europea deve pronunciarsi con coraggio.

Nel caso specifico, un �vero� vantaggio fiscale non rappresenta un regalo n� tanto meno una protezione degli operatori locali, bens� la condizione affinch� con il rapido maturare degli eventi, la �rendita logistica� non rimanga una formula vuota, un� occasione mancata, una risorsa sprecata, depotenziando di conseguenza l�opzione mediterranea.

Per battere questa strada, e declinarla in un� ottica coerente alla costruzione di una mesoregione che colleghi le due sponde del Mediterraneo, occorre coraggio, inventiva ma soprattutto chiarezza di intenti. E a tal fine l�ingrediente indispensabile � quello di disporre e di condividere un progetto.