Comunità di Sant'Egidio - Napoli 2007 - Per un mondo senza violenza - Religioni e Culture in dialogo Comunità di Sant'Egidio - Napoli 2007 - Per un mondo senza violenza - Religioni e Culture in dialogo
 

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Comunit� di Sant'Egidio

22/10/2007 - 16:30 - Sala Calipso - Stazione Marittima
PANEL 14 - Mediterraneo: le religioni e il convivere

Arben Xhaferri
Fondatore del Partito Democratico degli Albanesi

Quando il 24 luglio 2002 Alfred Moisiu venne eletto presidente dell�Albania mi trovavo a cena in uno di quei bei ristoranti situati sul meraviglioso litorale di Durazzo in compagnia del noto scrittore ed attivista albanese, Agim Isaku. A quel tempo, quest�uomo intelligente e saggio svolgeva le funzioni di prezioso consigliere del furioso primo ministro albanese, Fatos Nano. In quell�atmosfera, un po� edonista, tipicamente balcanica, in modo un po� distratto domandai al saggio Isaku se potesse aver causato insoddisfazione nell�opinione pubblica il fatto che le due principali istituzioni dello stato fossero guidate da ortodossi. Feci questa domanda con una chiara sfumatura critica, convinto nell�intimo che in questa maniera avrei dimostrato un�acutezza, una larghezza di vedute, una responsabilit� politica, una vigilanza che il mio interlocutore, seppure preparato a dare consigli, non rivelava. Egli mi osserv� stupito e dopo poco esplose in una risata: a causa della sorpresa, a fatica riusc� a comprendere la sua domanda e, in seguito, il suo commento: �Alfred ortodosso?�In Albania non troverai neanche l�1% delle persone che la pensano in questa maniera. Il nostro Alfred ortodosso, Fatos ortodosso, Servet musulmano, Jozefina cattolica�.noi non vediamo le cose in questa maniera, non facciamo caso a queste appartenenze. E tu, perch� ti affatichi su simili sciocchezze?� . Mi sentii assalito dalla vergogna ma diedi al mio interlocutore l�unica giusta risposta: �Io sono contaminato, amico mio. Non dimenticare che la mia formazione � avvenuta in un altro contesto sociale, in cui simili cose sono divenute tanto importanti, primordiali che hanno fatto perdere di valore ad altre appartenenze e a principi che hanno a che vedere con la morale e la dignit� dell�uomo�.

Ogni volta che mi reco in Albania stranamente compio errori simili e non riesco a celare in nessun modo la mia contaminazione con il virus delle discordie religiose. Un altro attivista politico, anche egli tempo addietro consigliere di primi ministri, di nome Ko�o (nome comune tra gli ortodossi albanesi) mi offr� un altro medicamento per la decontaminazione. Alla mia domanda: �Quanto � profonda la fede tra voi ortodossi?�, egli, con la seccatura tipica di chi si deve confrontare spesse volte con simili chiacchiere, mi rispose concisamente: �Sono nato in una famiglia musulmana�. �Bene, ma il nome Ko�o da che deriva?� continuai a chiedere non per la curiosit� ma per salvare la logica e per verificare la mia salute mentale. �Sebbene tu sia albanese, nella tua Jugoslavia devi aver dimenticato le tradizioni albanesi del battesimo� mi disse il musulmano Ko�o. �In passato succedeva che il bambino appena nato veniva battezzato con il nome della prima persona che passasse per la strada, senza tenere in considerazione la sua appartenenza religiosa oppure etnica�.

Dunque, per non ritrovarci in simili ridicole situazioni, come � accaduto a me, non vi sorprendete se vi capiter� di incontrare un muft� il cui nome o cognome sia Cristo, oppure un musulmano con un nome cattolico, convertito all�ortodossia, il quale forse in un breve futuro potrebbe divenire arcivescovo della chiesa autocefala d�Albania.

