Comunità di S.Egidio


Patriarcado
de Lisboa


25 settembre 2000 - ore 9.00
Centro Cultural de Bel�m - Sala Qued�
Tavola Rotonda
Perdono inizio del dialogo

James Francis Stafford 
Cardinale, Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, Santa Sede

 

L'ipotesi alla base della nostra discussione e' ardua. E' l'ipotesi che l'inizio di ogni dialogo debba essere segnato dal perdono. Noi stiamo facendo l'ipotesi che il perdono debba informare di se' ogni dialogo, compreso quello tra popoli di culture e religioni diverse. Questa � un'affermazione forte. Ma segna il cammino verso la pace, l'unico cammino.

Mi propongo di esaminare tre aspetti di questo tema: 1) la storia del principio del dialogo, 2) il significato di perdono nel dialogo, e 3) la cultura emergente come formidabile ostacolo alla realizzazione di questa visione.

1) Non � una pura coincidenza che il concetto di "principio del dialogo" sia emerso alla fine della prima guerra mondiale. Era un'epoca in cui inganno ed illusione iniziarono a mostrare il potere del male al suo massimo grado.

Nel 1918 questo principio venne scoperto da quattro pensatori diversi ed indipendenti: Ferdinand Ebner a Wiener Neustadt; Martin Buber a Francoforte, Gabriel Marcel in Francia, e Franz Rosenzweig a Lipsia. Tutti furono influenzati dall rivelazione biblica. Due erano cristiani, Ebner e Marcel, e due ebrei, Buber e Rosenzweig.

Le loro pubblicazioni segnarono la fase iniziale della scoperta del principio del dialogo. Le risposte alla domanda "chi sono io?" avevano un carattere prevalentemente teologico con l'accento sul divino "Tu" nella scoperta dell'umano "io".

In un periodo successivo, una nozione filosofica e non-teista domino' le riflessioni sul dialogo. Essa ebbe inizio con la prolusione inaugurale di Karl Lowith nel 1928 e termino'inconcludentemente con Karl Jaspers nel 1932. Essa fu inconcludente perch� una comprensione riduttivamente orizzontale del dialogo non teneva conto della dimensione di "destino" e restava fortuita e transitoria. L'"io" umano non poteva emergere dalla semplice realizzazione di incontri umani.

Nel 1983 Hans Urs von Balthasar sostenne il ruolo dell'asse verticale della rivelazione biblica nella scoperta dell'"io" umano attraverso il dialogo. Egli scrisse che solo attraverso il "nome" che Dio usa per rivolgersi al singolo uomo questi si differenzia decisamente e definitivamente da ogni altro essere umano. Egli non � piu' semplicemente un individuo di una specie, ma una persona unica (Theodrama, I, 628). Occorre riconoscere che ogni altro uomo � quello che � perch� egli sta anche di fronte a Dio e viene interpellato personalmente e individualmente da lui. Ogni uomo, l'altro da s�, diventa una esistenza assoluta, unica attraverso il dialogo delle liberta' divine ed umane.

Nel 9164 papa Paolo VI dedico' gran parte della sua prima enciclica "Sentieri della Chiesa", al dialogo cristiano. Non fece cenno al perdono in quello che chiamo' il "dialogo di salvezza". Egli considero' solo "i motivi che spingono la Chiesa al dialogo, i metodi da seguire e gli obiettiv da raggiungere. Desideriamo non dare piena trattazione al tema, ma creare una adeguata disposizione dei cuori" scrisse (66).

Papa Giovanni Paolo II chiese a Dio di perdonare i crimini commessi dai Cattolici e domando' perdono a coloro che furono oggetto delle violenze dei cattolici. La sua richiesta era parte del Grande Perdono dell'anno giubilare 2000 e segno' un approfondimento dell'iniziativa di papa Paolo VI. L'aggiornamento della martirologia dovrebbe anche esso essere visto in questo contesto.

