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4 Octubre 2010 16:30 | Palau de la Generalitat - Auditori

Barcellona 2010 - Intervento di MAR GREGORIOS Yohanna Ibrahim



Mar Gregorios Yohanna Ibrahim


INSEGNARE IL RISPETTO PER LA RELIGIONE

 

Nessuno può ignorare il fatto che le religioni e le loro idee hanno formato il pensiero, la coscienza, la mentalità addirittura l’inconscio di milioni di persone con le quali noi viviamo e continueremo a vivere. A questo proposito, è ovvio che il nostro mondo deve costantemente  affrontare vari conflitti di non rispetto per le religioni, intolleranza e non accettazione.

Per questo, la mia relazione si concentrerà sul modo in cui noi cristiani possiamo confrontarci con le altre religioni rispettandole, cercando  modi di insegnare tutto ciò nel curriculum della nostra istruzione cristiana. 

Voglio iniziare il mio intervento con una domanda: cosa significa rispettare la fede religiosa di qualcun’altro? Ci possono essere varie risposte. Si può dire che ciascuno deve essere lasciato libero di credere in ciò che pensa sia utile per la sua vita, oppure che le persone devono essere venerate dagli altri per quello in cui credono, o ancora che ciascuno debba accettare l’altro per quello in cui crede. In ogni caso il “rispetto” è una questione importante, vitale per tutto il genere umano perché è la manifestazione di un diritto fondamentale. Si può dire che la gente chiede uguaglianza piuttosto che diseguaglianza, stima anziché disprezzo e ammirazione piuttosto che indifferenza.

Tuttavia rispetto a volte può significare semplici sentimenti e passioni senza riconoscimento, comprensione, accettazione. Si possono rispettare gli altri in un modo minimo che è tollerarli. Ma rispetto e tolleranza non sono sinonimi. La tolleranza è un atteggiamento minimalista, mentre il rispetto significa qualcosa di più creativo e positivo. Alcune volte rispettiamo persone di altre fedi religiose con le quali non siamo necessariamente d’accordo. Nella speranza che un giorno le convertiremo e cambieremo la loro mentalità. Allo stesso modo rispettiamo alcuni credenti proprio perché si comportano bene anche se siamo in completo disaccordo con loro, proprio riguardo la fede religiosa. Al contrario in altri casi è impossibile rispettare persone che dicono di avere fede e che combattono per essa con eccessiva violenza contro le persone di altre fedi religiose, solo perché sono diverse da loro. Voglio dire che questo è ciò che sta accadendo in Iraq, per fare un esempio. Perciò il rispetto richiede di avere pensieri, impressioni e sentimenti positivi rispetto al problema della religione. Cioè, il diritto di credere deve essere rispettato. 

Proprio per la loro stessa natura, gli esseri umani sono in armonia con tutto il creato. Tutti gli esseri umani sono immagine di Dio indipendentemente dalla razza, dal colore, dalla lingua o cultura. Nel cristianesimo, l’incarnazione del Verbo di Dio è lo slancio cruciale che fu necessario per farci procedere verso l’unità con tutti gli esseri viventi e con l’intero universo. Abbiamo, dunque, diritto al rispetto? Ovviamente sì, anzi ciò ci dà diritto all’amore che è più del rispetto in quanto è l’attributo fondamentale dell’immagine divina. In uno dei passi in cui Gesù parla dell’amore senza limiti, spontaneo che si manifesta nell’azione, ci presenta come modello un samaritano, un eretico. In questa parabola Gesù non solo distrugge il vecchio concetto religioso di “prossimo” ma stravolge completamente la domanda “chi è il mio prossimo?”. Quindi, la domanda è “devo rispettare gli altri per il loro credo religioso e per la loro ideologia?” quando il fine è servire l’intera famiglia umana promuovendo la giustizia, l’uguaglianza, la libertà e il rispetto per la personalità umana. La nostra risposta come cristiani deve essere un chiaro “sì”. Tuttavia, non possiamo fare delle eccessive generalizzazioni o semplificazioni. Altrimenti rischiamo di cadere nell’eccesso opposto, egualmente falso, cioè che tra le religioni non esistano molte differenze e che sono tutte più o meno simili. Oppure, possiamo generalizzare il giudizio che abbiamo di una religione, come ad esempio dell’islam, ed estenderlo a tutte le altre religioni. 

E’ vero che il rispetto in alcuni casi sembra essere difficile non ci dobbiamo fermare davanti al fatto che abbiamo diverse concezioni sulla vita in generale. L’uso del nome di Dio per sostenere idee, concezioni politiche o religiose non verrà accolto con rispetto, addirittura potrebbe suscitare una reazione violenta. Questo è il caso di Israele che occupa alcune parti di territorio arabo. 