Come si pu� illustrare questo fatto paradossale che si riferisce alla convivenza non conflittuale tra le religioni in Albania? Ci sono coloro che spiegano tale fenomeno con il mai sradicato paganesimo albanese o magari con il comunismo selvaggio che impose l�ateismo e cos� di seguito. Eppure, questa spiegazione si scontra con i fatti storici, laddove sacerdoti e missionari cattolici, gesuiti e francescani, a partire da Pjeter Bogdani e fino a Madre Teresa, o anche sacerdoti ortodossi e clerici musulmani, sunniti o bektashi sono stati rari esempi della pratica delle convinzioni religiose in circostanze pericolose. Per questo, le risposte devono essere cercate in altri fattori, nella mentalit� degli albanesi, nelle loro tradizioni, nella struttura sociale, negli sviluppi della storia.

Come � noto, gli albanesi sono uno dei rari popoli che ha avuto un codice, una costituzione, chiamata Kanun, sui principi della quale hanno potuto organizzare i loro rapporti all�interno della societ�. Tale Kanun � conosciuto con il nome di Leke Dukagjin, compagno d�armi del maggiore eroe degli albanesi, Giorgio Castriota, il quale combatt� ostacolando per quasi un quarto di secolo la penetrazione ottomana in Occidente, soprattutto verso l�Italia. La forma definitiva del Kanun di Leke Dukagjin venne stilata, in seguito ad un oneroso lavoro, dal sacerdote cattolico kosovaro Stefano Gieciovi. I suoi principi erano validi per tutti gli albanesi e l�appartenenza etnica non veniva affatto presa in considerazione.

In cima alla piramide dei valori espressi dal Kanun vi �, in un principio di subordinazione, il trattamento buono ed indiscusso dell�ospite, vale a dire, dello straniero. Se uno straniero bussa alla porta di qualcuno ed in quella occasione costui viene ucciso da suoi persecutori, secondo il Kanun la vendetta deve essere compiuta dal padrone della casa dove l�ucciso ha bussato e non dai suoi stessi familiari. Lo straniero, l�altro non ha appartenenza etnica o religiosa: questi � l�uomo universale. O ancora se uno straniero chiede di essere ospitato per la notte in una casa e viene accertato che questi abbia ucciso qualcuno dei membri della famiglia che lo accoglie, il padrone della casa, secondo il Kanun, � obbligato a trattarlo con generosit� e ad accompagnarlo il giorno seguente fino alla distanza di sicurezza, rimandando la vendetta ad un�altra occasione. Ho accennato a questi esempi limite per mettere in evidenza la mentalit� inclusiva degli albanesi, atipica per i Balcani.

Il valore supremo dell�estraneo nel sistema dei valori degli albanesi ha influito tanto su di loro da far s� che un popolo di combattenti, paradossalmente per mezzo di un codice morale, sospendesse lo spirito guerriero e creasse una mentalit� inclusiva, vale a dire, lottasse la xenofobia e l�esclusivismo, la condanna, il maltrattamento oppure l�esclusione dello straniero. A causa di quanto detto pu� essere spiegato il fatto che nello spazio albanese non ci sono cimiteri di massa di stranieri, che nella storia del popolo albanese non esiste persecuzione degli altri; al contrario, ci sono esempi che bene spiegano la difesa di questi ultimi. L�Albania � l�unico paese in Europa in cui durante la seconda guerra mondiale il popolo ed il regime italo � albanese non hanno consegnato ai tedeschi alcun ebreo i quali, al contrario, vennero nascosti, al pari di quanto avvenne con i soldati italiani in seguito alla capitolazione di questo paese.

Nel 1997 in Albania lo stato giunse al collasso e si diffuse una spaventosa anarchia. Durante questa crisi cittadini animosi saccheggiarono i depositi contenenti le armi, impadronendosi perfino di aeroplani e carri armati; pur tuttavia, per ragioni di intolleranza religiosa oppure etnica non venne commesso alcun omicidio. Tutti gli omicidi, oltre 2000, erano conseguenza di conflitti tra criminali, i quali approfittavano dell�anarchia per darsi al saccheggio.