2) Il perdono � una caratteristica del dialogo inter-culturale e inter-religioso fin dal suo inizio. Il dialogo � un'opera di parola e spirito. Il Vangelo di Giovanni � una scomoda ma convincente opera di dialoghi. Essa si apre con l'affermazione "In principio era il Verbo". Il logos di Eraclito era tutt'altra cosa. Era il logos dell'armonia attraverso la violenza. Il Logos di Giovanni � il Logos che rinuncia alla violenza, che il mondo non puo' capire, non puo' conoscere e non ha accettato. Giovanni disegna anche l'opposizione paradigmatica tra l'inizio della Genesi, quando Dio scaccio l'uomo dal paradiso, e il suo prologo in cui � il Logos a non essere accettato e a venire scacciato dal paradiso.

Diversi dialoghi di Gesu' seguono il prologo. Quasi nessuno � autentico, compreso l'ultimo con Pilato. Dopo che Pilato gli ha chiesto "cosa � la verita'?", Gesu' continua il dialogo in silenzio. Infine, Giovanni mostra il Logos come il capro espiatorio universale. L'Agnello di Dio diventa il capro espiatorio finale di ogni ostilita' umana.

Inoltre, quando un cristiano viene oltraggiato, � impossibile che si senta una vittima. Nessuna altra conclusione � possibile alla luce della preghiera di Gesu' sulla croce "Padre, perdona loro". I cristiani in dialogo devono ricordare la sua preghiera. Essi devono ulteriormente riflettere sui motivi della sua richiesta di perdono "Perch� non sanno quello che fanno". Anche un bambino piccolo puo' capire queste parole. Esse sono quasi infantili. I demoni continuano a ripeterle a se' stessi dal momento in cui vennero pronunciate. Ma lo fanno senza capirle, con loro crescente terrore.

Cosi' nella rivelazione cristiana ogni dialogo � fondato sul dialogo iniziato da Dio "in principio". Esso raggiunge il culmine nella Parola di Dio fatta carne. L'incredibile mistero di Dio, che provoca il "Si'" del suo partner umano a partire dalla piu' totale liberta' di quest'ultimo, � un capolavoro della creazione. Il successivo dialogo di liberta' tra la Parola fatta carne e l'uomo pone il dialogo umano in una luce completamente nuova.

Il perdono � una virtu' essenziale nella nuova creazione della Pasqua di Cristo. Coloro che emergono dalle acque del battesimo sono concepiti dallo Spirito di Dio. Attraverso il Battesimo essi riconoscono di essere uniti a Dio nella somiglianza alla sua morte. Questa unione profonda resta una parte intima della loro coscienza durante la vita. L'indifferenza del battezzato � un atto di un amore che abbraccia tutto.

La fiducia in Dio � integrale quando si ascolta il grido umano di disperazione che sale da tutto il mondo. E' solo un eco del pathos divino. Sentendo questo grido, che proviene da Dio, gli uomini e le donne aprono il loro cuore al perdono reciproco. Si riconoscono come persone che stanno di fronte al giudizio di Dio e che sono state perdonate da quel tribunale.

Le conseguenze per il dialogo sono notevoli. Essere in dialogo significa essere una creatura che si riconosce come un individuo assoluto ed unico perch� Dio si � rivolto e continua a rivolgersi a lui con misericordia e pieta'. L'uomo si riconosce colpevole di aver male agito e fa il passo importante di chiedere perdono a Dio. Si deve prendere l'iniziativa cruciale di chiedere perdono al fratello offeso come la richiesta centrale del Padre Nostro indica.

Introdurre il perdono nel dialogo � introdurre un elemento drammatico. Comporta accrescere le sue naturali tensioni. La missione di Gesu' conferma questo. Le sue parole di perdono sulla croce rivelano che il perdono � centrale nella sua morte. Sembra quasi che la sua vita sia sempre stata orientata a quel mistero di perdono nel mezzo dell'abbandono.

3) E' possibile che il dialogo inizi con questo perdono. Sempre piu' leader religiosi stanno diventando consapevoli che essi vivono in un mondo in cui religioni vecchie di secoli, sia orientali sia occidentali, "tremano di fronte all'attacco della cultura pop americana". L'importanza dell'incidenza mondiale della cultura popolare americana � indiscutibile. Ovunque la gente sta passando da una visione di umanita' radicata nella psicologia ad una piu' ancorata nella biotecnologia. Il tremore delle religioni davanti a questo attacco � anche evidente.