Il problema più significativo riguardo alla richiesta dei credenti di rispetto per la loro fede è che questo troppo spesso è sinonimo di deferenza. Deferenza verso le religioni significa riconoscere loro un ruolo speciale. Quando i credenti chiedono che si rispettino di più le loro religioni nella sfera pubblica, significa che sta accadendo qualcosa di importante. Il fatto che i credenti si sentano trascurati o insultati, è un segno di mancanza di rispetto o di incomprensione da parte di altri. Ma è qualcosa di veramente importante? Se andiamo a guardare alla radice del problema vediamo che i credenti,  quando chiedono di essere rispettati, stanno in realtà chiedendo maggiori privilegi per loro stessi e per la loro religione. Questo non significa che in altri casi la loro richiesta di rispetto sia giustificata. 

In realtà, in Medio Oriente il fenomeno del conservatorismo religioso unito al  disprezzo per la libertà degli altri di professare la propria fede è in rapido aumento. Alcuni conservatori pensano che   la loro libertà si costruisca costringendo persone di altre fedi religiose a seguire le loro regole e i loro comportamenti. In una situazione di società multireligiose, con minoranze e una maggioranza,  ci si può trovare in situazioni in cui il reciproco rispetto non è applicabile. Ad esempio, nel mese del Ramadan durante il quale la maggioranza musulmana osserva il digiuno, la minoranza cristiana è obbligata a mostrare rispetto evitando di bere e di mangiare in pubblico. Questo si chiama deferenza. Mostrare rispetto dovrebbe in fondo significare che la libertà delle pratiche è rispettata da tutti indipendentemente dalla propria appartenenza religiosa,  non può significare danneggiare qualcuno né chiedere ad altri di dimettere le proprie pratiche religiose. Perché chiediamo agli altri di rispettare la nostra religione e le nostre pratiche mentre noi non le rispettiamo? Dunque, il comportamento giusto è rispettare la libertà degli altri. Il rispetto deve essere praticato reciprocamente, quelli che chiedono rispetto e non lo praticano, sono schiavi dei loro stessi idoli.

Rispettare le altre religioni non significa solo trattare i credenti con gentilezza, ma prenderli sul serio e assumersi la responsabilità di quello che dicono. La dignità umana è contrassegnata da riservatezza, considerazione e rispetto per gli altri. L’apostolo Pietro ci raccomanda l’obbligo di “onorare tutti gli uomini” (1 Pt 2,17). Questo dovere è chiaro quando si riconosce che non ci deve essere parzialità. A questo riguardo, la convivenza non significa salvare la libertà personale, né fare un discorso di complimenti dietro al quale si celano odio e pregiudizi. Certamente non significa tolleranza dove la maggioranza la offre ad una minoranza. 

Tutti gli esseri umani hanno diritto ad essere rispettati e devono rispetto agli altri. Dio stesso con il suo amore ci ha garantito questo diritto. Il fatto che gli altri abbiamo delle idee, atteggiamenti e abitudini diverse dalle nostre non ci impedisce in nessun modo di rispettare la loro libertà di credere come vogliono. Non dobbiamo giudicare gli altri in base al loro credo religioso o alle loro abitudini religiose. Possiamo anche non essere d’accordo con loro ma dobbiamo almeno rispettarli.

Il cristianesimo orientale si è sviluppato per la maggior parte della sua storia in un ambiente pluralista dal punto di vista della cultura, delle lingue e delle religioni, si può chiaramente notare un’ abitudine al rispetto e alla tolleranza che porta alla comprensione delle altre esperienze religiose. Crediamo che le religioni monoteistiche hanno molto in comune, ad esempio la fede nel Dio celeste, creatore del mondo, la vita dopo la morte, così come alcuni valori etici e comportamenti. Tuttavia le diverse religioni mediorientali hanno un numero di seguaci differente, in modo tale che c’è una maggioranza ed una minoranza, queste istanze comuni ci aiutano ad affermare che il rispetto per gli altri è un “dovere”.

In Medio Oriente i cristiani hanno convissuto per secoli  con l’islam. Ci sono state epoche in cui la convivenza era difficile ed altri in cui è coesistenza e tolleranza sono state le basi della convivenza. In questo ambiente, l’educazione cristiana si è sempre concentrata su “ama il tuo prossimo”. Non è mai cambiata e mai lo farà, neanche in tempi insicuri, violenti, difficili.

E’ nostro dovere come capi religiosi educare i nostri fedeli e i nostri bambini alla comprensione, al rispetto e a tollerare la pluralità delle religioni che esistono nella nostra regione. Lo impareranno osservando e  attraverso l’educazione e la correzione. Questo è il nostro destino, non c’è altra via d’uscita per poter trovare modi per vivere in armonia e in pace superando la discriminazione e l’intolleranza.

Tuttavia il rispetto e la tolleranza devono essere autentici con la controparte altrimenti sono qualcosa di falso.

Concludendo, la tolleranza e il rispetto che noi mostriamo verso gli altri rivela l’idea che noi abbiamo di noi stessi e determinerà il giudizio di Dio su di noi nell’ultimo giorno. 

 

 


Barcelona 2010

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