Nell�anno dell�anarchia senza pari, quando in Albania lo stato giunse al collasso � stato comprovato che la societ� conserv� la sua sanit� e, in relazione alla diversit� religiosa, giunse inspiegabilmente a salvaguardare la sua coesione interna, condizione senza la quale lo stato non pu� funzionare; al contrario nella Jugoslavia dove io ho assunto quella quantit� di contaminazione che mi va creando problemi in Albania, le societ� hanno perso la sanit� e la coesione interna. In Bosnia �Erzegovina l�accentuazione della diversit� religiosa � sboccata nella guerra e nella creazione di cantoni etnicamente e religiosamente puri. Per realizzare tale concetto sono stati necessari macabri crimini, al fine di liberare il terreno dalla presenza degli altri.

Gli albanesi si sono salvati da questa pazzia a causa della loro identit� costruita sulla particolarit� etnica, sulla lingua, la tradizione e la storia comuni, come pure sulla mentalit� inclusiva che influenza il trattamento positivo dell�altro.

Alcuni analisti spiegano la mentalit� inclusiva degli albanesi con la convinzione che questa � stata l�unica maniera che permettesse loro di sopravvivere in questa parte dell�Europa sud � orientale. Come � noto, in seguito al decreto dell�imperatore bizantino Leone Isaurico sulla soppressione delle icone e delle statue all�interno delle chiese, il Papa di Roma rifiut� di applicare tale ordine e la confusione che ne nacque ebbe come conseguenza l�annessione dei territori della penisola balcanica all�Impero d�Oriente, mentre fino ad allora essi si trovavano sotto la giurisdizione del papa. Le terre dove vivevano gli albanesi sono state campo di battaglia tra diverse giurisdizioni e le divisioni producevano effetti catastrofici per quel che riguarda la tradizione e la natura degli albanesi, in quanto questi erano tradizionali sostenitori dell�ecumenismo, della tolleranza e della riconciliazione. Se si accetta il fatto che gli albanesi sono i successori degli Illiri, che Costantino il Grande e Giustiniano erano illiri allo stesso modo di molti clerici dell�Illiricum che presero parte al Concilio di Nicea, allora pu� essere sostenuta, seppure con comprensibili dubbi di carattere scientifico, l�osservazione che i predecessori degli albanesi abbiano dato un prezioso contributo alla conciliazione tra il paganesimo ed il cristianesimo (contributo dato dai sacerdoti dell�Illiricum al Concilio di Nicea), alla conciliazione tra lo stato e la popolazione cristianizzata (contributo di Costantino il Grande) e agli sforzi dell�imperatore Giustiniano volti a costituire la Chiesa Illirica (costruzione delle due citt�, Giustiniana Prima, secondo tutte le probabilit� situata nel territorio dell�odierna Skopje e Giustiniana Seconda collocata nel territorio dell�odierna Prishtina, dove egli pensava di trasportare l�amministrazione di Bisanzio), che, a mo� di tessuto connettivo, avrebbe potuto evitare lo scisma che poco a poco invece stava prendendo piede.

Spesso si dice che gli albanesi furono resi cristiani dagli stessi apostoli: ebbene, questo fatto non � pi� importante del contributo albanese alla definitiva redazione della Bibbia, contributo dato, oltre che dai preti dell�Illirico, anche da San Gerolamo traduttore della Bibbia in latino, il quale era anche egli di origine illirica provenendo dalla Dalmazia.

Anche altri esempi forse possono servire a chiarire in maniera convincente questa singolare tolleranza degli albanesi. Il noto iconografo di Berat, Onufri, infrangendo i canoni estetici bizantini (come in passato aveva fatto Giato) rappresentava di volta in volta sullo sfondo delle icone che dipingeva reali figure del suo tempo, quali i minareti delle moschee oppure la Cena Nascosta celebrata intorno ad una tavola rotonda. Nell�odierno Kosovo, la maggior parte dei membri del Partito Democristiano sono musulmani. Nella famosa moschea di Tetovo, in Macedonia, � possibile osservare, dipinti sui muri, motivi veneziani, quali gondole, facciate tipiche e cos� via.