Elaborando questo schema, Stephen Holden, un critico cinematografico del New York Times, scrisse di recente: "Su fronti che vanno dalla medicina sportiva alla psicoterapia alla moda, l'arte popolare sempre piu' considera gli uomini come macchine perfettibili che possono essere migliorate con droghe, diete, esercizi e chirurgia. Questo punto di vista presuppone che gran parte delle malattie dell'anima siano squilibri fisici che possono essere corretti. Questa nozione meccanizzata del corpo umano ha cominciato a prendere piede, dal momento che milioni di persone utilizzano di tutto, dal Prozac alla chirurgia plastica.

La clonazione, l'ingegneria genetica e la definizione completa del genoma umano ci illudono con la prospettiva di una vita prolungata o addirittura forse anche dell'immortalit�, attraverso ibridi uomo-macchina ... In presenza di tutte queste suggestioni di infinito create dall'uomo, chi ha bisogno di Dio quando � possibile immaginare di essere Dio?...Con tutte le sue promesse, la versione tecnologica della vita umana, in cui tutto il piacere, anche il rapimento spirituale, � quantificabile, � altres� profondamente animale. Sotto il suo programma progressista si tratta di darwinismo allo stato puro. Dalla televisione "verit�", alla lotta professionista, alle vanterie volte a polemizzare, alle rappresaglie fatte a ritmo di hip hop o ancora a grossolani film di successo, i messaggi della cultura popolare stanno diventando sempre pi� brutalmente competitivi.... Ma a questo punto, se la vita � una competizione senza fine e la spinta a competere � continua, il clima diventa piuttosto gelido. Tuttavia questo � ci� che la maggioranza sembra desiderare. I pi� popolari spettacoli televisivi (Survivor, Chi vuol essere milionario) sono diventati competizioni, e sempre pi� i film di Hollywood sono ossessionati dal concetto di vittoria, sia che la ricompensa sia essere incoronati "regina del ballo" o la vittoria in un'arena dell'antica Roma. (NY Times, September 1, 2000, E 1, Stephen Holden).

Sorge una seria domanda: � possibile il dialogo del perdono se la gente considera la vita come una battaglia darwiniana? Il perdono appare stupido, persino ridicolo.

E tuttavia il perdono � stato sempre considerato follia, sia nell'Oriente che nell'Occidente cristiano.

Questo giudizio si ritrova nel senso del ridicolo e della grazia di Cervantes. Per non essere da meno, Dostoevsky l'ha chiamata idiozia.

Poich� Dostoevsky si � occupato di temi che ancora oggi ci riguardano, varrebbe la pena riprendere la sua interpretazione del perdono come idiozia. L'Idiota � stato il libro preferito dell'autore e al tempo stesso quello partorito con maggior dolore.

Il personaggio principale, il principe Myshkin, comprende semplicemente lasciando perdere o dimenticando, o se preferite, perdonando. Ma non perdona perch� "comprende". La psicologia "fissa le cose" comprendendole. Myshkin perdona perch� ama. Tutti gli altri personaggi nel romanzo "capiscono" abbastanza bene la colpa, il peccato; questo viene definito chiaramente, � una realt� oggettiva. Myshkin perdona passando oltre il peccato, e per questo si rende ridicolo. Il principe capisce che questa fiducia cieca � ingenuit�, e il fatto di non sospettare la derisione o il ridicolo insiti nel perdono sono l'assurdit� definitiva. Dice "Sapete, secondo me a volte � una buona cosa essere assurdi. Anzi, � molto meglio, rende molto pi� semplice perdonarsi l'un l'altro e rendersi umili".

L'approccio pi� esaustivo al perdono in un dialogo � l'inno alla carit� di Paolo. Scrive: "La carit� � paziente, � benigna la carit�; non � invidiosa la carit�, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verit�. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta" (1 Cor.13: 4-7).