Detto in generale, in Albania e negli altri spazi albanesi non esiste il fenomeno dell�intolleranza religiosa. Ci� � affermato da chicchessia, soprattutto da coloro che per motivi politici provavano dall�esterno ad accendere contrasti, motivandoli come conseguenza dell�influenza apportata dal fondamentalismo islamico. Ci� in modo particolare avviene oggi in Kosovo dove i serbi compiono sforzi parossistici affinch� al contesto serbo � albanese venga dato il carattere di un conflitto religioso islamico �cristiano. Grazie alla forte tradizione di tolleranza religiosa, come pure al grande contributo dato dall�elemento cattolico alla liberazione del Kosovo, questo per� non � accaduto. E tuttavia, una pericolosa domanda resta pericolosamente sospesa: per quanto tempo continuer� questo idillio? Tale inquietante domanda nasce dai meccanismi globali che sostengono non soltanto valori positivi ma anche iniqui, concetti guerrafondai dietro i quali si celano altri interessi, del tutto profani.

Oggi tutti noi, sia che lo vogliamo sia no, siamo ostaggio delle oscure previsioni di Samuel Hungtinton che presenta come determinismo storico gli scontri di civilt� basati sulle religioni. Invece di contestare con amarezza questa profezia negativa, penso che sarebbe pi� opportuno definire in modo pi� razionale le distinzioni religiose che si manifestano oggi sul piano dottrinario, strutturale, sociale e psicologico ovunque nel mondo.

Esistono grandi differenze tra la civilt� occidentale e le altre civilt� sul piano politico: si tratta di conseguenza di distinzioni che hanno a che fare con l�organizzazione sociale e religiosa.

La civilt� occidentale � riuscita a risolvere grandi problemi, contraddizioni dottrinarie, dapprima all�interno del sistema religioso e poi in quello sociale, come pure essa ha potuto risolvere il problema delle relazioni tra chiesa e stato.

Il primo grande problema aveva a che fare con l�incompatibilit� tra la dottrina cristiana e la mentalit� combattente degli europei, ovvero come direbbe il filosofo tedesco Petar Sloterdijk, tra la mentalit� proto-fascista e la misericordia cristiana che non accetta la violenza come mezzo di risoluzione dei contrasti. In seguito a molti scontri tale dilemma � stato sciolto riconoscendo il diritto delle cause militari, aventi una visione proto-fascista, alle classi profane legate al potere dei regnanti, in modo che queste facessero la guerra agli infedeli �preludio questo delle crociate- e agli indemoniati, azione che segna il periodo attivo dell�Inquisizione. Fu Sant�Agostino a stabilire sul piano della dottrina cristiana la distinzione tra il terrestre, il profano ed il divino. Dopo di lui tutto � divenuto chiaro, si sapeva cosa apparteneva a Cristo e cosa a Cesare. Dopo di ci�, tutto � stato pi� semplice nel rapporto tra chiesa e potere, almeno in linea teorica.

La civilt� occidentale ha poi risolto un ulteriore problema, vale a dire quello della legittimazione della rappresentanza degli interessi del popolo. Dopo molte forme di dispotismo, di guerre dinastiche, di diversi pretendenti al potere da tutti � stato finalmente accettato il principio di democrazia liberale, grazie al quale � stato limitato il potere e le ambizioni di monarchi e di avventurieri di varia natura. Alcuni analisti fanno risalire l�inizio di questo fenomeno all�anno 1215 quando i baroni inglesi obbligarono il re a limitare il proprio potere firmando la Carta Magna delle Libert�.

La democrazia liberale ha oramai fissato i termini che danno diritto, a chi lo possiede, di parlare e di agire in nome del popolo.

Gli attuali problemi che si manifestano tra la civilt� cristiana e quella islamica, specialmente tra coloro che interpretano in modo violento la dottrina islamica, hanno a che fare con il fenomeno del dogmatismo, della mentalit� che pietrifica l�interpretazione rendendola diversa dal messaggio che pure � presente nel Corano.

In seguito alla distruzione dell�impero ottomano ed al rifiuto del grande uomo politico turco Kemal Ataturk di succedere al Califfato, cio�, all�istituzione che riunisce in s� stessa il ruolo di guida religiosa e statale, si manifest� nel mondo islamico un vuoto, l�assenza di un meccanismo che fosse in grado di risolvere i diversi problemi sociali o religiosi che si manifestano abbondanti nelle societ� islamiche. Tale condizione, come afferma il noto pubblicista americano Farid Zakaria, � cos� fondamentale che la fatwa, la maledizione, oggi pu� essere emessa sia da un tassista pachistano di New York sia da un famoso prete egiziano o iraniano. E� una situazione che produce effetti incontrollati ed oltremodo rischiosi, in primo luogo per la popolazione musulmana e poi anche per gli altri.

La mancanza di un modo controllabile nella scelta dei rappresentanti del popolo, come avviene nella democrazia liberale, produce in molti stati musulmani regimi oligarchici e sicuramente dispotici, i quali si installano con la forza e molto difficilmente possono essere allontanati dal potere. Allo stesso modo la mancanza di una gerarchia religiosa ha reso possibili molte manipolazioni di estrema natura volontaristica che danno vita a rischiosi antagonismi all�interno degli stati musulmani come pure nelle relazioni con gli stati occidentali.

Le distinzioni tra la civilt� occidentale e quella orientale che Hungtington identifica principalmente nell�elemento islamico si osservano anche sul piano epistemologico. Nella tradizione della civilt� occidentale la verit� ed i veri valori vengono scoperti attraverso l�esercizio del dubbio, la contestazione dell�autorit�. Il cosiddetto scetticismo metodico non viene utilizzato soltanto dagli scienziati ma anche dai fedeli pi� devoti e addirittura dagli stessi santi. In questi giorni sulla stampa mondiale si � parlato dei ricordi di Madre Teresa, la quale ha affermato che in alcuni momenti di grande dubbio e di indicibili sofferenze si sono manifestate in lei le sue perplessit� verso le verit� dogmatiche.

Nella mentalit� orientale la verit� e le diverse posizioni non vengono portate alla luce attraverso lo scetticismo metodico ma piuttosto attraverso la fede incrollabile nell�autorit� della guida spirituale o statale. Tale atteggiamento d� adito a situazioni che possono portare a molte manipolazioni, attraverso le quali � possibile giungere a convincere le persone a sospendere finanche l�istinto di sopravvivenza ed a sacrificarsi come kamikaze, in conformit� agli ordini dell�autorit�. Tale fiducia cieca nelle autorit� non soltanto sospende l�integrit�, l�individualit� di una persona ma fa crescere convinzioni fanatiche nei confronti di quelle verit� che vengono imposte dalle autorit� stesse. Questo processo di generazione del fanatismo si manifesta in modi diversi, con la reazione incomprensibile nei confronti delle caricature ironiche pubblicate nella stampa occidentale e fino all�imposizione di idee politiche attraverso la pratica terrorista. Dunque, il problema non � soltanto il fanatismo della popolazione all�interno dei regimi islamici quanto l�imposizione di simili standard nelle societ� liberali, presso le quali tali forme appaiono senza senso.

Nella civilt� occidentale la chiesa, in particolare quella cattolica, ha sviluppato la gerarchia al cui interno vengono risolti tutti i problemi religiosi. Alla stessa maniera sul piano sociale, negli stati occidentali i rivali appartenenti a gruppi differenti che pretendono di conquistare il potere sono eletti attraverso procedure democratiche e all�interno delle istituzioni. Queste soluzioni sono il prodotto dell�esperienza della civilt� occidentale, al tempo che quella orientale ancora non sente il bisogno di applicare tali standard. E dunque il loro superamento avviene o attraverso l�utilizzo formale �e dunque di facciata- di standard usati nelle societ� moderne, aperte, liberal - democratiche o attraverso il terrorismo che si sviluppa all�interno di questi stati o anche al di fuori di essi, come � stato il caso dell�11 settembre.

Desidero concludere questo intervento manifestando la piena convinzione che le religioni, o detto pi� esattamente, che le fedi celesti non producono conflitti religiosi ma � la politica della conquista del potere a distorcere la religione e a renderla strumento degli interessi profani di diversi gruppi. In questa maniera, grazie a tali interpretazioni blasfeme, le religioni sospendono il divino, quando nella dimensione di Dio tutti gli uomini, creati da lui, sono certamente uguali.